Verbale dell’incontro di Firenze

“Manifesto dei 500 per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”

Pubblichiamo il verbale dell’incontro del 6 ottobre a Firenze: scusate le eventuali imprecisioni, ma in quell’occasione non c’era un registratore (che avremo il 24) e il verbale è stato fatto prendendo appunti (se avete correzioni per i vostri interventi segnalatecele e cambieremo il testo).

VERBALE DEL DIBATTITO DELL’ INCONTRO DEL COMITATO
DI COLLEGAMENTO PER LA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA

Guido Montanari (genitore, presidente Consiglio di circolo di Torino, docente universitario):
“Inizierei con il presentare brevemente il lavoro svolto a Roma il 23/VI/2001 nell’Incontro Nazionale aperto per la difesa della scuola pubblica, che, dopo un confronto ricco di contributi interessanti, si era concluso con la scelta di alcuni punti su cui batterci:
– l’abrogazione della “riforma” dei cicli, elemento di attacco, dislocazione e distruzione della scuola pubblica;
– la difesa del Tempo Pieno con la precisa titolarità di due insegnanti su una classe, come prevista dalla legge 820/71;
– il ritiro dell’Autonomia Scolastica varata da Berlinguer e che Berlusconi ha dichiarato di voler “potenziare”;
– il rifiuto di ogni forma di “buono scuola”, di assunzione privata degli insegnanti, di condizionamento della didattica; la difesa della libertà di insegnamento e la conquista di una vera laicità della scuola;
– il ripristino di tutte le conquiste perse in questi anni, a partire dal limite preciso di alunni per classe, dagli insegnanti di sostegno, dai fondi statali e garantiti per le supplenze, distinti dal resto del bilancio delle scuole;
– la difesa dei programmi nazionali uguali su tutto il territorio, dei titoli di studio e del loro valore legale, degli ordinamenti statali della scuola con il relativo ritiro della legge sul federalismo che apre la strada alla regionalizzazione;
– l’assunzione di tutti gli insegnanti precari, anche a copertura di tutti i posti eliminati in questi anni attraverso la politica descritta nella mozione.
Oggi, alla luce di nuovi sviluppi è importante “dare gambe” alla resistenza per renderla stabile e duratura; diventa quindi necessario costruire un’intesa per difendere un servizio che è garanzia di democrazia (…)  Darei  quindi la parola a Lorenzo Varaldo per un’introduzione che ci permetta di aprire la discussione sia sulla situazione dell’ultimo periodo, sia sulle proposte concrete per far crescere il comitato”.

Lorenzo Varaldo (insegnante elementare, coordinatore del comitato nazionale del “Manifesto dei 500”).
“Vorrei prima di tutto ringraziare il gruppo di Firenze de “Il bambino e l’acqua sporca” che ha organizzato così bene questa riunione. Anche il luogo, la sala, l’attenzione e la simpatia dimostrata nel preparare la riunione sono importanti e mi sembra che oggi siamo veramente nelle condizioni di fare un buon lavoro. Penso in effetti che la riunione di oggi abbia un doppio significato: da un lato fare il punto della situazione su quello che è successo in questi mesi, visto che nell’estate alcuni dei nostri timori sono già diventati realtà; dall’altro, cominciare a dare le gambe organizzative e le prospettive al comitato.
Non intendo fare una lunga introduzione, perché penso che la cosa più importante, oggi, sia dibattere veramente, apertamente e trovare dei punti di accordo su cui muoversi. Vorrei però ricordare che questa riunione si svolge in un momento particolare, in un momento in cui si annuncia una guerra e che questa guerra durerà per anni. Io non penso che questo aspetto possa essere escluso dalla nostra riunione, e questo non solo perché sono incondizionatamente contro la guerra, ma anche perché la guerra ci tocca da vicino molto di più di quanto non immaginiamo. La Finanziaria che tra poco introdurrò, almeno in alcuni aspetti che conosco meglio, è strettamente legata alla guerra, è una finanziaria di guerra. Ma non solo: io penso che quello che è successo a New York l’11 settembre e poi le reazioni americane, ma anche la situazione dei Paesi del Medio Oriente, dell’Africa, dell’Iraq…evidenzino dove si può arrivare sulla strada delle barbarie e dove si può arrivare là dove non ci sono diritti, dove i diritti vengono distrutti, dove la povertà viene organizzata ogni giorno dalle multinazionali…Ecco, penso che, pur coscienti delle difficoltà che abbiamo di fronte, pur coscienti che il nostro lavoro è all’inizio, dobbiamo saper valutare che difendere la scuola pubblica, difenderla davvero con parole d’ordine non ambigue, non di copertura, significhi difenderci da una degenerazione i cui segni ci appaiono ora in tutta evidenza dopo l’11 settembre. Certo, dicevo, il lavoro è difficile, o perlomeno ci sono delle difficoltà, delle differenze tra noi ecc. Ma penso anche che non si debba sottovalutare il lavoro fatto a Roma e la costituzione del comitato: è un fatto rilevante, importante nella vita del nostro Paese: delle forze diverse hanno saputo parlarsi e trovare una strada, hanno adottato un testo comune, hanno deciso di collaborare. Mi sembra non solo un valore, ma una potenzialità da cui partire oggi.
Introduco quindi alcuni aspetti della Finanziaria. Per la scuola si prevede:
1) che gli insegnanti assenti non vengano più sostituiti fino a 30 giorni;
2) che il numero degli insegnanti non venga più calcolato classe per classe, ma sul totale degli alunni iscritti ad una scuola con drastico taglio di posti e conseguente disintegrazione del gruppo classe; (Nota 1)
3) almeno 22.000 posti di insegnamento in meno già dal prossimo anno;
4) obbligo, per gli insegnanti delle medie e delle superiori, di “completare” la cattedra accettando orari di 24 ore, con ulteriore soppressione di posti e senza prevedere il pagamento di queste ore.
5) abolizione dei membri esterni nelle commissioni di maturità (resterebbe solo il presidente come esterno alla scuola) con l’obiettivo chiaro di agevolare le scuole private e di differenziare e privatizzare le scuole pubbliche.
Infine, dopo tutti questi tagli, si prevede di aumentare gli stipendi dei dirigenti scolastici di 36 milioni l’anno.
Penso che tutto questo richieda di uscire oggi con un appello concreto da far girare nelle scuole rivolgendosi a insegnanti, genitori, delegati RSU, ai rappresentanti sindacali per prendere posizione per uno sciopero generale per il ritiro di questa Finanziaria. Si tratta di un’iniziativa relativa ad un pericolo concreto e immediato. Poi, più in generale, propongo invece che si discuta la possibilità di lavorare per un appello generale di difesa della scuola pubblica. Un appello che possa nei prossimi mesi raccogliere migliaia di firme in tutta Italia, che possa aprire la prospettiva di qualche iniziativa più grande, tipo un meeting pubblico o al limite anche una manifestazione. Si vedrà, anche perché non si tratta certamente di lanciarsi in avventure. Ma la prospettiva che propongo è questa: discutere tra un mese, un mese e mezzo un testo che spieghi perché difendere la scuola pubblica e ne affermi i valori. Un testo da far girare nelle scuole, nelle università, tra gli intellettuali, nei sindacati, nelle associazioni, nei partiti. Su questi punti aprirei la discussione”.

Piero Castello (maestro elementare, delegato Cobas, Roma).
“Ho rilevato come il Ministro Moratti ha concluso il lavoro estivo, delle immissioni in ruolo, con un bilancio ricco di consensi perché questo è il messaggio che ha voluto trasmettere; in realtà rimangono 80.000 precari su posti vacanti che non sono altro che un cuscinetto di ammortizzazione poiché le classi così coperte subiranno discontinuità educativa e didattica e a giugno perderanno nuovamente gli insegnanti.
Si dice inoltre che la Finanziaria taglia 22.000 posti nella scuola; a me risulta, dai dati tratti dalla relazione tecnica della Finanziaria del ’99, che i posti sono ben 44.000, inoltre si vuole cancellare la figura dell’insegnante di lingua straniera che dovrà essere svolta da un insegnante dell’organico di diritto e questo implica ulteriori tagli.
Un altro attacco durissimo sferrato da questa Finanziaria è l’annullamento delle supplenze entro i 30 giorni con la conseguente scomparsa del precariato che viveva di supplenze brevi.
Sono convinto che l’articolo 13 della Finanziaria, che prevede tra l’altro il riordino degli organi collegiali, abbia come obiettivo la cancellazione (…).
Entro 4 mesi il governo si pronuncerà sugli articoli che andranno cancellati e su quelli che resteranno, ma modificati (…).
Quello che fa anche riflettere è l’abolizione del valore legale del titolo di studio poiché sembra proprio che questo punto della Finanziaria sia strettamente collegato alla riforma degli ordini professionali (dove l’accesso al lavoro non sarà più in base al diploma o titolo di studio, ma avverrà attraverso l’iscrizione ad ordini professionali) quindi il diploma non avrà più valore e non sarà più sufficiente per affacciarsi al mondo del lavoro; il tutto porta ad una sempre maggiore cristallizzazione dei percorsi sociali.
Proprio a questo proposito vorrei fare un appunto poiché sul documento finale dell’incontro del 23/VI/2001, a Roma, a mio avviso, mancava un’esplicita difesa, proprio del valore del titolo di studio.
Per riallacciarmi, invece, al discorso introduttivo fatto da Varaldo riguardo alla guerra, posso dire che analizzando la Finanziaria si nota quanto questi nuovi risvolti incidano sulla vita di tutti; basti pensare che si vogliono tagliare 5.000 miliardi alla scuola pubblica di cui 1.000 da destinare alla polizia di Stato, 800 per i servizi segreti e altri 800 per il SIS e il SISM; in pratica si tagliano i posti degli insegnanti e si ampliano quelli della polizia.
Alla luce di tutto questo io penso che il discorso che si sta facendo, qui, oggi, abbia bisogno di essere allargato il più possibile cercando di apportare nuovo ossigeno, utilizzando tutti gli strumenti in nostro possesso, tra cui indirizzari magari di colleghi disposti a dedicarsi in modo particolare a questa questione”.

Prof. Manzoni (CNADSI e Centro Studi “Europa 2000” – Milano)
“Come associazione abbiamo sempre apprezzato il “Manifesto dei 500” per la sua capacità di trasversalità, nonostante le divergenze dei vari gruppi e delle varie associazioni, durante la battaglia contro il riordino dei cicli che resta, comunque, un punto importante perché ancora irrisolto, visto che tale riordino è soltanto stato sospeso, ma mi trovo a dissentire su quello detto da Varaldo riguardo la difesa della scuola pubblica poiché ritengo che la libertà di scelta da parte delle famiglie sia importante e sono quindi dell’idea che sia utile che si mantengano delle iniziative comuni come la lotta contro il riordino dei cicli e invece iniziative differenti sui punti su cui si è in disaccordo”.

Avv. Mauceri (Associazione Scuola per la Repubblica legale della CGIL Scuola).
“Sono qui oggi e parlo anche da parte di Marcello Vigli; mi chiedo come si possa rispondere all’attacco della Destra alla scuola pubblica: l’unica strada che vedo è quella di cercare un determinatore comune per dare una risposta unitaria a quest’attacco, quindi vedere se all’interno della Sinistra si può trovare una piattaforma per costruire un movimento.
In questi mesi la CGIL si è impegnata a contestare, a tutti i livelli, anche contro i decreti-legge, ma ha trovato in tutta Italia solo tre insegnanti precari che hanno fatto ricorso riguardo le immissioni in ruolo: ad esempio a Torino nessuno ha fatto ricorso pur essendo emerse moltissime irregolarità; questo denota come ci sia poca disponibilità da parte degli insegnanti a reagire permettendo così al Ministero della Pubblica Istruzione di offrire una facciata più che positiva avendo fatto le nomine nei tempi stabiliti.
Qui emerge la necessità di fare controinformazione per svelare ciò che avviene veramente (ad es.: quante nomine sono andate perse, chiamate sbagliate…).
Io propongo di verificare e di confrontarci su dei punti fondamentali di convergenza che possono diventare un terreno d’attacco al Governo e soprattutto è necessario essere propositivi, fare delle proposte d’azione, dire ciò che si vuole, fare delle proposte partendo da dei –sì- e non dai – no-, quindi fare una piattaforma di proposte chiare e ferme.
Io mi trovo contro l’intervento precedente e dico no alla libertà di scelta perché sono per una scuola statale, una scuola che forma il cittadino, una scuola com’è intesa nell’articolo 33 della Costituzione; questa scuola non ha nulla a che vedere con una scuola privata.
Quando parlo di scuola statale intendo una scuola che non si riduca ad essere ministeriale, ma una scuola che abbia un asse ed un ordinamento unico in tutto il Paese che offra lo stesso livello a Torino come a Napoli (…).
Ed è proprio in quest’ottica che sono preoccupato per il voto del 7/X/2001, perché il regionalismo lascia la libertà di variare gli articoli della Costituzione anche se l’ordinamento generale dello Stato resta uguale ovunque; questa è una contraddizione perché là dove viene introdotta una variabile l’ordinamento generale non è più tale e i principi fondamentali che restano allo Stato sono una cosa assolutamente generica.
Io proporrei 4 punti da cui partire e su cui battersi: innanzitutto a favore di una scuola statale che non deve essere intesa come sussidiarietà (la scuola privata deve essere un aggiuntivo), per una scuola della Repubblica che sia organizzata democraticamente, quindi direi si all’autonomia quando l’autonomia è intesa non come competizione ma di autonomia dagli esecutivi, che diventi garanzia di pluralismo, quindi portare ad una forte democratizzazione della scuola (lavorare per una forte democratizzazione della scuola (lavorare per una forte democratizzazione della scuola); inoltre sono convinto che tutte le risorse pubbliche devono essere destinate alle scuole pubbliche.
In queste fasi noi come “Associazione Scuola per la Repubblica” proponiamo a tutti di discutere quali contenuti dare a questa scuola cercando un collegamento con i sindacati, con le forze politiche di opposizione perché oggi è necessario contestare queste scelte fatte, poiché si sta portando un duplice attacco alla scuola: da un lato il tentativo di privatizzazione della scuola pubblica e, dall’altro, la de qualificazione della stessa”.

Vittorio Ciocca (insegnante elementare – Milano – “Manifesto dei 500 – delegato RSU – CGIL).
“Mi trovo in accordo con quanto detto nell’intervento precedente e porrei nuovamente l’attenzione sulla necessità di fornire una controinformazione sul lavoro svolto fino ad ora dal Ministro Moratti che, in realtà ha fatto un falso in atto pubblico poiché c’è stato un finto carosello di supplenze, certo non risolutivo che, anzi, peggiora la qualità dell’insegnamento. In quest’anno scolastico sono stati inseriti 80.000 insegnanti “precari” su posti vacanti: questo significa che le classi così coperte subiranno discontinuità didattica ed educativa poiché a giugno perderanno i loro insegnanti per trovarsene altri a settembre prossimo.
Ritengo che sia molto importante non sottovalutare la forza che ha avuto fin’ora il movimento di insegnanti e genitori ritrovandosi uniti attorno a punti semplici e diretti da spiegare, come, ad esempio, l’abolizione delle supplenze fino ai 30 gironi di assenza. Questo è un elemento di forte impatto anche per le famiglie che vedono nuovamente un attacco che le colpisce in prima persona; così come la creazione di organici sul numero totale di alunni iscritti ad una scuola e non più sulla classe, con conseguente taglio di posti e di disintegrazione del gruppo classe, la riforma della maturità che prevede l’abolizione dei membri esterni nelle commissioni di maturità e l’abolizione del valore legale del titolo di studio. E’ molto importante mantenere l’attenzione accesa su questi punti.
Posso quindi dire sì ai punti elencati nell’intervento precedente, sì anche ad una trasversalità, ma l’ottica non cambia; vogliamo ragionare e trovarci su un terreno di difesa della scuola pubblica e come possono cambiare gli argomenti e i punti su cui batterci: così possono anche cambiare i compagni di viaggio.
Farei ancora un inciso sull’Autonomia che, a mio avviso, è una parola e come tale va riempita da altre parole ed automaticamente provare una serie di conflitti ed interpretazioni che portano ad una mancanza di certezza del diritto”.

Piero Castello
“Vorrei integrare il mio intervento aggiungendo che, a mio avviso, la politica di questo governo è una politica con un forte accento familiaristico là dove la famiglia ha un’accezione negativo perché è intesa come luogo della proprietà dei genitori che devono svolgere un percorso scolastico in strutture che danno l’impronta che la famiglia vuole.
Sarebbe importante andare a ripescare alcuni obiettivi che la scuola democratica aveva: ad esempio quello di dare un presalario agli studenti, quindi dare sì un aiuto alle famiglie, ma perché quest’aiuto sia rivolto ai giovani per dar loro autonomia (di scelta, di giudizio…) per portarli ad essere indipendenti (…)”.

Guido Montanari
“Mi sento qui prevalentemente in veste di genitore e, come tale, quando ho visto gli atti di terrorismo dell’11/IX/, e sentito i vari commenti, ho associato che questi uomini si sono formati in scuole private di parte che non hanno permesso a questi giovani la possibilità di formarsi una visione autonoma, di costruirsi un’autonomia di giudizio critico che è invece esattamente quello che la scuola pubblica dovrebbe offrire, quindi un’informazione il più ampia possibile sulla quale aprire un dibattito che permetta il manifestarsi delle varie opinioni (…).
La diversità tra scuola pubblica e scuola privata è un principio sul quale si fonda una società democratica.
Per quanto riguarda il discorso sull’Autonomia (esistono certamente i confini ideologici) quando viene applicata nei fatti e su un tessuto legislativo ha sicuramente degli aspetti preoccupanti, ad esempio un genitore mi diceva che lui dell’Autonomia avrebbe voluto due cose elementari: che nella scuola del figlio ci fosse stata una fotocopiatrice funzionante e che i bambini fossero ben preparati. Sono due richieste molto basilari che certamente con l’Autonomia si potrebbero dover raggiungere, ma ciò non è avvenuto, anzi.
L’Autonomia si radica sul tessuto legislativo che si fonda sulla distruzione dello Stato eliminando il supporto delle conquiste nazionali cercando di portare alla privatizzazione dei servizi pubblici attraverso il principio di sussidiarietà che prevede l’intervento dello Stato solo là dove i cittadini non riescono a far fronte da soli a quelli che prima erano dei diritti.
Questa è la legge del Federalismo che porta allo smantellamento di tutte le tutele collettive e sociali. Ecco la parola Autonomia si colloca nei fatti proprio qui creando una scuola di serie A/Z”.

Lando Carruccio (insegnante – Firenze – COBAS)
“Sono dell’idea che la Sinistra ha stravolto molti dei suoi principi portando gli interessi privati a prevalere su quelli del mondo del lavoro creando un capovolgimento (…). Per me il problema non è l’Autonomia, ma la dipendenza della scuola da altre forze per cui gli insegnanti sono alla mercé dei poteri locali che di conseguenza potranno influire sui programmi impedendo o limitando la libertà di insegnamento; la scuola si baserà solo su criteri ed esigenze aziendali trasformandosi da scuola in azienda che è qualcosa di improponibile; noi dobbiamo difendere la cultura (…)”.

Cristina Ferri (insegnante di Parma)
“Condivido quanto detto da Montanari e sottolineo quanto la Sinistra ha lavorato per privatizzare la scuola pubblica. Agli insegnanti non viene offerto un aggiornamento serio (per renderli più preparati); noi, rispetto alle scuole anglosassoni, avevamo la miglior scuola del mondo ed ora la stiamo distruggendo.
Io mi domando: perché non posso ottenere un distacco dall’insegnamento per frequentare dei corsi di aggiornamento? Perché mi viene preclusa questa possibilità?
Con l’Autonomia la scuola è stata privatizzata e alla fine si misura il livello di competenza dei ragazzi che però, per essere valutati e quindi certificare il loro livello, sono costretti a sostenere un esame (per quanto riguarda la lingua straniera) presso enti privati pagando una tassa superiore a £.100.000 (…).
Con l’autonomia si dovrebbero avere gli stessi servizi in ugual modo ovunque (…). Se dobbiamo formare dei cittadini dobbiamo parlare di diritti che devono essere ben chiari e uguali ovunque perché, purtroppo, i diritti a forza di non esercitarli si perdono. (Io sono, ad esempio, contraria alle figure-obiettivo perché tra colleghi si crea una competitività negativa).
Questa Autonomia ha creato nelle scuole dei veri e propri feudi nei quali pochi comandano con dei presidi manager e l’obbligo di un insegnamento uguale per tutti perdendo la libertà d’insegnamento; gli insegnanti sono obbligati a seguire le direttive senza poter discutere, trovandosi isolati se si tenta di esprimere una voce fuori dal coro; i sindacati non ci hanno più difesi e arriva la rassegnazione (…).
La scuola pubblica dev’essere un luogo di cultura ed è fondamentale che ci sia una trasversalità di culture, di opinioni…, ci sia un preside elettivo, dei corsi di aggiornamento frequentabili da tutti i docenti…, insomma che esistano delle regole ben chiare e precise da rispettare: il tutto per far funzionare una scuola in modo democratico.
Io voglio delle regole e voglio che tutti abbiano le stesse, mi sono sentita e mi sento non tutelata e per questo i sindacati sono anche colpevoli”.

Montigiani (insegnante – Firenze)
“Reputo sia molto importante trovare il modo per creare un fronte più ampio e coinvolgere una parte più grande della categoria, e avere come obiettivo la lotta contro questa Finanziaria, creando uno spessore alla lotta che ci permetta di diventare attivi perché, a mio avviso, una lotta solo di resistenza non rende persone attive.
Dobbiamo individuare chiaramente le persone a cui ci rivolgiamo e utilizzare un tipo di linguaggio il più adatto possibile che sia efficace e chiaro; io voglio poter coinvolgere persone nella scuola che abbiano seguito delle linee sindacali e che abbiano strumenti e capacità organizzative. Quindi per me è basilare sapere a chi ci rivolgiamo per allargare meglio e il più possibile il discorso e la partecipazione”.

Andrea Bagni (insegnante scuola superiore, “Autoriforma gentile” della rivista “Ecole”).
“In questo tempo di guerra si coglie un aspetto paradossalmente liberatorio; dall’11/IX non c’è una possibile difesa militare e questo dovrebbe accendere un richiamo ad un altro modo di fare politica: non bellico, ma parlato.
La guerra ha modificato il nostro parlare, ha cambiato, fondamentalmente, il carattere pubblico della scuola dove non arrivano regole e dettami dall’alto, ma luogo di diversi punti di vista, luogo di autoeducazione della società, quindi meglio scuola pubblica libera, leggera che scuola statale come prolungamento della famiglia.
Le 36-40 ore settimanali fisse (per i professori) sono troppe, la scuola diventa così una macchina che uccide ogni stimolo perché le cose che emotivamente valgono restano fuori. E’ necessario, quindi, difendere il carattere pubblico della scuola e liberarla dalla macchina burocratica.
Io non mi bloccherei tanto sul –sì- o sul –no- all’Autonomia, sono a favore di un autogoverno della scuola in cui gli insegnanti non diventino dei lavoratori subordinati e sono contrario alle figure-obiettivo. Sono d’accordo ad un attacco ai punti della Finanziaria e ad analizzare i punti presentati dall’avvocato Mauceri, invece mi preoccupa la convocazione di uno sciopero in tre date distinte (19/X; 31/X; CUB; COBAS) così come la frammentazione interna come se fosse privatizzata anche la resistenza. E’ necessario unirsi (come a Genova) per mandare un messaggio forte, pur mantenendo ognuno le proprie idee, pur rispettando le diversità, ma su alcuni punti ci si incontra e ci si confronta”.

(Insegnante scuola media COBAS)
“Io riscontro, quotidianamente, una rassegnazione dilagante: si pensa sempre meno al lavoro con i ragazzi, ma ci si preoccupa di fare quello che lo staff dirigente richiede (POF, PEI…).
Io ritengo che si debba fare chiarezza sui vari punti della Finanziaria come: supplenze non assegnate fino ai 30 giorni, gli insegnanti calcolati in base al numero degli alunni e non sul numero delle classi, obbligo per gli insegnanti di scuola media e superiore di completare la cattedra accettando orari di 24 ore, quindi con la conseguente soppressione di posti (…); è altresì importante trovare un linguaggio il più adatto possibile per capire e per far arrivare il nostro messaggio. La Moratti conduce la scuola sul principio della sussidiarietà e della competitività; diventa, quindi, necessario cercare il male minore visto che abbiamo già perso dal dimensionamento in poi, ora si deve resistere, vedere le modalità per riuscire a mettere in pratica la resistenza su cose che sono che sono già in pratica”.

Lorenzo Varaldo
“A partire da oggi si riuscirà a fare un accordo perché ci sono dei contributi molto arricchenti; è emersa la necessità e il problema di come allargarci che, sicuramente, è un modo importante, ma non bisogna sottovalutare che, oggi, ci sono gruppi con percorsi diversi che rappresentano realtà diverse e che si sono incontrati qui, insieme, al di fuori di canali ufficiali per trovare un terreno comune, dei punti comuni per salvaguardare il valore della scuola pubblica; questo è molto importante e lo Stato si rende conto del peso che tutto questo può avere e vigila (…).
Rifacendomi proprio all’importanza di ritrovarci uniti su punti comuni, sottolineo la netta differenza che qui si vuole avere tra scuola pubblica e scuola privata e posso parlare a nome del “Manifesto dei 500” che è un comitato in difesa della scuola pubblica da sempre, fin da quando è stato promosso. Sì alla difesa del valore legale del titolo di studio che, come diceva Piero, rischia di dover passare attraverso l’iscrizione ad un albo professionale per avere un minimo di valore (…).
Per quanto riguarda l’Autonomia, posso dire che certo, questa parola può avere molti significati, e molti insegnanti le hanno attribuito dei significati positivi, come quello del fatto che la scuola deve essere autonoma, direi meglio indipendente, da ogni altro potere. Credo però che la discussione non debba essere messa tanto su un piano astratto, ma su un piano concreto, come abbiamo fatto a Roma. La mozione di Roma dice che siamo per il ritiro “dell’Autonomia scolastica varata da Berlinguer e che Berlusconi ha detto che vuole approfondire”. Penso che sia una formula giusta perché valuta la realtà: ad un anno dalla sua attuazione, l’Autonomia ha creato significativi tagli di posti, differenziazione di programmi nelle scuole, l’avvio del processo di aziendalizzazione (…).
L’Autonomia si basa su un principio di sussidiarietà; e questo emerge, in modo chiaro ed evidente, nel libro sulla scuola di Berlinguer: “La nuova scuola”, dove lui lo dice testualmente…Si può discutere su quale scuola vogliamo, ma certo dobbiamo dare un giudizio chiaro su quello che intanto sta succedendo.
(…) Oggi pomeriggio sarà importante concludere il nostro incontro con una nozione da far girare in cui si ricalchino due punti fondamentali: no alla guerra, no alla Finanziaria, spiegando bene ciò che comporta.
La soluzione è: lo sciopero unito di tutti i lavoratori e di tutti i sindacati, segnalare le cose positive nel modo di far scuola e nel nostro obiettivo, non fermarci agli appelli, ma passare al concreto impegnandoci su due fronti:
A – scadenze urgenti   sciopero unitario
B – fare sponda alle esigenze della gente per potersi identificare con un progetto più ampio.
L’appello deve avere questa funzione…”.

Franca Gianoli (insegnante in pensione – membro “Autonomia Gentile”).
“Gli scioperi indetti in giorni diversi non hanno senso perché comunicano disgregazione. Vorrei, poi, rifarmi al discorso della collega di Parma che ha parlato di sconfitte avvenute all’interno della scuola; sicuramente, nella scuola, c’è stato più di un elemento disgregante, ma se si vuole crescere e fare una resistenza è necessario passare dalla rassegnazione al desiderio di vincere, quindi trovare degli obiettivi possibili e perseguibili (ad esempio, cercare di ottenere le supplenze da 15 gg. in su) perché il bisogno di intervenire su tutto è, secondo me, negativo; meglio intervenire sulle situazioni locali dove poter ottenere delle vittorie e delle soddisfazioni che aiutano a continuare.
Lo sciopero del 17 febbraio 2000 è riuscito perché era preparato (…)”.

Maria Trezza (insegnante scuola elementare di Scandicci)
“Rifacendomi alle due esigenze del genitore che voleva, nella scuola, una fotocopiatrice funzionante e bambini ben preparati, viene focalizzato uno dei principi base, se non il più importante della scuola elementare dove, quello che è veramente importante è che i bambini imparino a scrivere, leggere e far di conto.
Si afferma che la scuola elementare è, da anni, scuola di massa, ma questo non è certo una novità essendo nata come tale. Oggi io vedo cosa diventa la scuola in cui si moltiplicano le figure docente e, pur essendo, o dovendo essere una scuola gratuita, i genitori sono ben contenti di pagare purchè si faccia sempre di più – inglese – e – informatica.
Mi rendo conto che il mio è uno sfogo, ma la scuola si sta riducendo solo a scuola dell’apparenza”.

MOZIONE APPROVATA A FIRENZE , IL 6 OTTOBRE 2001
AL   TERMINE   DEL      INCONTRO   DEL   “COMITATO   DI COLLEGAMENTO   PER   LA   DIFESA   DELLA    SCUOLA   PUBBLICA”

Il 6 ottobre si è riunito a Firenze il “Comitato di collegamento per la difesa della scuola pubblica” che si era costituito a Roma il 23 giugno scorso.
Erano presenti delegazioni di Firenze, Roma, Milano, Torino, Parma, Forlì. Sono intervenuti nel dibattito e hanno votato la mozione insegnanti e genitori iscritti e non iscritti a tutti i sindacati, rappresentanti delle associazioni “Scuola per la Repubblica” e “Autoriforma gentile”, della rivista “Ecole”, del CNADSI, del Centro Studi “Europa 2000”.. Gli insegnanti e i genitori dei coordinamenti di Roma e Firenze riuniti intorno alla rivista “Il Bambino e l’acqua sporca” e quelli del “Manifesto dei 500” hanno coordinato i lavori.
Qui di seguito la mozione approvata all’unanimità dai presenti al termine dell’incontro:
“Nel momento in cui ci siamo riuniti oggi per la prima volta come “Comitato di collegamento per la difesa della scuola pubblica”, milioni di uomini in tutto il mondo s’interrogano sugli annunci di guerra imminente, lunga, duratura, grave, che quotidianamente vengono fatti dal governo americano, dall’Unione Europea e dai governi di tutto il mondo.
Nell’aprire il nostro dibattito su come organizzarci per portare un contributo alla difesa della scuola pubblica italiana, ci siamo interrogati sul legame tra questa lotta e la lotta per la pace.
Noi siamo incondizionatamente per la pace. Siamo contro la guerra, contro tutte le guerre, contro ogni giustificazione della guerra. L’unica risposta alla violenza, l’unica risposta alle barberie che ogni giorno di più si esprimono nel mondo e che l’11 settembre hanno avuto un’espressione tragica per migliaia di lavoratori negli USA è la giustizia sociale, la difesa, la riconquista e l’estensione a tutti i paesi dei diritti dei lavoratori e dei servizi pubblici.
Mentre si annuncia una guerra che ha già provocato milioni di profughi, miliardi di dollari per paese di armamenti, tagli drastici alle spese sociali in tutti i paesi; mentre si annuncia una guerra che durerà per anni, noi ci siamo riuniti e abbiamo constatato che le conseguenze di tutto ciò pesano fin d’ora su di noi anche in Italia e sul sistema scolastico.
Una Legge Finanziaria di durissimo attacco ai servizi pubblici, ai contratti nazionali, ai diritti dei lavoratori è stata presentata in questi giorni. Essa viene giustificata apertamente come necessaria anche per finanziare gli armamenti, l’intelligence, i servizi segreti, gli eserciti.

Per la scuola si prevede:

1) che gli insegnanti assenti non vengano più sostituiti con supplenti fino a 30 giorni;
2) che il numero degli insegnanti non venga più calcolato per classe, ma sul totale degli alunni iscritti ad una scuola (vedi nota 1), con drastico taglio d posti e conseguente disintegrazione del gruppo classe;
3) almeno 22.000 posti di insegnamento in meno già dal prossimo anno;
4) obbligo, per gli insegnanti delle medie e superiori, di “completare” la cattedra accettando orari di 24 ore, con ulteriori soppressione di posti e senza prevedere il normale pagamento di queste ore;
5) abolizione dei membri esterni nelle commissioni di maturità (resterebbe solo il presidente come esterno alla scuola) con l’obiettivo chiaro di agevolare le scuole private e di differenziare e privatizzare le scuole pubbliche.

Infine, dopo tutti questi tagli, si prevede di aumentare gli stipendi dei dirigenti scolastici di 36 milioni l’anno.
Tutto questo si inserisce in una politica che vede ormai molte regioni legiferare per conto proprio su temi centrali per la scuola, come i finanziamenti alla scuola privata e i metodi di assunzione degli insegnanti.
E questo succede mentre il referendum sul federalismo rischia di dare l’avallo ad una “riforma” della Costituzione che apre le porte alla privatizzazione dei servizi pubblici attraverso il principio di sussidiarietà (nota 2), alla concorrenza fra le regioni, alla disdetta delle leggi nazionali come lo Statuto dei Lavoratori.
Tutti gli insegnanti, tutti i genitori, tutti i cittadini comprendono le gravissime conseguenze della Finanziaria e della regionalizzazione.
Dove si vuole portare il Paese? Dove si vuole portare la scuola pubblica?
Intanto al Parlamento il Ministro Moratti ringrazia pubblicamente il governo di centro sinistra per aver approvato la legge sull’Autonomia Scolastica, la Legge di Parità e aver fatto passare tutti i provvedimenti di attacco alla scuola pubblica di questi anni e si impegna ad andare oltre, a “completare”, ad “approfondire”.
Dove si vuole portare la scuola pubblica?
Oggi, di fronte ad una Finanziaria che attacca duramente le conquiste più elementari, che apre la strada ad un’ulteriore privatizzazione e alle sovvenzioni al sistema privato, che taglia decine di migliaia di posti di insegnamento, noi prendiamo posizione.
Questa Finanziaria va ritirata: ci rivolgiamo a tutti gli insegnanti, a tutti i genitori, alle assemblee sindacali, ai delegati RSU perchè sostengano questa mozione e prendano posizione per lo sciopero generale.
Ci rivolgiamo apertamente ai dirigenti sindacali: tutto ciò non si può accettare.
Esiste una soluzione: voi avete la responsabilità di convocare subito lo sciopero generale e di promuoverlo in tutte le scuole, in tutte le città, in tutto il Paese, per il ritiro della Finanziaria, contro i bombardamenti e contro la guerra.
Da parte nostra lavoreremo per questo: per la mobilitazione, per lo sciopero generale.
La situazione di questi giorni dimostra che il pericolo di distruzione della scuola pubblica è reale e continuato. Per questo, decidiamo di lavorare per un appello generale da lanciare nel Paese e intorno al quale organizzarsi.
Segue un breve dibattito.
Approvata all’unanimità dal “Comitato di collegamento per la difesa della scuola pubblica” (al termine, al momento della votazione, alcuni, tra cui i rappresentanti del CNADSI e Centro Studi “Europa 2000”, non erano presenti in quanto hanno partecipato solo ai lavori del mattino, per altri impegni).

Firenze, 6 ottobre 2001

Note:

1) Il problema si può comprendere bene con un esempio. Se in una scuola elementare ci sono 18 alunni iscritti in prima, 18 in seconda, 18 in terza, 18 in quarta e 18 in quinta, oggi vengono assegnanti 2 insegnanti per classe se si tratta di Tempi Pieni e 3 ogni due classi se si tratta di moduli (per un totale compreso tra 7 e 10). Il governo vorrebbe invece conteggiare il totale degli alunni (18 X 90) e dividerlo per un tot di insegnanti ogni tot alunni. Così, i 90 alunni sarebbero per esempio divisi per un insegnante ogni 15-20 alunni, ottenendo così solo 5 o 6 insegnanti che si dovrebbero poi arrangiare con i… gruppi flessibili;

2) Ben pochi di coloro che sono andati a votare domenica 7 ottobre sanno che la “riforma” della Costituzione approvata comprende il principio di “sussidiarietà”, che prevede che i servizi pubblici debbano essere svolti non solo da regioni, comuni e province al posto dello Stato (regionalizzazione della scuola pubblica), ma anche dai privati al posto degli enti pubblici. Le regioni devono impegnarsi in questo senso, cioè a privatizzare i servizi pubblici.

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