Mozione approvata nell’incontro di Firenze

“Manifesto dei 500 genitori e insegnanti per il ritiro della riforma dei cicli”

Il “Manifesto dei 500”, nel pubblicare la mozione approvata a Firenze il 6 ottobre 2001, invita tutti gli insegnanti, i genitori, i collegi docenti, le assemblee sindacali, a sottoscrivere in massa questa mozione che si esprime per lo sciopero generale contro i gravissimi provvedimenti della Finanziaria e ad inviarla alle segreterie nazionali e provinciali dei sindacati.
Il “Manifesto dei 500” invita tutti gli insegnanti e i genitori alle prossime riunioni di Torino (18 ottobre, ore 17.30, scuola elementare “Aleramo”, v. Lemie 48) e di Abbiategrasso (19 ottobre, ore 17,30).
Numeri fax sindacati nazionali: CGIL-Scuola 06/58548431; CISL-Scuola: 06/58320944; UIL-Scuola 06/7842858; SNALS: 06/5897251

Il resoconto più dettagliato verà pubblicato nei prossimi giorni

MOZIONE APPROVATA A FIRENZE, il 6 OTTOBRE 2001, AL TERMINE DEL 1° INCONTRO DEL “COMITATO DI COLLEGAMENTO PER LA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA”

Il 6 ottobre si è riunito a Firenze il “Comitato di collegamento per la difesa della scuola pubblica” che si era costituito a Roma il 23 giugno scorso.
Erano presenti delegazioni di Firenze, Roma, Milano, Torino, Parma, Forlì. Sono intervenuti nel dibattito insegnanti e genitori iscritti e non iscritti a tutti i sindacati, rappresentanti delle associazioni “Scuola per la Repubblica” e “Autoriforma gentile”, della rivista “Ecole”, del CNADSI. Gli insegnanti e i genitori dei coordinamenti di Roma e Firenze riuniti intorno alla rivista “Il Bambino e l’acqua sporca” e quelli del “Manifesto dei 500” hanno coordinato i lavori.
Qui di seguito la mozione approvata all’unanimità dalle persone presenti al termine della riunione, oggi più attuale che mai dopo i bombardamenti sull’Afghanistan:

“Nel momento in cui ci siamo riuniti oggi per la prima volta come “Comitato di collegamento per la difesa della scuola pubblica”, milioni di uomini in tutto il mondo si interrogano sugli annunci di guerra imminente, lunga, duratura, grave, che quotidianamente vengono fatti dal governo americano, dall’Unione Europea e dai governi di tutto il mondo.
Nell’aprire il nostro dibattito su come organizzarci per portare un contributo alla difesa della scuola pubblica italiana, ci siamo interrogati sul legame tra questa lotta e la lotta per la pace.
Noi siamo incondizionatamente per la pace. Siamo contro la guerra, contro tutte le guerre, contro ogni giustificazione della guerra. L’unica risposta alla violenza, l’unica risposta alle barbarie che ogni giorno di più si esprimono nel mondo e che l’11 settembre hanno avuto un’espressione tragica per migliaia di persone negli USA è la giustizia sociale, la difesa, la riconquista e l’estensione a tutti i paesi dei diritti dei lavoratori e dei servizi pubblici.

Mentre si annuncia una guerra che ha già provocato milioni di profughi, miliardi di dollari per paese di armamenti, tagli drastici alle spese sociali in tutti i paesi; mentre si annuncia una guerra che durerà per anni, noi ci siamo riuniti e abbiamo constatato che le conseguenze di tutto ciò pesano fin d’ora su di noi anche in Italia e sul sistema scolastico.
Una Legge Finanziaria di durissimo attacco ai servizi pubblici, ai contratti nazionali, ai diritti dei lavoratori è stata presentata in questi giorni. Essa viene giustificata apertamente come necessaria anche per finanziare gli armamenti, l’intelligence, i servizi segreti, gli eserciti.

Per la scuola si prevede:
1) che gli insegnanti assenti non vengano più sostituiti con supplenti fino a 30 giorni;
2) che il numero degli insegnanti non venga più calcolato classe per classe, ma sul totale degli alunni iscritti ad una scuola (vedi nota 1), con drastico taglio di posti e conseguente disintegrazione del gruppo classe;
3) almeno 22.000 posti di insegnamento in meno già dal prossimo anno;
4) obbligo, per gli insegnanti delle medie e superiori, di “completare” la cattedra accettando orari di 24 ore, con ulteriore soppressione di posti e senza prevedere il normale pagamento di queste ore (nota 2)
5) abolizione dei membri esterni nelle commissioni di maturità (resterebbe solo il presidente come esterno alla scuola) con l’obiettivo chiaro di agevolare le scuole private e di differenziare e privatizzare le scuole pubbliche.
Infine, dopo tutti questi tagli, si prevede di aumentare gli stipendi dei dirigenti scolastici di 36 milioni all’anno.

Tutto questo si inserisce in una politica che vede ormai molte regioni legiferare per conto proprio su temi centrali per la scuola, come i finanziamenti alla scuola privata e i metodi di assunzione degli insegnanti.
E questo succede mentre il referendum sul federalismo rischia di dare l’avallo ad una “riforma” della Costituzione che apre le porte alla privatizzazione regionale dei servizi pubblici attraverso il principio di sussidiarietà (nota 3), alla concorrenza tra le regioni, alla disdetta delle leggi nazionali come lo Statuto dei Lavoratori.

Tutti gli insegnanti, tutti i genitori, tutti i cittadini comprendono le gravissime conseguenze della Finanziaria e della regionalizzazione.
Dove si vuole portare il Paese? Dove si vuole portare la scuola pubblica?

Intanto in Parlamento il Ministro Moratti ringrazia pubblicamente il governo di centro-sinistra per aver approvato la legge sull’Autonomia Scolastica, la Legge di Parità e aver fatto passare tutti i provvedimenti di attacco alla scuola pubblica di questi anni e si impegna ad andare oltre, a “completare”, ad “approfondire”.
Dove si vuole portare la scuola pubblica?

Oggi, di fronte ad una Finanziaria che attacca duramente le conquiste più elementari, che apre la strada ad un’ulteriore privatizzazione e alle sovvenzioni al sistema privato, che taglia decine di migliaia di posti di insegnamento, noi prendiamo posizione.
Questa Finanziaria va ritirata: ci rivolgiamo a tutti gli insegnanti, a tutti i genitori, alle assemblee sindacali, ai delegati RSU perché sostengano questa mozione e prendano posizione per lo sciopero generale.

Ci rivolgiamo apertamente ai dirigenti sindacali: tutto ciò non si può accettare.
Esiste una soluzione: voi avete la responsabilità di convocare subito lo sciopero generale e di promuoverlo in tutte le scuole, in tutte le città, in tutto il Paese, per il ritiro della Finanziaria, contro i bombardamenti e contro la guerra.
Da parte nostra lavoreremo per questo: per la mobilitazione, per lo sciopero generale.

La situazione di questi giorni dimostra che il pericolo di distruzione della scuola pubblica è reale e continuato. Per questo, decidiamo di lavorare per un appello generale da lanciare nel Paese e intorno al quale organizzarsi.

Approvata all’unanimità dal “Comitato di collegamento per la difesa della scuola pubblica”,
Firenze, 6 ottobre 2001

Al termine dei lavori il “Comitato di collegamento per la difesa della scuola pubblica” si è dato appuntamento per sabato 24 novembre per discutere l’appello generale da lanciare e ha incaricato il “Manifesto dei 500” e “Il bambino e l’acqua sporca” di coordinare per il momento l’attività del comitato.

Note:
1) Il problema si può comprendere bene con un esempio. Se in una scuola elementare ci sono 18 alunni iscritti in prima, 18 in seconda, 18 in terza, 18 in quarta e 18 in quinta, oggi vengono assegnati 2 insegnanti per classe se si tratta di Tempi Pieni e 3 ogni due classi se si tratta di moduli (per un totale compreso tra 7 e 10). Il governo vorrebbe invece conteggiare il totale degli alunni (18 x 5 = 90) e dividerlo per un tot di insegnanti ogni tot alunni. Così, i 90 alunni sarebbero per esempio divisi per un insegnante ogni 15-20 alunni, ottenendo così solo 5 o 6 insegnanti che si dovrebbero poi arrangiare con i….gruppi flessibili !
2) La cattedra normale delle scuole superiori è di 18 ore, ma spesso queste ore non bastano per coprire tutte le classi. Si formano così dei resti, chiamati “spezzoni”, che danno vita a nuove cattedre con altri spezzoni di altre scuole. L’insegnante titolare su “spezzoni” lavora su più scuole. Il progetto del governo obbligherebbe gli insegnanti a lavorare fino a 24 ore alla settimana per eliminare gli spezzoni, liquidando così migliaia di posti di lavoro.
3) Ben pochi di coloro che sono andati a votare domenica 7 ottobre sanno che la “riforma” della Costituzione approvata comprende il principio di “sussidiarietà”, che prevede che i servizi pubblici debbano essere svolti non solo da regioni, comuni e province al posto dello Stato (regionalizzazione della scuola pubblica), ma anche dai privati al posto degli enti pubblici. Le regioni devono impegnarsi in questo senso, cioè a privatizzare i servizi pubblici.

Il gruppo organizzativo del “Manifesto dei 500”

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