Roma – l’incontro del 30 maggio 2002 con i DS e la riunione dei coordinamenti del 1° giugno

“Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica”

Il 30 maggio 2002 una delegazione del “Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica” ha partecipato, a Roma, all’incontro organizzato dai parlamentari senatori dell’Ulivo e al quale erano stati invitati tutti i gruppi, le associazioni e i sindacati ricevuti in Parlamento nelle settimane precedenti. La delegazione era composta da tre insegnanti e genitori del “Manifesto dei 500” e del “Coordinamento ins-gen di Roma (Il bambino e l’acqua sporca)”. L’oggetto dell’incontro era la presentazione e la discussione delle linee che l’Ulivo proporrà in Parlamento (prima di tutto in VII Commissione) per la discussione della legge Moratti.
Erano presenti molte associazioni e i sindacati CGIL-CISL-UIL e SNALS.
Per l’Ulivo erano presenti: Acciarini (DS), Berlinguer (DS), Pagano (DS), D’Andrea (Margherita), Manzini (Margherita).
Al fine di rendere conto della discussione, allargare l’informazione e il dibattito, la delegazione del “Comitato di collegamento” ha deciso di pubblicare i passaggi fondamentali dell’incontro.

Il sabato successivo, 1° giugno, due insegnanti del “Comitato di collegamento” hanno partecipato al liceo Tasso, sempre a Roma, ad un incontro dei diversi coordinamenti nati in molte città italiane negli ultimi mesi. Qui di seguito riportiamo quindi anche un breve resoconto di questa riunione.

1) Resoconto dell’incontro organizzato dai parlamentari dell’Ulivo (30 maggio) con le associazioni, i gruppi e i sindacati che erano stati ricevuti in Parlamento.

A tutti i partecipanti è stata distribuita una cartellina contenente: 1) il testo della legge in discussione e la presentazione del ministro; 2) gli emendamenti sui quali tutto l’Ulivo ha una posizione comune.
L’incontro è cominciato con una breve introduzione del senatore Berlinguer che ha presentato questi emendamenti. Essi, ha spiegato il senatore, sono la sostanziale riproposizione della sua legge di riordino dei cicli. Il senatore ha precisato che l’inizio della discussione in VII Commissione è previsto per l’11 giugno e che la linea dell’Ulivo è quella di cercare un vero dialogo con l’opposizione per cercare di far passare questi emendamenti e cambiare la legge, visto che la maggioranza stessa ha dichiarato che il testo non è blindato. L’Ulivo ha presentato questo progetto alternativo al testo Moratti come testo comune a tutti i suoi partiti, ma poi ogni partito del centro-sinistra ha altri emendamenti su cui non c’è un accordo completo, per un totale di 600 circa.
E’ poi intervenuta la sen. Acciarini che ha ricordato la posizione di Rifondazione Comunista, che sottoscriverà una parte degli emendamenti dei diversi partiti dell’Ulivo e presenterà anche altri emendamenti.
La Acciarini ha sostenuto che i punti cardine su cui si vuole impostare la discussione sono quelli del rifiuto totale degli anticipi a cinque anni e mezzo e due anni e mezzo e il rifiuto della delega come strumento legislativo.
Per la Margherita è poi intervenuto Manzini che ha dichiarato tra l’altro: “In commissione ci sono gli emendamenti comuni e poi altri 600 specifici, ma non ostruzionistici; siamo per modificare la legge, ma in ultima analisi sia chiaro che siamo comunque perché, se la maggioranza fosse chiusa, si arrivi almeno a ridurre il danno in modo costruttivo. A meno che siamo costretti dall’atteggiamento della maggioranza, siamo per non fare ostruzionismo ma discutere davvero la legge”

A questo punto si è aperta la discussione.
La delegazione del “Comitato Nazionale di collegamento” è intervenuta due volte.
Lorenzo Varaldo ha preso la parola è ha posto i seguenti problemi: “Noi siamo qui con un mandato preciso, il mandato di migliaia di insegnanti e genitori che sono per il ritiro della riforma Moratti. Noi abbiamo raccolto migliaia di firme, ma altri gruppi hanno fatto lo stesso. Quello che emerge chiaramente nel Paese è che c’è un rifiuto di questa legge, una richiesta di ritiro, una volontà di difendere la scuola pubblica. Dunque il problema posto oggi è “che cosa fare di concreto per ottenere il ritiro di questa legge? Che cosa fare per bloccarla?”. Voi conoscete molto bene le nostre posizioni sulla legge Berlinguer, e comunque ci sembra che se si vuole davvero fermare la legge Moratti sia controproducente ricominciare la discussione su una legge che non è all’ordine del giorno. I pochi interventi che mi hanno preceduto dimostrano che se ci si mette a discutere nel merito degli emendamenti, cioè nel merito della riproposizione della legge Berlinguer, ci si divide, e gli insegnanti, i genitori, i cittadini non hanno alcun interesse a dividersi. Oggi c’è un pericolo, e si chiama legge Moratti. Ad esso si aggiunge il pericolo della democrazia, poiché la Moratti ha annunciato un fatto molto grave, e cioè che, se il Senato approva la legge prima dell’estate, lei non aspetterà la Camera, ma farà dei decreti che anticiperanno degli aspetti. Si tratta di un fatto molto grave per la democrazia e di un pericolo concreto. Apprendo qui che voi presenterete più di 600 emendamenti. Bene, io non sono un esperto di tattiche parlamentari, ma pongo un problema: se questi emendamenti devono servire per ostacolare la legge nel senso di farla ritirare, allora ben vengano, ma è necessario organizzare la mobilitazione nel Paese con un’unica parola d’ordine, e cioè il ritiro, perché è evidente che la legge non potrà essere ritardata all’infinito e se non si costruisce l’opposizione nel Paese alla fine la legge passerà. Va bene ritardarla, ma, se l’obiettivo è il ritiro, vi chiedo, e colgo l’occasione per chiedere a tutti i presenti, a cominciare dai sindacati: che cosa organizzate nel Paese per arrivare al ritiro? Viceversa, se gli emendamenti hanno lo scopo di discutere davvero la legge o di discutere la legge Berlinguer, allora mi sembra che questa discussione non porterà altro che all’approvazione della legge Moratti e a dividere coloro che vogliono opporsi E per quanti emendamenti passino, sarà una legge di attacco alla scuola pubblica.”

Dopo alcuni altri interventi, Berlinguer è intervenuto rispondendo alle questioni poste dal Comitato di collegamento: “Deve essere chiaro che una minoranza non può mettere in scacco una legge. Una minoranza può criticare, emendare, ma poi la minoranza fa la minoranze e la maggioranza la maggioranza. Faremo di tutto per non far passare gli aspetti più gravi, ma non bisogna illudersi che si possa fare, che si possa modificare. Non ci possono essere illusioni che la legge possa essere messa in scacco. In ogni caso il nostro compito non è quello di organizzare la mobilitazione, noi abbiamo un compito parlamentare e questo compito prevede che presentiamo degli emendamenti”

Acciarini: “Siamo per un percorso parlamentare, non ci sarà certo una discussione frettolosa. Useremo la sede del Parlamento anche per convincere di alcune cose la maggioranza. Hanno detto che la legge non è blindata e noi li vogliamo sfidare su questo terreno e discutere davvero. Per questo abbiamo presentato gli emendamenti. Il Paese deve condividere questa lotta e appoggiarla.”

Pagano: “Esistono delle contraddizioni nella maggioranza e noi abbiamo presentato gli emendamenti per aprire un varco reale tra queste contraddizioni. La Moratti non si è presentata alla discussione in Parlamento su un anno di bilancio della sua gestione. Stamattina nessuno della maggioranza ha affrontato temi reali, come i tagli. (…) bisogna andare in commissione sfidando il governo, accettare la sfida della discussione posta dalla Moratti. La maggioranza ha 100 emendamenti anche lei, ma li ritirerà tutti se ne passano due che mirano a far passare gli anticipi come “sperimentazione”. Uno dei temi più controversi è quello del titolo V della Costituzione, perché ci sono diverse interpretazioni sui poteri di Stato e Regioni. L’assemblea Stato-Regioni è già saltata tre volte. Il governo comincia ad avere delle difficoltà. Anche i più vicini al governo hanno espresso delle perplessità, persino la Confindustria. Penso che fino a fine giugno ci sarà la discussione in commissione, poi FI farà lo sforzo di andare in aula, e il pericolo decreti-anticipativi c’è, ma bisogna accelerare molto e il centro ha delle perplessità. (..) La pressione del Paese sui parlamentari è molto importante. I parlamentari subiscono molto le pressioni delle loro zone di provenienza”.

Mario Sanguinetti (Coordinamento ins-gen di Roma) è intervenuto di nuovo a nome del “Comitato di collegamento”: “Vorrei porre una questione specifica sul Tempo Pieno. All’inizio del governo di centro-sinistra, Berlinguer fece un decreto per sbloccare il Tempo Pieno, cioè un decreto che permise la creazione di nuove classi a TP e che superava la legge 148 che invece bloccava i posti di TP. Il TP non è solo un servizio scolastico, ma un modello di scuola, di rapporto con i bambini, di qualità. Il TP è richiesto ed è in espansione, ma questa legge potrebbe distruggerlo o stravolgerlo. Vorrei sapere una cosa precisa: tra i 600 emendamenti che presentate, ce n’è uno per la salvaguardia del TP, secondo la legge 820/71?”

La questione non ha avuto risposta nel seguito del dibattito che si è concluso senza alcuna decisione pratica né presa di posizione per il ritiro della legge Moratti.

2) Resoconto della riunione dei diversi coordinamenti nati in tutta Italia (1 giugno)

Il 1° giugno si è svolto a Roma un incontro dei diversi coordinamenti e comitati nati in questi mesi in molte città italiane sul tema della difesa della scuola pubblica.
Il “Manifesto dei 500” ha aderito e partecipato all’iniziativa, alla quale erano presenti i coordinamenti di: Napoli, Roma, Milano, Torino, Padova, Livorno, Bologna, Firenze, Viterbo, Rovigo. Erano inoltre presenti l’associazione “Scuola e Costituzione” e Vittorio Cogliati di Lega Ambiente Roma.
La discussione ha evidenziato un grande lavoro di raccolta firme e mobilitazione per la difesa della scuola pubblica in tutte le città e una volontà comune di superare le differenze che possono esserci tra le diverse esperienze per trovare un quadro che permetta di mantenere l’unità della mobilitazione.
Particolare interesse ha suscitato l’esperienza di Bologna, dove il 25 maggio scorso si è svolta una manifestazione che ha visto sfilare per la città 8.000 insegnanti, genitori e studenti nell’unità con tutte le organizzazioni sindacali e tutte le associazioni. Gli insegnanti di Bologna hanno spiegato che questa manifestazione è nata direttamente da un certo numero di scuole che hanno lanciato l’iniziativa e hanno lavorato per trovare delle parole d’ordine unificanti. A quel punto le varie associazioni e i sindacati si sono uniti all’appello delle scuole e alcune associazioni hanno lavorato concretamente per il successo dell’iniziativa senza anteporre la propria sigla, ma operando con i propri simpatizzanti perché la discussione fosse ripresa dalle scuole e le scuole stesse votassero l’adesione.
Come “Manifesto dei 500” consideriamo molto positivo il lavoro svolto a Roma e il confronto avviato in vista di un maggiore coordinamento nazionale. Sottolineiamo l’importanza dell’esperienza di Bologna che dimostra come una strada di unità tra tutti gli insegnanti, i genitori, gli studenti, i lavoratori e le organizzazioni sindacali, sia possibile e necessaria.
Da questo punto di vista ci sembra evidente che le modalità proposte a Bologna debbano essere considerate da tutti con grande attenzione, al fine di lavorare per una manifestazione nazionale che rilanci l’unità espressa dagli 8.000 del 25 maggio.
Gli 8.000 di Bologna dimostrano che una grande volontà di mobilitazione esiste per la difesa della scuola pubblica e per il ritiro della “riforma” Moratti: i dirigenti sindacali hanno oggi la grande responsabilità di convocare e realizzare una manifestazione nazionale che porti a Roma centinaia di migliaia di persone su questo terreno. Da parte nostra lavoreremo in questa direzione.

La delegazione del “Comitato di collegamento”, 4 giugno 2002

Il “Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica” si è costituito a Roma il 23 giugno scorso al termine di un incontro nazionale promosso dal “Manifesto dei 500” e dal “Coordinamento insegnanti-genitori di Roma” (riunito intorno alla rivista “Il Bambino e l’acqua sporca”) che aveva visto la partecipazione di insegnanti e genitori di tutta Italia, di responsabili sindacali e di associazioni, di rappresentanti di movimenti e partiti. Nei successivi incontri di Firenze (5 ottobre 2001 e 24 novembre 2001), il “Comitato di collegamento” ha discusso e adottato un “Manifesto per la difesa della scuola pubblica”. Il 16 marzo il Comitato Nazionale di collegamento si è riunito a Bologna e ha potuto constatare che migliaia di firme sono state raccolte su questo testo nelle province di Torino, Milano, Roma, Firenze, Ravenna, Forlì, Lecco, Pavia, Alessandria, Como, Massa-Carrara, Cesena, Rimini, Cagliari, Siena, Palermo, Enna. Nella stessa occasione è stata accolta la proposta del “Manifesto dei 500” di organizzare una delegazione in Parlamento per il ritiro della “riforma” Moratti sulla base di un appello lanciato a Torino e Abbiategrasso (Mi) alla fine di gennaio, appello che ha raccolto più di 11.000 firme in 19 province italiane. La delegazione si è quindi costituita e l’8 e il 9 maggio ha incontrato 10 parlamentari in rappresentanza dei vari gruppi e tutte le segreterie nazionali dei sindacati. Il verbale integrale degli incontri e la dichiarazione finale della delegazione sono disponibili.

Contatti e riferimenti per l’invio delle firme: Lorenzo Varaldo, c/o sc. el. “S.Aleramo”, v. Lemie, 48, 10149 Torino. e-mail: [email protected] – sito Internet: http://manifestodei500.altervista.org.

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