Resoconto degli incontri con la Presidenza del Consiglio e con il Ministero della Pubblica Istruzione

“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli”

Resoconto degli incontri con la Presidenza del Consiglio e con il Ministero della Pubblica Istruzione

Roma, 4 luglio 2000

Incontro con il dott. Strano, vice segretario generale del presidente del consiglio.

Dott. Strano: “Se ho ben capito voi ponete un problema di essere ascoltati, di far sentire le vostre ragioni in merito alla legge sui cicli.”

Lorenzo Varaldo (insegnante, Torino): “Intanto presento brevemente la delegazione in cui sono rappresentati insegnanti e genitori di tutta Italia. Per un problema posto da voi non é stato possibile far salire tutti i 21 insegnanti e genitori provenienti dalle province di Torino, Milano, Lodi, Latina, Frosinone, Forlì e Bari. Abbiamo perciò deciso di comporre la delegazione in modo che il Paese fosse rappresentato dal nord al sud. (…) Le lascio inoltre tre cartelline, con il nostro materiale, una per il prof. Amato, una per il capo di segreteria e una per lei. Il primo problema che vorrei porre è relativo al mandato che lei ha: lei ci parla a nome del presidente del consiglio, del ministro o a che titolo?

Dott. Strano: “Io non posso parlare a nome del ministro perché non lo rappresento. Parlo a nome del presidente del consiglio perché sono il vice capo di segreteria, cioè uno dei più stretti collaboratori. Tuttavia io non ho potere per approfondire le questioni che voi ponete, perché non conosco la materia. Posso solo fare in modo che Amato si interessi e che segnali al ministro che una importante delegazione è venuta a porre dei problemi e che secondo noi deve essere ricevuta.

Lorenzo Varaldo: “D’accordo, ma qui c’è un problema. Noi abbiamo spedito centinaia di copie con migliaia di firme per tutto il mese di giugno….

Dott. Strano: “Dove?”

L. Varaldo: “Qui, qui da voi ai vostri numeri. Inoltre abbiamo parlato con la dott.ssa Lanzillotta, che è il capo di segreteria, che aveva ammesso di aver ricevuto questi fax e ci aveva assicurato una risposta. Poi, da dieci giorni state ricevendo una ulteriore lettera, scritta personalmente da me come coordinatore del comitato nazionale, in cui annunciavamo il nostro arrivo oggi, salvo vostre diverse comunicazioni. Lei capisce che questa situazione è inaccettabile…

Dott. Strano: “Io posso solo segnalare il caso alla presidenza del consiglio… In casi simili, di solito, il presidente del consiglio invita il ministro a ricevere, vista l’importanza della delegazione. A meno che il ministro dica di no, che c’è una pregiudiziale politica verso il vostro gruppo.

L. Varaldo: “D’accordo, lei non ha in questo momento un mandato preciso. Tuttavia avrà letto la nostra lettera aperta, le nostre posizioni, ora è al corrente della mobilitazione che abbiamo realizzato. Come pensa che sia possibile arrivare a questo punto? Come pensa che sia stato possibile che noi abbiamo dovuto attendere due ore e quaranta e che non sia mai arrivata una risposta a migliaia di insegnanti e genitori che si sono organizzati in modo autonomo, si sono autotassati, hanno raccolto adesioni di importanti personalità, sindacalisti…?

Dott. Strano: “Questo é un problema di democrazia. Di fronte ad un movimento come il vostro secondo me ci sarebbe il dovere di ricevervi, anche perché voi non ponete assolutamente un problema corporativo, non è che chiediate dei soldi di aumento o cose simili… Io penso che il ministro dovrebbe ricevervi. L’impegno che posso prendere è che la questione non finisca nel cassetto, ma di farmi portavoce presso il ministro perché vi riceva, se non lui, almeno qualcuno che sia responsabile per lui. Io lo proporrò al presidente del consiglio direttamente, gli proporrò di scrivere al ministro dicendo che siete stati qui e che secondo noi è il caso di ricevervi.

L. Varaldo: “D’accordo, tuttavia lei capirà che il viaggio a Roma della delegazione ha avuto un costo e centinaia di persone si sono autotassate per coprire questo costo, quindi non è che noi possiamo venire a Roma tra qualche giorno o settimana. Se lei pensa che noi dobbiamo essere ricevuti, non potrebbe adoperarsi ora per avere un appuntamento al ministero, oggi, tra un’ora per esempio.

Guido Montanari (genitore, Torino): “Oltretutto oggi è riunita la commissione dei 228 esperti che dovrebbe lavorare sui decreti applicativi…”

Dott. Strano: “Si, posso contattare il capo di segreteria del ministro e vedere cosa si può fare. Vediamo cosa si può fare. Perché voi fino ad adesso non avete avuto alcun tipo di risposta? Nemmeno un ‘ci vedremo a settembre’ ?”.

L. Varaldo: “Abbiamo parlato con delle persone, con il suo superiore, la dott. Lanzillotta, che ci ha annunciato una risposta, ma non é mai arrivata.” Penso che si tratti anche di un problema di educazione. Vede, tra le centinaia di fax inviati, ce n’è uno che per un disguido tecnico è arrivato bianco. Ebbene, immediatamente la vostra segreteria ha contattato il numero da cui era partita la chiamata per sapere di cosa si trattasse ! Quindi i fax arrivano, il numero era giusto, la vostra segreteria è stata invasa dai fax, così come quella del ministro…”

Dott. Strano: “Ripeto, noi non possiamo imporre al ministro un appuntamento, possiamo proporlo, caldeggiarlo, ma se il ministro dice no….”

Maria Cagnetta (insegnante, Bari): “Mi scusi, ma dovrebbe almeno dircelo…’

Dott. Strano: “Ripeto, é un problema di democrazia. molte volte il cittadino non viene tenuto in considerazione…Comunque noi possiamo contattare il ministero e far presente la questione.”

G. Montanari: “Potrebbe farlo subito e fissarci un appuntamento per il primo pomeriggio, noi siamo qui che aspettiamo da quasi tre ore…”

Dott. Strano: “Certo, vado subito”.

——

Dott. Strano: “Il vice capo di gabinetto, il dott. Pietrella, vi aspetta e vi riceverà subito, appena arriverete in viale Trastevere. Lui dice di non aver mai visto le vostre lettere. Dice che lo apprende per la prima volta., non ha mai sentito parlare di questo “Manifesto dei 500″. Succede spesso che i cittadini inviino qualcosa, convinti che il ministro legga. Qualche ministro lo fa, però altri no, non fanno ragionamenti democratici.”

Lina Carnevale (ins. Latina): “Ma qui non si sta parlando di una lettera, ma di centinaia di fax.. Questo vuol dire che tutto quello che inviamo viene cestinato.”

Guido Montanari: “D’altra parte al ministero ci conoscono, due anni fa siamo stati ricevuti quando la legge era ancora ferma in parlamento, a dicembre siamo stati ricevuti dalla VII Commissione del Senato e da tutti i gruppi parlamentari, e la cosa curiosa è che tutte le volte ci siamo trovati di fronte a ostacoli….”

Dott. Strano: “Purtroppo non c’è una cultura democratica. Tutto si riduce alla sensibilità di una segretaria del ministro. Non c’è la sensibilità democratica”.

Claudia Fanti (ins. Forlì): “Mi permetta: io come genitore ho avuto un’esperienza personale, perché per una questione che riguardava un ragazzo ho scritto al ministro Berlinguer. Ebbene, dopo un mese è arrivata una regolare risposta, firmata dal ministro in persona….Io faccio anche parte di un coordinamento di insegnanti di Forlì e noi abbiamo più volte scritto al ministro per presentare i nostri documenti e abbiamo ricevuto risposta. Ma quando si ha a che fare con documenti di critica, di contestazione, si ha proprio l’impressione di una chiusura, l’impressione è netta. Il mio caso personale lo dimostra. Se non fai parte di certi canali, se non hai delle conoscenze, non puoi aspirare ad essere ascoltato. E questo vale anche di fronte a documenti così belli e così precisi come quello del “Manifesto”, al quale noi di Forlì abbiamo aderito proprio per la chiarezza, la semplicità e la giustezza di ciò che dice, e abbiamo anche voluto partecipare a questa delegazione per confrontarci più direttamente con il comitato nazionale e conoscere di persona i colleghi e i genitori che ci hanno permesso di aderire a questa iniziativa”.

Rita Defeudis (ins. Abbiategrasso-Milano): “E’ molto triste quello che lei ha detto sull’attenzione di una segretaria. Allora la democrazia è legata alla sensibilità di una segretaria?”

Dott. Strano: “No, non è così, è il ministro che ne risponde, però può succedere. Certo, io vedo che siete molto motivati e sono contento che si sia potuto fissare un appuntamento con il ministero”.

L. Varaldo: “La ringraziamo e contiamo sul fatto che consegni il materiale al prof. Amato”.


Incontro con il dott. Pietrella, vice capo segreteria Tullio De Mauro.

Dott. Pietrella: “Prima di tutto vorrei sapere chi siete, cosa fate, leggo qui che avete un comitato nazionale, ma avete un atto costitutivo, un documento?”

Lorenzo Varaldo: “Io le spiegherò brevemente chi siamo e cosa abbiamo fatto, ma prima di tutto vorrei chiarire che qui c’è un problema di fondo. Voi avete ricevuto tutti i nostri documenti, in centinaia di copie, con tutta la nostra storia e con la richiesta di essere ricevuti e infine con l’annuncio del nostro arrivo. Ora lei mi chiede chi siamo e da dove veniamo. Io ho il massimo rispetto per lei, ma non intendiamo essere presi in giro: è stata la vostra segreteria a richiedere ulteriori documenti dopo che era arrivato il primo fax. I documenti sono arrivati il giorno dopo per posta celere, ma comunque la telefonata che la vostra segretaria ci ha fatto la dice lunga. Le presento brevemente il nostro gruppo e la nostra storia (…). In ogni caso c’è tutto scritto e vorrei che si arrivasse al più presto al centro dei problemi che poniamo nella “Lettera aperta”

Dott. Pietrella: “D’accordo, ma io vorrei sapere qualcosa di più sul soggetto, se c’è un atto costitutivo, un soggetto costituito, perché sapete, si può dire di aver raccolto migliaia di firme, ma poi bisogna vedere, avete fatto una conferenza, vi siete telefonati o vi siete trovati?”.

L. Varaldo: “Abbiamo fatto delle conferenze, delle manifestazioni (…), ma ripeto, non è questo il punto. Siete voi che ci avete contattato, siete voi che avete telefonato a casa mia, e ora dite di non conoscere il problema”.

Dott. Pietrella: “Ma con chi avete parlato, con quale segreteria?”

L. Varaldo: “Non so con quale segretaria, perché non vi presentate. Ma si tratta della sua segreteria, si tratta dei suoi numeri di fax. Comunque non credo che centinaia di fax passino inosservati… Come è possibile che non ci sia una risposta.”

Guido Montanari: “La storia è un po’ più complessa di come può apparire qui. Io sono un genitore presidente di un consiglio di circolo a Torino, della scuola Rayneri, e vorrei chiarire che la nostra storia inizia già tre anni fa, e due anni fa siamo già stati ricevuti qui al ministero dal dott. Di Fede, a nome del ministro Berlinguer. Anche allora dovemmo batterci per oltre un anno per essere ricevuti, perché ci furono messaggi espliciti di rifiuto a riceverci. Allora mobilitammo per un anno dei deputati, dei senatori, delle personalità di tutti i settori, dei sindacalisti nazionali perché un diritto democratico venisse rispettato. Solo dopo questa mobilitazione, dopo che raccogliemmo centinaia di firme di personalità e tenemmo una manifestazione pubblica a Torino il ministro ci ricevette. E cosa disse? Scusate, c’è stato un disguido, non sapevamo nulla di voi. Peccato che, fino a pochi giorni prima, persino un sottosegretario si fosse espresso chiaramente contro l’appuntamento! Perché questa resistenza? Perché noi attaccavamo duramente già allora, e oggi lo ripetiamo, tutta una serie di punti della politica scolastica di Berlinguer e ora di Tullio De Mauro (…). Noi prendevamo posizione contro questa politica documentando precisamente i nostri motivi, portando i dati, le previsioni, i problemi. Sono trascorsi due anni e il nostro gruppo, che inizialmente era legato solo alla scuola elementare, (…) si è allargato su richiesta dei professori delle medie e delle superiori che hanno proposto di prendere delle iniziative comuni contro la riforma dei cicli, perché tocca tutti e perché la consideriamo sbagliata: questa legge fa male alla scuola, la attacca duramente.. (….) Siamo anche stati ricevuti dalla VII Commissione del Senato e da tutti i capogruppo, e molti senatori, anche della maggioranza, ci hanno detto di condividere le nostre preoccupazioni e anche alcune argomentazioni, ma che avrebbero votato a favore della legge perché ‘era blindata’. Questo è un attacco ai diritti della democrazia: una legge non deve passare perché è blindata, ma perché è buona. La legge è stata approvata, ma questo non significa nulla: il Parlamento, il ministro, il governo hanno il potete di abrogarla. Forse De Mauro ci conosce, forse no. Noi pensiamo che ci conosca, perché ha ripreso persino alcuni aspetti delle nostre argomentazioni, ma questo non basta per instaurare un dialogo con noi. Forse perché siamo pericolosi per la sua politica, per questo non vuole riceverci, perché diciamo delle cose che non dice nessuno. Forse questo spiega perché non si trovano centinaia di fax spediti, non si trovano qui e non si trovano a Palazzo Chigi”.

Dott. Pietrella: “Non capiamo come sia possibile, adesso andremo a verificare meglio”.

Guido Montanari: “A noi comunque stupiscono questi fatti, anche perché un genitore raccontava, proprio al suo collega della presidenza del consiglio, che come cittadina si è rivolta più volte al ministro per questioni meno politiche e ha sempre ricevuto risposta, persino scritta e controfirmata dal ministro in persona. D’altra parte voi avete ricevuto da noi, per errore, un fax bianco, allo stesso numero, e vi siete subito preoccupati di chiedere al mittente di cosa si trattasse. Noi abbiamo scritto per mesi e per anni e non abbiamo avuto risposta, e rappresentiamo migliaia di cittadini con un mandato preciso. Come ha detto il dott. Strano non é un problema tecnico, è un problema di democrazia. Non è possibile far aspettare una delegazione di insegnanti e genitori di tutta Italia, annunciata nei modi descritti, per due ore e 40 minuti davanti a Palazzo Chigi.”

Segretaria del dott. Pietrella: “Vogliamo accertare la situazione”.

L. Varaldo: “Nell’ultima lettera che io personalmente ho scritto, di fronte al fatto che la risposta annunciata non arrivava, dicevo che non è assolutamente un problema tecnico: più volte, anche con noi, il ministero ha dimostrato che se c’è la volontà politica gli appuntamenti vengono fissati in pochi minuti. E la vicenda di questa mattina conferma che abbiamo ragione: le due ore e 40 minuti corrispondono ad una discussione politica, perché nel momento in cui il governo ha deciso di accettare di riceverci, in pochi minuti ha trovato un responsabile di alto livello disponibile. Tutto si può pensare, anche sui fax, ma le due ore e 40 di stamattina confermano che abbiamo ragione”.

Dott. Pietrella: “Cosa centra la volontà politica? Questo è solo un problema organizzativo. Siete venuti a Roma, dite di rappresentare migliaia di cittadini…”

L. Varaldo: “Noi non ‘diciamo’ : avete ricevuto migliaia di firme che ci assegnano un mandato preciso. Quindi rappresentiamo queste persone.”

dott. Pietrella: “Va be’, le firme sono da verificare, qui non le abbiamo”

G. Montanari: “Il fatto che non le abbiate è un problema vostro. D’altra parte a dicembre abbiamo depositato in Senato più di 10.000 firme sul “Manifesto”, quindi se volete potete recuperarle”

Dott. Pietrella: “Non c’è bisogno”

G. Montanari: “Mi permetta, lei ha fatto un’osservazione e quindi io ho diritto di controbattere: migliaia di firme, raccolte senza alcun sostegno di partiti o associazioni, nella più completa indipendenza anche economica, testimoniano un radicamento del nostro movimento, testimoniano una preoccupazione che va ben al di là delle firme raccolte”

Dott. Pietrella: “Cioè, secondo voi le famiglie italiane sono preoccupate della riforma?”

G. Montanari: “Le famiglie italiane sono preoccupate di come va la scuola e non sono per nulla informate su cosa si sta preparando. Non c’è alcuna informazione reale, democratica, pluralista, su quello che si sta elaborando. Questa legge è passata sulla testa della gente.”

Dott. Pietrella: “Il ministro Berlinguer ha fatto una larghissima consultazione, ha ascoltato tutti, poi ha fatto un disegno di legge e l’ha rimandato nelle scuole per avere il parere di tutti. Non ho mai visto una consultazione così aperta da tanti anni che sono al ministero, non c’è mai stato un livello di ascolto così alto”.

L. Varaldo: “Combinazione però centinaia di fax non lasciano traccia…”

Dott. Pietrella: “Appena abbiamo saputo di voi abbiamo fissato l’appuntamento. In ogni caso la legge è una legge dello stato e va applicata. Tanto è vero che avrete appreso dai giornali che il ministro ha istituito una commissione di 228 persone rappresentative di tutto il mondo della scuola, e anche dei genitori, per discutere le direttive di applicazione, i contenuti, gli obiettivi. Il ministro dovrà attenersi a ciò che dirà il Parlamento entro il 5-6 di settembre. La legge avrà bisogno di un periodo di 3-7 anni per entrare in vigore completamente, perché i due sistemi viaggeranno parallelamente… Io personalmente non credo che ci sia una preoccupazione delle famiglie, ma eventualmente dei docenti. Perché un genitore che porta i suoi figli a scuola cosa vuole? Vuole che la scuola inizi regolarmente, che dal primo giorno funzioni l’orario, la mensa, il pre-orario, il post-orario, poi si preoccupa del livello degli insegnanti… Queste sono le preoccupazioni delle famiglie. O con la legge vecchia o con quella nuova, la famiglia è preoccupata del buon funzionamento tecnico della scuola, non credo che sia angosciata dalla fusione del ciclo primario, dai 7 anni, dal problema della scuola media… Tra l’altro questo è stato sperimentato negli istituti comprensivi”

L. Varaldo: “Forse oggi la maggioranza delle famiglie non sono ancora tanto preoccupate, anche se le nostre firme testimoniano che se una famiglia viene informata si preoccupa. Tuttavia quando le famiglie scopriranno che il diploma che i ragazzi prenderanno a 18 anni non avrà più alcun valore, che i loro figli non diventeranno più geometri, ragionieri, periti…., quando scopriranno che il Tempo pieno delle elementari sparirà, quando scopriranno che i loro figli non avranno più una classe di riferimento fissa, ma dei ‘gruppi flessibili’ che cambiano in continuazione, allora bisognerà vedere se non si preoccuperanno”

Dott. Pietrella: “Ma io non credo a questa disarticolazione. Con la legge dell’obbligo a 15 anni, con l’obbligo formativo, con la formazione professionale….”

L. Varaldo: “Ma è vero o non è vero che a 17 anni i ragazzi non potranno più prendere un diploma come oggi negli istituti professionali? E’ vero o non è vero che a 18 anni i ragazzi non prenderanno un diploma di geometra, ragioniere, perito, ma dovranno frequentare dei corsi universitari pagati con tasse universitarie?”

Dott. Pietrella: “Non è vero, perché con l’obbligo a 15 anni i ragazzi potranno continuare fino a 18 anni e prendere un titolo, oppure fare uno-due anni nel sistema professionale e prendere altri titoli”.

L. Varaldo: “Mi sembra che lei non voglia affrontare il problema. Con la legge, rispetto a quello che c’è scritto nella legge, i ragazzi prendono una ‘certificazione’ a 15 anni e poi a 18 anni possono prendere un titolo che non ha più il valore dei diplomi attuali. Nel mezzo possono fare un corso gestito dalle regioni, dagli enti locali ecc., cioè la formazione professionale, ma il titolo degli istituti professionali, titolo valido su tutto il territorio nazionale, viene abolito. I titoli che oggi si acquisiscono a 19 anni vengono aboliti. E’ vero o non è vero?”

Dott. Pietrella: “Dopo la fine dell’obbligo a 15 anni il ragazzo può andare alla formazione professionale se non vuole frequentare fino a 18 anni… Si tratta di titoli riconosciuti persino a livello europeo”

L. Varaldo: “Mi sembra che oggi i ragazzi conoscano molto bene la differenza tra un titolo degli istituti professionali e quello della formazione professionale”.

Dott. Pietrella: “Mi sembra che qui ci sia una differenza di opinioni”.

L. Varaldo: “Io rispetto tutte le opinioni, ma qui non è un problema di opinioni. L’opinione si può avere sul fatto che una cosa sia giusta o meno, ma qui siamo ancora alla definizione della cosa: la fine dei titoli che oggi si conseguono a 17 e 19 anni é un fatto, non un’opinione”

Dott. Pietrella: “Le ho detto che noi faremo pervenire tutti i vostri documenti al ministro. Questi sono giochi che si svolgono a livello politico. Quando si formerà una maggioranza che vuole togliere di mezzo la legge sui cicli, noi ci adegueremo immediatamente. Noi siamo incaricati di applicare le leggi”.

G. Montanari: “Vorrei tornare un attimo sul problema del Tempo pieno…”

Dott. Pietrella: “Ma perché, la legge sui cicli abroga il Tempo Pieno? Riduce l’orario scolastico? Al contrario: la legge sui cicli conferma il servizio nel modo migliore”

L. Varaldo: “Mi sembra che lei ragioni come se i 7 anni del ciclo primario fossero uguali agli 8 di oggi di elementari e medie. D’accordo: nessuno ha scritto il Tempo Pieno sparirà. Ma le possibilità sono solo tre: o si fa il TP dalla prima alla quinta come oggi, e allora ci sarà un anno in meno per i programmi delle medie, o si fa il TP solo fino in quarta, per poi fare tre anni di medie, ma con un anno di elementari perso, oppure si mescolano i due ordini di scuola e non si può più dire che esiste il TP come è strutturato, e come funziona, ora”.

Dott. Pietrella: “Ma lei per Tempo pieno cosa intende?”

L. Varaldo: “Io intendo una cosa molto semplice, e cioé l’orario della scuola elementare molto radicato e funzionante nelle grandi città, di 40 ore settimanali e con due insegnanti titolari per ogni classe”

Dott. Pietrella: “Beh, con i cicli sparisce questo?”

L. Varaldo: “Ce lo dica lei”

Dott. Pietrella: “Con l’Autonomia sarà possibile decidere come si vorrà, ci saranno le risorse e spariranno tutti gli impedimenti burocratici. Quindi é un complesso migliorativo che è stato messo in atto. Non ci saranno più tutti quegli impedimenti che c’erano e una scuola non poteva fare tutto quello che voleva fare. Adesso ci sarà la liberalizzazione assoluta. Tutte le risorse saranno utilizzate dalle scuole nella assoluta libertà organizzativa”

L. Varaldo: “Sì, sì, ma c’è un problema: c’è un anno in meno. Si potrà fare quello che si vorrà, ma con un anno in meno: il problema è dove si taglia questo anno. Lo dovranno decidere le scuole?”

Dott. Pietrella: “Il ciclo primario assicura il contemperamento del processo di sviluppo fisico e psichico allo sviluppo dell’apprendimento e, creando un unico complesso, consentirà al bambino di maturare con i tempi dello sviluppo fisico, attuando tra l’altro la continuità, già sperimentato negli istituti comprensivi. Questo è il progetto che c’è dietro la legge. Poi, se non funziona si cambierà, il Parlamento cambierà”

Claudia Fanti: “Mi sembra che il problema posto sia importante. Tutti vogliamo lo sviluppo fisico e psichico, ma quello che viviamo noi nella scuola è una compressione dei tempi per la crescita del bambino. Ora la legge porterebbe ad una compressione ulteriore, perché c’è un anno in meno. Il problema di un anno in meno è molto sentito, specie nelle situazioni in cui si lavora oggi, con le classi stracolme, con condizioni di disagio. Noi siamo confrontati a grandi difficoltà nel far crescere i bambini, ma se questo non avviene nella scuola di base, non avverrà più. E’ vero che oggi c’è un problema di continuità, ma con la riforma il problema sarà ancora più grande, perché ad esso si sommerà il problema organizzativo, il mescolamento delle titolarità, delle competenze, tutto derivato dal taglio di un anno di scuola. Gli insegnanti si sono aggiornati a proprie spese, si sono messi in gioco, anche con la riforma elementare, ma questa legge gli insegnanti non la sentono come loro, non la sentono come un passo avanti. C’è una resistenza. Ora ci viene detto dai giornali, dal governo, dalla TV che la gente vuole la riforma. Ma non vuole questa riforma. Anche noi vogliamo una scuola che formi per una società migliore, questo è il nostro ideale, ma questa legge va in un’altra direzione”

Segretaria del dott. Pietrella: “Vorrei riassumere le vostre preoccupazioni. Prima di tutto il taglio di un anno di scuola….”

G. Montanari: “Poi l’abolizione dei titoli di studio, quindi l’abolizione dei licei”

Io insegno all’università e posso dire che questo abbassamento culturale è molto preoccupante”.

Dott. Pietrella: “Perché i licei verrebbero aboliti? Anzi… Io in 35 anni che sono al ministero ho sempre sentito che i professori delle medie si lamentavano che dalle elementari arrivavano bambini impreparati, e quelli delle superiori si lamentavano che arrivavano impreparati dalle medie…”

L. Varaldo: “Vede, anche qui c’è una contraddizione: si dice che i licei non spariscono, ma intanto i ragazzi andranno alle superiori un anno prima. Delle due l’una: o un anno di scuola non conta nulla, oppure i licei non saranno più gli stessi. Si dice che i professori delle medie si lamentano, dalle superiori si lamentano: e si lamenteranno ancora di più, visto che si taglia un anno!”

Segretaria dott. Pietrella: “Il fatto che il ciclo primario sia solo di 7 anni lo attribuite immediatamente alla riduzione di un anno di elementari?”

Claudia Fanti: “Delle elementari o delle medie”

Segretaria: “Non è così”

G. Montanari: “Non è così? Ma allora com’è?”

Segretaria: “In quanto ai programmi nazionali, non é che venga abolito un curricolo nazionale”

L. Varlado: “Mi sembra che si cerchi una certa confusione. Nel “Libro Verde della Pubblica Istruzione”, testo ufficiale del ministero, nell’introduzione il ministro Berlinguer dice che “la riforma (in generale il processo di riforma) porterà in breve tempo alla scomparsa dei programmi nazionali e a essi sostituirà un curriculum nazionale”.

Dott. Pietrella: “Ma questo non vuol dire che spariscono i programmi, perché ci saranno dei curricoli nazionali, è la stessa cosa”

L. Varaldo: “Mi sembra che si cerchi l’equivoco. Anche qui c’è una contraddizione. Delle due l’una: o il ministro (e tutte le teorie che ne conseguono) ha voluto dire che i programmi spariscono e che ci sarà un cambiamento reale, dai programmi al curriculum, quindi la perdita del riferimento uguale per tutto il paese, per tutte le classi sociali e la sua sostituzione con qualcosa di più indefinito, che verrà deciso scuola per scuola, come d’altra parte ha detto lei prima, oppure il ministro ha scritto delle parole a vuoto, senza senso, ha voluto dire che tutto cambia ma in realtà non cambia nulla, ha voluto cambiare solo l’etichetta. Decidete voi: ma per noi le parole hanno un senso. Se spariscono i programmi nazionali si tratta di un danno, dal nostro punto di vista”

Dott. Pietrella: “Ma allora come spiegate che c’è un livello del 32% di dispersione scolastica?”

L. Varaldo: “Cosa c’entra questo con il fatto di tagliare un anno di scuola? Se si vuole davvero combattere la dispersione, allora si abbassi il numero degli alunni nelle classi, si concedono tutti gli insegnanti di sostegno richiesti, i laboratori richiesti, si ripristini il tetto inferiore per le classi con alunni svantaggiati o portatori di handicap… Così si combatte la dispersione, non abbassando il livello culturale dell’intero sistema tagliando un anno di scuola”.

Dott. Pietrella: “Ma questo è un problema di soldi”

L. Varaldo: “Ah…: siamo arrivati al punto!”

Dott. Pietrella: “Il paese deve fare i conti con condizioni esterne.”

L. Varaldo: “Lei sta spostando la discussione: noi stavamo parlando di qualità, di taglio di un anno di scuola, di abbassamento culturale. Se poi lei vuole parlare di soldi allora possiamo anche parlarne, vedere dove vanno i soldi dello stato… Ma non si dica che la riforma viene fatta in nome della qualità, se poi è un problema di soldi”.

Stefano Cristofanilli (ins. Frosinone): “Quando lei avrà avuto modo di leggere i nostri documenti si renderà conto di una cosa: chi ha promosso e sottoscritto questi documenti non ha chiesto una lira per gli insegnanti. Noi poniamo un problema di qualità, non di soldi. Ora lei pone il problema dei soldi, di risorse disponibili. Ma noi già da qualche tempo ci siamo resi conto che le cose non andavano bene da questo punto di vista, che con le Finanziarie si tagliava e che la scuola pativa questa situazione. noi come insegnanti, ma anche molti genitori, abbiamo subito questa situazione. La riforma dei cicli viene posta alla fine di questo iter. Nel nostro documento troverà le preoccupazioni di insegnanti e genitori, non richieste economiche, ma le richieste di chi lavora tutti i giorni nella scuola, di chi subisce le conseguenze di questi provvedimenti.”

Claudia Fanti: “Nella riforma dei cicli si dice spesso di educare al ‘saper fare’, al concreto. Certo, è un aspetto. Ma la scuola deve prima di tutto educare a saper pensare, ad avere un pensiero critico, ad avere gli strumenti intellettuali. Ora, se si taglia un anno di scuola, questa prospettiva viene calpestata, perché è proprio nella scuola elementare e media che si mettono le basi perché alla superiori si possa fare questo”.

G. Montanari: “Si sa già qualcosa dei lavori di questa commissione? Per esempio come pensano di mettere tutti gli alunni di elementari e medie in un unico edificio? Gli atti dei lavori dovrebbero essere pubblicati”

Dott. Pietrella: “Perché dite che gli alunni andranno in un unico edificio? Non sarà per nulla così, continueranno ad andare dove vanno ora, solo ci sarà la continuità, come oggi negli istituti comprensivi”.

L. Varaldo: “Lei é di nuovo in contraddizione. Gli anni sono solo sette e ci sono solo poche possibilità: o si conservano gli stessi edifici di oggi per elementari e medie, ma allora o si taglia un anno di elementari (4+3) o un anno di medie (5+2), oppure si fa un unico edificio, con tutti i disagi e il caos che ne deriva. Ma in questo caso lei non può dire che non ci sarà un unico edificio… Non può paragonare l’esperienza degli istituti comprensivi al ciclo primario: c’è un anno in meno. Inoltre mi permetta: a volte abbiamo l’impressione che voi viviate su un altro pianeta. Lei mi viene a dire che l’esperienza degli istituti comprensivi è stata positiva: ma se tutti sanno i disagi che ha creato! Lei ci viene a dire che c’è stata una vasta consultazione e che c’è consenso sulla riforma: la realtà è che la stragrande maggioranza è contraria. Lei ci viene a dire che in questa commissione sono rappresentati gli insegnanti e i genitori solo perché è presente qualche associazione, ma poi insinua dei dubbi su migliaia di firme di un gruppo autorganizzato. Lei ci dice che la legge si basa sulle necessità di sviluppo fisico, psicologico, intellettuale dei bambini e dei ragazzi: ma qualunque persona di buon senso comprende che mettere un bambino di 6 anni nello stesso edificio di uno di 12 è una follia! Mi sembra che siamo un po’ lontani dalla realtà”.

Segretaria: “Noi riporteremo queste vostre opinioni, ma per un dialogo più approfondito penso che ci si debba rivolgere al ministro”.

L. Varaldo: “E’ quello che abbiamo fatto. A chi dobbiamo rivolgerci? A quali numeri?

Dott. Pietrella: “Dovete rivolgervi alla segreteria del ministro”.

L. Varaldo: “Cioé esattamente dove abbiamo mandato centinaia di fax!”

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