Lettere dalla scuola – I verbali integrali dell’incontro con i sindacati

Lettere dalla scuola

Corrispondenza tra insegnanti e genitori promossa dal comitato nazionale del “Manifesto dei 500”.

n. 10 – marzo 2003

Presentazione

Nell’ottobre 2002, di fronte all’accelerazione che l’iter parlamentare della “riforma” Moratti stava assumendo, alle diverse sperimentazioni che chiarivano in modo inequivocabile il contenuto devastante della legge, al progetto di revisione della Costituzione chiamato “devolution”, ai provvedimenti della Finanziaria che tagliavano migliaia e migliaia di classi e posti, il “Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica”, di cui il “Manifesto dei 500” fa parte insieme ad altri gruppi e associazioni, aveva lanciato un appello rivolto ai dirigenti sindacali perché organizzassero una manifestazione nazionale nell’unità di tutte le sigle, per il ritiro della legge Moratti, della devolution e per la difesa della scuola pubblica.

Migliaia di insegnanti e genitori di tutta Italia hanno sottoscritto questo appello nei mesi successivi, tra cui 140 RSU di tutti i sindacati e numerosi eletti nelle istituzioni.

Il 14 dicembre 2002, il “Comitato Nazionale di collegamento si è riunito a Firenze e ha deciso di continuare la campagna e promuovere una delegazione ai sindacati per discutere l’appello e la richiesta di unità.

L’ulteriore accelerazione dell’iter parlamentare ha impedito che la delegazione potesse essere ricevuta prima dell’approvazione della legge.

Tuttavia è evidente a tutti che questa approvazione rende ancora più attuale l’appello all’unità per impedire l’applicazione della “riforma” e ottenere l’abrogazione della legge Moratti.

Nel frattempo, gli attacchi alla scuola pubblica e il progetto di devolution hanno fatto preoccupanti passi avanti.

E’ quindi sulla base dell’urgenza dell’unità e di una manifestazione nazionale per l’abrogazione della riforma, per il ritiro della devolution e per la difesa della scuola pubblica che una delegazione del “Comitato Nazionale di collegamento” si è recata alle segreterie nazionali di CGIL-CISL-UIL e SNALS il 26 marzo 2003.

Questo numero di “Lettere dalla scuola” è interamente dedicato al resoconto di questi incontri e alla dichiarazione approvata dalla delegazione al termine.

Il “Manifesto per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica” viene promosso nell’ottobre del 1999 da 500
insegnanti e genitori di Torino,
Milano e Lodi. Più di 15.000
insegnanti e genitori di 20 province italiane hanno aderito. Nel rispetto
delle tradizioni culturali,
pedagogiche, didattiche, politiche, religiose di ognuno, il “Manifesto” si
batte per unire più largamente
possibile gli insegnanti, i genitori, gli studenti, le organizzazioni sindacali in difesa della scuola pubblica. Il
“Manifesto dei 500” ha organizzato in questi anni manifestazioni, assemblee, riunioni pubbliche, conferenze in tutta Italia e ha promosso delegazioni che
sono state ricevute in Parlamento, al Ministero e a Palazzo Chigi. Insieme
al “Coordinamento insegnanti e genitori” di Roma e Firenze e a rappresentanti di altri gruppi, associazioni, sindacati e partiti di
tutta Italia, ha dato vita ad un
“Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica”. Tutte le iniziative sono completamente autofinanziate. Contatti: Lorenzo Varaldo, c/o sc. el. “S. Aleramo”, v. Lemie, 48, 10149 Torino. E-mail: [email protected] Sito Internet : http://manifestodei500.altervista.org


“Comitato nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica”

Verbali degli incontri con i segretari nazionali
di CGIL-CISL-UIL e SNALS.
Roma, 26 marzo 2003
La delegazione era composta da: Antonella Chieffa (insegnante, Abbiategrasso-Milano), Rita Defeudis (insegnante, Abbiategrasso-Milano), Guido Montanari (genitore, docente universitario, Torino), Lorenzo Varaldo (insegnante, Torino)

Incontro con Fabrizio Dacrema, segretario nazionale CGIL-Scuola

Varaldo: Siamo qui sulla base dell’appello per l’unità che trovi nella cartellina e che avete ricevuto con le firme da tutta Italia in questi mesi. Più di 140 RSU di tutti i sindacati e numerosi eletti nelle istituzioni hanno sottoscritto questo appello che si rivolge proprio ai dirigenti sindacali. In più hanno firmato migliaia di insegnanti e genitori. Il problema che noi poniamo è semplice: con l’unità si può ancora fermare questa legge.

Dacrema: Lo sciopero del 24/3 è già stato nei fatti uno sciopero contro la riforma, anche se era convocato solo sul contratto. Il problema della divisione nasce dagli scioperi divisi del 18 ottobre e del 14 ottobre e più in generale dal fatto che CISL e UIL hanno firmato il Patto per l’Italia a luglio. In quel patto si legge che la delega per la scuola è utile. Noi faremo una grande manifestazione nazionale il 12 aprile alla quale hanno aderito molte associazioni e questo corrisponde ad una certa costellazione sociale: non si può sminuire il significato di questa manifestazione che è anche contro la guerra, come d’altra parte lo sciopero del 24/3 si è riempito anche del significato contro la guerra

Defeudis: Però oggi c’è una spinta diversa che nasce dallo sciopero generale: per gli insegnanti era impossibile scioperare solo per il contratto, perché anche se è un tema importante, sarebbe stato scandaloso che con tutto quello che succede nella scuola si scioperasse solo per i soldi. Gli insegnanti hanno voluto dare un segnale chiaro: noi vogliamo il contratto ma vogliamo anche difendere la scuola pubblica. C’è persino della gente che non ha scioperato perché era proclamato solo per il contratto. Poi quello che è successo in piazza è stato veramente eccezionale, perché gli insegnanti hanno dimostrato all’opinione pubblica che vogliono battersi anche per difendere la scuola, e questo è passato chiaramente. Anche sulla guerra vorrei dire: certo, io sono contro la guerra, ma la guerra non può soffocare gli altri temi, non può distoglierci dalla questione della riforma.
Allora io dico: non si può essere così drastici come fai tu ricordando gli scioperi di ottobre o il Patto di luglio: bisogna prendere esempio dalla piazza che ha realizzato l’unità

Dacrema: Abbiamo potuto fare lo sciopero solo sul contratto perché c’era già la manifestazione del 12 aprile. Ma è vero che il pezzo più applaudito del mio discorso a Firenze, di fronte a 8.000 persone, e ne aspettavamo 3.000, è stato quello sull’unità. Allora io posso dire che se gli altri dicessero che il 12 aprile non sono disponibili, ma in un’altra data sì, allora si potrebbe pensare di trovare un accordo (pausa) Anche se in realtà ci sono problemi organizzativi, c’è una macchina che è già avviata.Non si può cambiare data: noi pensiamo di portare 300.000 persone in piazza, è difficile fermare questa macchina organizzativa, per di più in un momento in cui tutti sono presi da continue manifestazioni e si chiede un grosso sacrificio ai militanti.

Defeudis: Non dico che non ci siano problemi organizzativi e che si debba mandare all’aria tutto, ma mi sembra che l’unità debba essere cercata

Dacrema: Apprezzo l’ottimismo, ma più realisticamente dico: facciamo riuscire il 12 aprile, poi vedremo. Se riesce il 12 aprile anche gli altri dovranno tenerne conto. Le altre sigle cambiano opinione perché la CGIL riesce a mobilitare. Se riesce il 12 aprile si creano le condizioni per fare l’unità.

Varaldo: Vorrei capire un punto perché ci possa essere chiarezza: a febbraio era prevista una manifestazione di tutti i sindacati per la difesa della scuola pubblica. C’erano già dei comunicati ufficiali di UIL e CISL che annunciavano la manifestazione da Natale. Tu capisci che a quel punto si era ancora in tempo per fermare la legge…Perché non è stata fatta? Perché la CGIL ne ha convocata una da sola?

Dacrema: Quando si è deciso di fare la manifestazione di febbraio all’inizio c’era la nostra intesa. Ma poi i temi non erano davvero condivisi e la manifestazione non era chiaramente contro la riforma Moratti, e allora abbiamo deciso di farne una veramente contro la riforma.

Varaldo: Ma la manifestazione del 12 aprile cosa dice esattamente sulla riforma? Chiede l’abrogazione? Il ritiro?

Dacrema: Dopo ti fornisco il documento di convocazione, comunque sì, è per l’abrogazione. …Noi siamo per l’abrogazione, ma nella legge ci sono cose buone e cose cattive…

Guido Montanari: Tra le adesioni che abbiamo ricevuto al nostro appello c’è anche quella di un gruppo di Parma, di 200 insegnanti e genitori. Questo gruppo si è messo in contatto con tutti i deputati che non erano presenti in aula al momento del voto della costituzionalità della legge e che con la loro assenza hanno permesso che la legge passasse. Loro li hanno interpellati ed è sorprendente come la maggioranza non avesse una giustificazione valida: qualcuno era al gabinetto, qualcuno fumava….L’impressione è che l’opposizione non abbia fatto per nulla opposizione. Questo ha avuto anche un riflesso sui sindacati e comunque non c’è stata informazione e opposizione all’altezza della gravità della situazione. Noi oggi diciamo: i sindacati uniti possono ancora fermare questa legge e il disastro che si prepara: cosa ne pensi?

Dacrema: La maggioranza di centro-destra ha blindato il testo, non ha permesso alcun dibattito, ha imposto persino all’interno dei suoi partiti che non ci fossero emendamenti. Ha permesso solo che si presentassero degli ordini del giorno. In Parlamento si dice che “un ordine del giorno è come un sigaro, non si nega a nessuno”, tanto per dire che in fondo non conta nulla perché poi il governo fa quello che vuole.
Eppure ci sono divisioni anche nella maggioranza, con alcune importanti divergenze su questa legge.
Noi diciamo: bisogna fermarla, bisogna bloccarla per poi farne un’altra, di vera riforma, che aumenti l’obbligo, che istituisca il biennio uguale per tutti, che metta un limite agli alunni nelle classi…
Noi ci siamo divisi con voi sulla valutazione della legge Berlinguer-De Mauro perché pensavamo che in quella legge ci fossero elementi positivi. Certamente non era perfetta, ma c’erano elementi positivi, accanto ad altri che ponevano grossi problemi anche organizzativi. Noi non vogliamo riproporre quella legge.

Varaldo: Quale iter proponete per promuovere l’unità e bloccare la legge?

Dacrema: Per esempio i decreti promuovono l’anticipo e noi vogliamo essere in campo usando tutti gli spazi che il nuovo titolo V della Costituzione offre per mettere in campo tutte le resistenze possibili a livello territoriale, degli Enti Locali: se non ci sono i locali non si faccia, se non ci sono le risorse, ecc…

Varaldo: Il problema è questa linea porta alla divisione, provincia per provincia, comune per comune….Cosa fate a livello nazionale?

Dacrema: C’è la manifestazione del 12 aprile e poi faremo altre iniziative a livello nazionale. Comunque non ci si può più limitare a dire NO, ci sono delle vertenze territoriali che si aprono scuola per scuola, vogliamo mobilitare perché la gente ottenga quello che vuole. E’ comunque importante informare i genitori, perché si sta creando la mentalità del “chi accelera vince”, con tutte le conseguenze che questo può avere.

Antonella Chieffa: C’è il rischio che tutto questo affidarsi alle scuole, o alle province, o agli Enti locali, porti a rassicurare la gente, come se grazie all’Autonomia si potesse poi fare quello che si vuole nelle scuole, e quindi si possa mantenere il Tempo Pieno, i Moduli, i programmi…Ma questa è un’illusione, perché in effetti il Ministero taglia e taglierà i posti, e quindi obbligherà le scuole, nei fatti, ad organizzarsi secondo i modelli della riforma.

Dacrema: Io non dico che si deve scegliere tra la lotta generale, nazionale, e quella scuola per scuola e sul territorio. Dico che bisogna fare tutte due. Perché questo governo non ha alcuna intenzione di tenere conto nemmeno delle grandi manifestazioni, va avanti comunque

Varaldo: L’esempio dell’art.18 in realtà testimonia una cosa differente, perché lo sciopero generale del 16 aprile 2002 ha visto l’unità e ha obbligato il governo a rallentare e a tutt’oggi l’art. 18 è ancora lì…

Dacrema: Beh, sì, però vogliono andare avanti…

Defeudis: Il governo ha giocato a far passare il messaggio della costruzione tecnica degli anni, del 5+3+5, e la gente si è tranquillizzata. Ma non si è detto quello che c’è dentro la legge, i contenuti, l’organizzazione di questi anni.

Dacrema: Bisogna stemperare il fatto che l’anticipo è visto bene, specialmente al sud, dove si cercava un modo per farlo già da tempo. Poi bisogna tener conto che si è alimentata l’illusione che l’anticipo della materna e delle elementari possa coprire la carenza di scuole materne, la carenza di posti che esiste in tutta Italia

Varaldo: Certamente ci sono delle difficoltà, ma non penso che i genitori siano d’accordo con questa legge. C’è una grande opposizione anche dei genitori. Per esempio l’altro giorno a Firenze, in occasione dello sciopero degli insegnanti, i genitori hanno fatto un’assemblea cittadina contro la riforma e poi hanno deciso di concluderla con un corteo spontaneo, che ha visto sfilare 500 persone per la città, nell’unità di insegnanti, genitori e studenti. Quindi esiste una grande disponibilità alla mobilitazione. Torno quindi sulla questione: che cosa fate per promuovere l’unità?

Dacrema: La prima questione è che la manifestazione del 12 aprile riesca.

Dafeudis: Quindi sulla base del 12 aprile si può cercare l’unità?

Dacrema: Il 12 aprile può accelerare la spinta. Poi dopo ci si confronterà sui singoli provvedimenti: già sull’anticipo c’è un’intesa per una mobilitazione comune.

Montanari: Il 12 aprile può essere un punto di partenza, ma certamente non esprime ancora l’unità che invece emerge dal basso.

Dacrema: La CGIL è disponibile a fare altre iniziative unitarie dopo il 12 aprile. Poi ci devono essere le manifestazioni regionali e quelle sul territorio. Per esempio va considerato che la legge 148 dei Moduli e la 820 del Tempo Pieno non vengono abolite da questa legge e la delega non dà mandato diretto per fare questo. Certo, ci sono le sperimentazioni che aprono la strada alla distruzione del Tempo Pieno e dei Moduli, ma noi stiamo cercando di fare controinformazione. Non si può pensare di tornare la maestro unico alle elementari

Varaldo: La legge non abroga la 148 e la 820, ma poi i tagli determinano nei fatti questa abrogazione. Mi sembra che nell’ultimo periodo si sia arrivati al fondo, i prossimi tagli rimetteranno in causa le cose fondamentali della scuola, il rapporto insegnanti-classi

Montanari: Non è vero che la legge e la sperimentazione introducono di nuovo il maestro unico. Questo è quello che dice la propaganda del governo. In realtà si introducono i gruppi flessibili e la moltiplicazione dei maestri. E poi come ci si può richiamare agli Enti Locali, che sono costretti dai tagli a chiudere servizi, privatizzare ecc. Come si può pensare che gli Enti Locali applichino bene la legge?

Dacrema: E’ vero che non ci si può salvare con gli Enti Locali, però vi porto l’esempio dell’Emilia-Romagna, che propone una legge regionale sulla scuola che di fatto mette un freno alla riforma, perché dice che nessuno può andare all’istruzione professionale se non ha 15 anni

Defeudis: Così avremo 20 scuole diverse in tutta Italia. La legge dell’Emilia Romagna apre la strada proprio all’applicazione di tutti gli altri punti della Moratti, e di fatto la accetta e entra nel meccanismo della devolution

Dacrema: Partiamo dal fatto che non vogliamo questa legge: cosa avrebbe potuto fare l’Emilia Romagna?

Varaldo: Per esempio avrebbe potuto votare una mozione contro la legge. E poi potrebbe mobilitare la popolazione, spiegare di cosa si tratta….

Dacrema: In ogni caso su questa legge incombe ancora il giudizio della Corte Costituzionale: non è detto che non ci dia ragione e che non blocchi la riforma

Montanari: Vorrei concludere questo incontro ricordandone il senso. Noi andremo ora dagli altri sindacati e porremo lo stesso problema: cosa fare per l’unità, per bloccare la riforma e la politica di distruzione della scuola pubblica. Siamo portatori di migliaia da tutta Italia e ribadiamo che l’unità è urgente per l’abrogazione della legge e contro la sua applicazione. Su questa strada noi continueremo a mobilitarci.

Incontro con Daniela Colturani, segretario generale CISL-Scuola

Defeudis: (breve presentazione). Mi sembra che lo sciopero dell’altro giorno abbia cambiato molte cose: gli insegnanti hanno evidentemente manifestato contro la legge, e questo nonostante mancasse questa parola d’ordine nella convocazione. Mi sembra un segnale forte e importante, di cui si deve tenere conto, perché gli insegnanti hanno espresso la loro volontà di unità

Colturani: Una grande fetta dell’impegno per lo sciopero ce l’abbiamo messa noi. Poi c’è lo Snals che sulla riforma ha una posizione che non ho ancora capito bene, non è chiara. Con la CGIL il problema è più confederale che di categoria. Per questo posso dire che a proposito del vostro appello noi siamo disponibili, purchè la data non sia quella del 12 aprile, perché è una data già fissata da un sindacato in modo autonomo.

Defeudis: Capisco tutti i problemi, ma per gli insegnanti e per i genitori è difficile capire questo problema della data, che viene posto anche dalla CGIL. Per tutti noi il problema è semplice: c’è l’unità alla base, non si vede perché non possa esserci al vertice.

Colturani: Certo, le adesioni allo sciopero sono state altissime e si è espressa la volontà di battersi contro la riforma, ma bisogna tenere presente che la situazione è difficile: nonostante queste percentuali il governo non ci ha nemmeno convocato, nemmeno per dirci che non se ne fa nulla. Manca la reazione normale, istituzionale, la volontà minima di dialogo. Tornando al problema del 12 aprile, penso che nemmeno la mia confederazione mi darebbe l’autorizzazione. Ma se si trova un’altra data, anche l’11 e mezzo, il 12 e mezzo, allora per me si può fare

Defeudis: Ma noi non comprendiamo questa rigidità politica

Colturani: Io sono disponibile e capisco quello che dite. Ma dovete tener presente che dall’altra parte, dalla CGIL, c’è proprio una rigidità politica che porta tutti al massacro. Peraltro anche la rigidità della mia confederazione mi porta dei problemi.

Varaldo: Per fare l’unità prima di tutto si devono condividere gli obiettivi. Prima ci accennavi al convegno di stamattina nel quale ha parlato uno dei membri del ministero che lavorano alla riforma. Puoi dirci cosa è emerso?

Colturani: Sono rimasta veramente colpita. Siamo di fronte ad un salto di qualità veramente preoccupante. Fino a questo momento ho provato e creduto che con la concertazione si potesse difendere qualcosa, che ci fossero gli spazi per correggere alcuni aspetti con i decreti applicativi. Si trattava anche di non dire sempre di no. Ora si può dire che la situazione è differente. Loro vanno avanti comunque. Quello che viene fuori da stamattina e che ha traumatizzato tutti è che emerge una cultura diversa. Noi dicevamo: non c’è una filosofia di fondo, questa riforma ha degli errori, ma non c’è una filosofia di distruzione. Oggi invece si vede che questa filosofia esiste: si afferma una cultura diversa, in cui la scuola deve dare prestazioni minime, e il resto ognuno lo cerca sul mercato. Oggi per esempio la questione dell’obbligo apre la strada al lavoro in nero dai 13 anni…Questa mattina il responsabile del ministero non ha più parlato di classe, ma chiaramente di gruppi, di leader all’interno del gruppo…..

Varaldo: Di fronte a questo cosa fate per promuovere l’unità?

Colturani: Io sono disponibilissima a fare l’unità, a prendere iniziative con gli altri. Ma ci sono anche questioni all’interno delle confederazioni, ci sono rapporti di cui bisogna tener conto. Poi forse per mettere un freno alla legge si può pensare a quello che sta succedendo in Emilia Romagna, dove viene approvata una legge regionale che argina i problemi

Varaldo: Ma questa legge si mette sul terreno del federalismo, della regionalizzazione. Si inserisce perfettamente in un processo di disgregazione della scuola italiana. Accetta completamente gli indirizzi generali dettati dallo Stato,per poi adattare quelli particolari agli indirizzi della regione. Questo vuol dire mettere in concorrenza le regioni…

Colturani: Però di fatto ci sono già i decreti pronti per la 1^ e la 2^ elementare, e questi contengono limiti economici pazzeschi: per esempio i 90.000 bambini che potrebbero iscriversi in prima anticipatamente non so proprio come potranno essere sistemati, perché non ci sono le risorse, non ci sono i soldi per coprire questo ingresso anticipato, e così si darà risposta solo a 1/3 e per di più intasando tutte le classi con 26-28 alunni.

Varaldo: E poi ci sono i modelli di scuola che vengono proposti….

Colturani: Per la scuola elementare le raccomandazioni sono già valide anche per l’applicazione della legge, anche se le sperimentazioni non sono proprio prescrittive c’è da aspettarsi che la legge venga applicata così, e c’è il rischio che la gente si affezioni al maestro unico

Montanari: Ma non si tratta affatto del maestro unico. I bambini vedranno 7-8 maestri, e questo nessuno lo dice…

Varaldo: Questo avrà anche un impatto sugli organici

Colturani: Un terzo di insegnanti va via. Per il Tempo Pieno si prevede un insegnante titolare e poi gli altri che fanno i laboratori

Montanari: Tu hai detto che questo governo va avanti come un treno. E’ vero, però noi notiamo che non c’è stata opposizione, e questo mi fa pensare che c’è spazio per fare qualcosa. Per esempio ci hanno contattato da Parma in 200, per dire che sono con noi, che hanno fatto delle azioni di protesta, che sono d’accordo per l’unità…

Colturani: Qualcuno dice che c’è stato un accordo sotto banco. Poi altri dicono che il governo compra le associazioni professionali, anche con l’idea di dare qualche distacco in più. I documenti di questi giorni, anche quelli ufficialmente contro la legge, sono campionati di pattinaggio su ghiaccio.

Montanari: Vorremmo aprire la strada per fare qualcosa qui, ora; secondo noi ci sono delle carte da giocare.

Colturani: Bisogna partire dal presupposto che è legge dello Stato. Fin qui abbiamo marciato in ordine sparso e anch’io mi assumo delle responsabilità. Certo ora bisogna fare informazione, e trasmissioni come Porta a Porta non aiutano. Mi hanno dato trenta secondi e non ho potuto esprimere quello che volevo. Ognuno doveva avere il suo foglietto con un discorsetto imparato a memoria e non intervenire liberamente.

Defeudis: Stamattina siamo stati alla CGIL. Loro dicono che se la manifestazione del 12 aprile riesce questo costituirà una spinta per l’unità

Colturani: Ma intanto i tempi stringono

Defeudis: Ma ci sarebbero i tempi per unirsi al 12 aprile. Cosa fate?

Colturani: Esiste un problema politico. Non è un problema organizzativo. Tutto nasce dal fatto che avevamo detto: facciamo una grande manifestazione, tutti uniti, a febbraio. Ma la CGIL ha voluto fare da sola, forse è stata richiamata all’ordine, perché in un primo momento c’era l’accordo. Io sono già andata da Pezzotta a dirglielo, ma non può essere il 12 aprile, perché è una data decisa da altri che ha rotto un’intesa. Si può fare l’11 e mezzo, o il 12 e mezzo.

Defeudis: Ma la gente è disorientata da questi problemi.

Colturani: Se si trova un’altra data io sono disposta a forzare, come ho già fatto per arrivare allo sciopero del 24 marzo in modo unitario. Ma la CGIL deve fare un passo indietro sulla data. Non ci possono essere problemi di etichette, non si può fare la ricorsa a chi è più bravo. Bisogna cercare l’unità veramente. Se c’è questa volontà sono disposta a forzare. Alla fine dei vostri incontri fatemi sapere se ci sono i margini per lavorare.

Montanari: Noi siamo qui per dare un segnale, per dire quello che la gente vuole. E il messaggio è chiaro: unità, manifestazione nazionale per l’abrogazione della riforma e la difesa della scuola pubblica. Se si crea questa unità le cose possono cambiare

Colturani: L’anno scorso Cofferati ha portato 3 milioni, ma poi il governo è andato avanti lo stesso

Chieffa: un dato è certo: il governo non tema la divisione. Quello che teme è l’unità.

Incontro con Di Menna, segretario nazionale generale UIL-Scuola

Montanari: Introduce l’incontro ricordando il ruolo del “Manifesto dei 500”, il mandato ricevuto da centinaia di RSU e le migliaia di firme raccolte per l’unità, per una manifestazione unita contro la legge Moratti. Spiega il significato della delegazione e degli incontri avuti con i segretari nazionali delle principali OO.SS. della scuola. Chiede al segretario UIL il suo parere sulla “riforma” e sulle iniziative comuni che la UIL intende avviare.

Di Menna: Qual è lo stato delle cose secondo noi? Le tre Confederazioni hanno cercato un accordo con il governo per avere un ruolo di confronto con il Ministro nell’ambito dell’emanazione dei diversi decreti attuativi della riforma. Il ruolo del sindacato è quello di entrare nel merito di tutti gli aspetti retributivi, dell’organizzazione del lavoro, degli orari che riguardano direttamente i lavoratori della scuola prescindendo dal merito della legge. Il nostro compito è quello di tutelare le persone, rappresentare al governo le preoccupazioni e le valutazioni degli insegnanti, evitando sistemi plebiscitari antidemocratici. Nel febbraio del 2002 prima dell’approvazione della legge su questo terreno le tre confederazioni erano tutte d’accordo. Nel merito della legge i giudizi sono articolati. La convinzione della UIL è un giudizio negativo non in merito allo strumento attuativo (la legge delega). Richiedere che la decisione emerga per via parlamentare vorrebbe dire far pesare per gruppi parlamentari e politici le nostre posizioni. La legge (positiva) dell’autonomia è passata per legge delega, quindi per noi non è questo il problema. I decreti si prestano anche meglio a svolgere un’azione di controllo e pressione da parte dei lavoratori. Nel merito della legge: gli aspetti negativi sono la separazione tra sistema dell’istruzione e della formazione professionale, l’ingresso anticipato, la riduzione dell’obbligo scolastico a 14 anni. Anche la legge Berlinguer non era il massimo con il passaggio a 15 anni e l’obbligo di un anno di scuola superiore dopo la media o dell’apprendistato. La legge Moratti peggiora ulteriormente. Alcuni aspetti sono già presenti nella legge Berlinguer. Noi pensiamo ad una secondaria con un biennio obbligatorio in un sistema integrato fino a 18 anni, ma con l’obbligo di materie culturali per tutti. Sul problema dell’anticipo dell’ingresso a scuola siamo d’accordo con voi (conosciamo i vostri documenti). L’azione del sindacato non può essere quella surrettizia della politica per convincere il governo a non fare questa legge. Qui siamo alla diversità di ruolo tra sindacati e politica. Una volta approvata una legge il sindacato non può sostituirsi al Parlamento. Più ancora della legge siamo preoccupati del processo di devolution. Bisogna fare iniziative per evitare l’approvazione dell’applicazione della regionalizzazione secondo la modifica costituzionale del V comma. Il passaggio alle Regioni sarebbe la distruzione della scuola pubblica. Quali sono i problemi veri in gioco? La privatizzazione del sistema scolastico. Qual è l’ostacolo per ora? La Costituzione e la mancanza di soldi. Il passaggio alle Regioni attraverso bonus non è possibile in tempi brevi. C’è il problema dei docenti, le Regioni non hanno interesse ad acquisire un sistema di norme e contratti rigido.
Sulle modalità per contrastare la legge era già stata concordata una data per una manifestazione unita di tutte le tre Confederazioni. Non si è realizzata per decisione autonoma della CGIL di carattere politico che esprime la volontà di fare un’opposizione politica al governo. Si è quindi indebolito il senso dell’opposizione sindacale. La manifestazione del 24 unitaria è stata per i contratto.

Montanari: Si, ma i lavoratori l’hanno riempita della volontà di battersi contro la legge Moratti!

Di Menna: Si, è vero: anche da noi è molto sentita l’esigenza di una grande manifestazione contro la riforma ma non può essere il 12 aprile. Noi non vorremmo che la riforma passi nelle scuole mentre noi siamo in piazza. Il sindacato non può stare in piazza mentre introducono elementi di attacco ai lavoratori.

Varaldo: Le preoccupazioni si sommano. La riforma è già qui, la devolution è dietro l’angolo. I provvedimenti di questi ultimi anni sono stati terribili: aumenti di alunni per classe, eliminazione supplenze, tagli del personale, delle compresenze, della ore per l’ HP, ecc. Ma questa mattina Dacrema ha detto “Se le altre Confederazioni dicessero no alla manifestazione per il 12, ma si il 15 sugli stessi obiettivi noi ci staremmo”. Poi si è corretto e ha detto che ci sono comunque problemi organizzativi. Colturani, esprimendo una forte preoccupazione per le ragioni culturali che stanno dietro la “riforma” espresse nell’intervento di una specialista di Bertagna, ha detto “abbiamo problemi per il 12 ma fosse l’11,5 si potrebbe fare insieme”. Ora noi diciamo: “Se la manifestazione fosse in un’altra data che non sia il 12, sareste d’accordo?”.

Di Menna: Si, saremmo d’accordo, ma i lavoratori non capiscono il significato delle date. C’era già accordo sulle finalità e i metodi, un testo comune e una data per febbraio, poi la più grande tra le Confederazioni è partita da sola. Bisogna che le Confederazioni si accordino su un terreno comune che ritengo possibile.

Varaldo: Noi ci battiamo per l’unità. Dobbiamo sgombrare il campo dagli equivoci. Alla domanda sul perché c’è stata la rottura del quadro comune Dacrema dice che non c’era una piattaforma comune. Quindi il primo problema è valutare bene se ci sono le condizioni per questa piattaforma comune. La CISL ci ha appena dichiarato di essere disponibile per una manifestazione contro la riforma. Voi siete disponibili a fare una manifestazione contro la devolution, contro la riforma Moratti e per la difese dalla scuola pubblica?

Di Menna: Sì, noi siamo disponibili, ma bisogna concordare la data. La CGIL ha deciso autonomamente nonostante ci fosse un testo già concordato.

Defeudis: C’è un buco nelle cronistoria della vicenda tra novembre e febbraio sia sul piano parlamentare sia sindacale, ma allora perchè non dare una risposta? La categoria degli insegnanti si è espressa chiaramente con lo sciopero del 24. Ha messo al centro il contratto, ma anche il no alla “riforma” Moratti.

Di Menna: La UIL non ha tradizione di impegno politico, ma intende rispettare tutti i lavoratori, nel ventaglio delle loro diverse posizioni politiche. I lavoratori della UIL non sarebbero rappresentati se si andasse dietro alla CGIL. Nei due scioperi contro De Mauro siamo stati due notti e due giorni a studiare per trovare una formulazione che evitasse l’isolamento della CGIL nella sua posizione di difesa della legge Berlinguer.

Defeudis: Ci sono stati troppi mesi di immobilismo da parte dei sindacati

Di Menna: Il sindacato non può sostituirsi al parlamento.

Chieffa: Sono considerazioni poco comprensibili alla gente comune. E’ evidente a tutti che i sindacati uniti hanno più potere. La risposta deve essere uno sforzo per tentare un accordo per una manifestazione unita. Lo sciopero del 24 lo ha dimostrato perché era uno sciopero nell’unità di tutte le OOSS.

Di Menna: Sono d’accordo.

Varaldo: Con la divisione tra i sindacati il governo può fare quello che vuole. Bisogna anche sottolineare che non è vero che una manifestazione unita non serve. Noi pensiamo che sia da rilanciare l’unità che si è espressa il 24. La scelta della data del 12 aprile è un ostacolo che bisogna superare.

Di Menna: Le manifestazioni della CGIL indirettamente fanno il gioco del governo perché appaiono come manifestazioni politiche. Se la CGIL mostrasse una disponibilità noi potremmo rilanciare la manifestazione unitaria più ampia e quindi rilanciare una proposta. CISL e SNALS sono d’accordo, almeno da quanto ci hanno detto.
La vostra rappresentanza di diverse sigle è importante, la vostra raccolta di tante RSU di tutti i sindacati è un fatto importante. Non può esistere un sindacato che rappresenti tutto il milione di lavoratori della scuola. Però bisogna stabilire delle regole e rispettarle. In questi ultimi due anni la CGIL ha sempre deciso autonomamente. Bisognerebbe prendere decisioni insieme nel rispetto della rappresentatività di ciascuna sigla. Io lo dico sempre e anche voi potete sostenerlo. Se l’azione è unitaria è più difficile la strumentalizzazione politica. Lo dimostra lo sciopero del 24 che nessuno ha potuto definire come uno sciopero antigovernativo.

Montanari: Vorrei aggiungere una considerazione. È vero che il sindacato non può assumere una posizione politica di parte, però è pur vero che la scuola pubblica in quanto tale è un diritto democratico fondamentale che riguarda indistintamente tutti i lavoratori, i genitori, gli studenti, non soltanto gli insegnanti delle scuola.

Di Menna: E’ un diritto del sindacato negoziare con il ministro, per esempio sui decreti applicativi. Voi cosa fareste su questo problema?

Varaldo: Io penso che ognuno debba fare la sua parte. Non si può sedere al tavolo con il governo e dirgli come fare dei “buoni” decreti. Se il governo farà i decreti, il sindacato e i lavoratori valuteranno in piena autonomia se sono buoni e se non lo sono avranno la possibilità di battersi per rifiutarli.

Di Menna: Il problema concreto resta quello degli insegnanti, della regionalizzazione, ecc.

Varaldo: Se arriviamo all’unità e alla manifestazione avremo la possibilità di far fare un passo indietro al governo.

Incontro con il dott. Massenti, segretario nazionale SNALS e con Fedele Ricciuto, segretario nazionale generale SNALS

Montanari: Abbiamo chiesto un incontro con voi sulla base dei documenti che vi abbiamo inviato per fax e che sono anche contenuti nella cartellina che vi presentiamo. Sul mandato di centinaia di firme raccolte sull’Appello per l’unità sindacale, la nostra delegazione, oggi, incontra i sindacati della scuola per chiedere cosa si può fare per abrogare la Riforma Moratti.

Massenti: Gia sul titolo della cartellina che mi presentate ci potete trovare d’accordo se pubblico vuol dire statale, infatti la Riforma Moratti mina la scuola statale. E’ pur vero che la scuola così com’è ha dei problemi ed una riforma ci vuole. Questo Parlamento ha votato una Legge e tenere ancora la scuola per tanto tempo nel guado non va bene.

Varaldo: Nella Legge Moratti ci sono due punti che sono molto discussi: l’anticipo e l’organizzazione del tempo scuola….

Massenti: La interrompo per esprimere subito la nostra posizione ossia anticipo a 5 anni e mezzo?Dissenso! Anticipo a 2 anni e mezzo? Dissenso assoluto! Si potrebbero comunque fare delle considerazioni: se ad esempio l’anticipo è supportato da un rapporto insegnanti / alunni di 1 a 9 allora potrebbe esserci qualità e l’anticipo potrebbe essere visto come non distruttivo della scuola statale ma spinge la qualità verso l’alto. Noi abbiamo scritto una lettera al Ministro Moratti dove diciamo che se non si seguono certi parametri si va a distruggere la scuola statale Ora aspetto una risposta ed in attesa non mi sento di dire che la Legge è rovinosa. Anche il Sistema Duale non è chiaro, ma se guardo alla proposta lombarda, che è spaventosa, non mi sento di dire sì a ciò che propone la Legge. Voglio dire che bisogna aspettare i Decreti applicativi e poi intervenire.

Varaldo: E cioè?

Massenti: Faremo proteste, agiremo! Ora no, perché non ci sono contenuti. Vi faccio un altro esempio: le 200 ore della scuola media.Ora se queste si potranno usare, dividendole all’interno dell’orario per offrire più servizio, io non farò barricate. Altro discorso è se queste ore andranno a contratto CO.CO.CO. Ho difficoltà perché ora ho elementi di grande preoccupazione ma in onestà intellettuale non mi sento di prevedere questa disfatta e rovina della scuola statale.

Chieffa: Un’idea precisa di quello che c’è a livello solo di preoccupazione è già delineato nella sperimentazione.

Massenti: Ma quello che verrà non è quello che c’è nella sperimentazione ora perché quella non è la Legge. Quella sperimentazione è morta, perché era valida per un anno. Dovrebbero riattivare il tutto con Atti precisi. Noi essendo un sindacato autonomo possiamo affermare liberamente cosa pensiamo e perciò studiamo la Bozza e se non è compatibile agiamo.

Montanari: Lei parla di intenzioni, ma nel Testo ci sono contenuti devastanti….

Massenti: La interrompo e le faccio un esempio: a Brescia,in una scuola dove si attua la sperimentazione i docenti sono andati in soprannumero, ma piuttosto che fare ancora la sperimentazione preferiscono andare via.

Montanari: Bene, ma come dicevo prima la Legge prevede troppi elementi di grande preoccupazione…

Massenti: Guardi che tutto è relativo, perché se tutto rientra nel territorio ed è salvaguardato il principio della titolarità e della collegialità, affermo che posso accettare. Comunque ribadisco che devo aspettare i Programmi. Vede se penso al maestro prevalente dico No, dico Noanche per il tutor. Su ciò abbiamo presentato osservazioni e sugli Atti se non c’è accordo interverremo.

A questo punto entra il Segretario Generale Nazionale SNALS Scuola Fedele Ricciato

Defeudis. Dopo lo sciopero di lunedì scorso mi sembra che il quadro sia molto cambiato. Infatti lo sciopero è stato proclamato senza la parola chiara: No alla Legge Moratti! Sono stati i docenti,i genitori, gli studenti ed i movimenti come il nostro ad andare spontaneamente nelle piazze con slogan ,cartelli e striscioni a gridare l’enorme disagio e scontento che c’è. A soli pochi giorni dalla approvazione della Legge non si poteva andare in piazza solo per quanto era indicato dalle motivazioni della proclamazione della sciopero.Ciò è da leggere come una spinta notevole che la categoria rivolge anche ai sindacati,che hanno l’obbligo ed il dovere di rappresentarla appieno. Molti non hanno scioperato per protesta ai sindacati perché non c’era la parola chiara: No alla Riforma Moratti.
Quindi c’è una richiesta chiara : NO alla Riforma Moratti. Cosa fare adesso? C’è una richiesta specifica che necessita di una risposta chiara e netta oltre alle rivendicazioni salariali, che sono giuste e sacrosante perché danno dignità ai lavoratori.

Ricciato: Lo sciopero ha avuto largo consenso, ci sono grosse questioni: La Legge è passata ma lo SNALS ha mosso molte critiche e ci sono gli Atti parlamentari che lo testimoniano.Ci sono molte riserve se mi chiedete la filosofia della Riforma,voglio vedere i contenuti ed i decreti applicativi.
Vedete la Riforma Berlinguer era un’operazione che riduceva anni e qualità della scuola, e tutte le analisi sia prima sia adesso le avete fatte anche voi col vostro movimento. Vi seguiamo da sempre, apprezziamo i vostri documenti e l’autorevolezza che li accompagna. Ricordate il nostro impegno all’interno del CNPI abbiamo detto subito che non andava bene.
Ma il pericolo reale c’è, lo avverto nei rapporti che ci sarà tra scuola statale e scuola paritaria. Noi proprio per il fatto di essere un sindacato autonomo siamo molto critici ma non ci sentiamo di dire ritiro della Riforma. Vi seguiremo per l’autorevolezza che avete e che vi contraddistingue ma per il momento non possiamo dire no alla Riforma.
Posso però aggiungere che se gli Atti non daranno soddisfazione agiremo. Anzi aggiungo che se dovessero scendere in piazza tutti i movimenti scolastici, le associazioni culturali ed altro allora scenderemo anche noi. Lunedì le parole dello sciopero erano tante che se qualcuno non ha scioperato è perché non è attento a ciò che accade nel mondo della scuola!
Io ho una preoccupazione notevole per due grandi temi: la devolution e l’autonomia

Varaldo: Lei ha accennato al CNPI al tempo di Berlinguer ed al ruolo fondamentale che il sindacato ha avuto. Invece ora a riguardo della Riforma Moratti il CNPI ha avuto un giudizio meno netto così è passata la Sperimentazione. Ora se si parte con la sperimentazione e senza decreti si hanno conseguenze come quello dei tagli di organico. Altro danno sono l’abolizione dei diplomi. Altro punto è la posizione degli insegnanti degli istituti professionali: in previsione del fatto che diventeranno regionali c’è già stata la migrazione dei docenti…

Ricciato: Quello che succederà lo vedremo in questi giorni, noi abbiamo la consapevolezza di ciò che si vorrebbe fare con questa Riforma e lo stiamo studiando e valutando. Ci sono pericoli di frantumazione del principio datoriale dei docenti e che la Legge non dice ma la Legge può essere applicata dall’articolo 117 e su questo noi come sindacato alzeremo le barricate. Non si può far passare il personale ATA dagli EE.LL per omogeneizzare il personale e poi agire così. Vedete in questo momento i tempi non sono maturi ma potrebbero diventarli.

Montanari: Noi come movimento chiediamo comunque l’abrogazione della Legge Moratti per tutti i pericoli ed i danni notevoli e devastanti che arrecherà alla qualità della scuola statale. La nostra responsabilità termina qui, cioè là dove comincia la vostra come sindacato nazionale di rappresentanza di migliaia di lavoratori che esprimono dissenso verso questa Riforma.

Massenti: Non possiamo chiedere l’abrogazione, possiamo esperire ogni tentativo. Sulla Riforma siamo comunque molto vicino alla CISL e cercheremo l’unità. Se si vorrà organizzare qualcosa insieme noi siamo disposti a fare.

Il “Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica” si è costituito a Roma il 23 giugno 2001 al termine di un incontro nazionale promosso dal “Coordinamento ins-gen di Roma” (riunito intorno alla rivista “Il Bambino e l’acqua sporca”) e dal “Manifesto dei 500 insegnanti e genitori”. A questo incontro avevano partecipato insegnanti e genitori di tutta Italia, delegati e responsabili sindacali e di associazioni, rappresentanti di movimenti e partiti. Riunitosi a Firenze per la terza volta il 24 novembre 2001, il “Comitato” ha approvato un “Manifesto per la difesa della scuola pubblica” (disponibile sul sito di riferimento) che ha raccolto migliaia di adesioni in 17 province italiane. L’8 maggio 2002 una delegazione dei firmatari ha incontrato in Parlamento i rappresentanti di tutti i partiti per chiedere il ritiro della “riforma” Moratti. A seguito della delegazione, è stata promossa una campagna di invio di fax in massa ai parlamentari. Tutte le iniziative sono completamente autofinanziate. Contatti: Lorenzo Varaldo, c/o sc. el. “S. Aleramo”, v. Lemie, 48, 10149 Torino. Mario Sanguinetti, 06/99805457. Fax 011/8192074. e-mail: [email protected] – sito Internet: http://manifestodei500.altervista.org


“Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica”

E’ urgente, è possibile: unità subito, manifestazione nazionale per dire
“Abrogazione della “riforma Moratti, ritiro della devolution, difesa della scuola pubblica!”
Il 26 marzo 2003 una delegazione di insegnanti e genitori del “Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica” è stata ricevuta dai segretari nazionali di CGIL-CISL-UIL e SNALS. Essa rappresentava le migliaia di insegnanti e genitori di tutta Italia che hanno sottoscritto l’appello rivolto ai dirigenti sindacali “per l’unità subito, per una grande manifestazione nazionale a Roma, per il ritiro della riforma Moratti e la difesa della scuola pubblica”.
La delegazione ha incontrato: Fabrizio Dacrema, segretario nazionale CGIL-Scuola; Daniela Colturani, segr. generale CISL-Scuola; Massimo Di Menna, segr. generale UIL-Scuola; Fedele Ricciato, segr. generale SNALS
Tutti gli incontri confermano completamente le preoccupazioni da noi espresse sul futuro della scuola, sulla politica di attacco del governo, sulle gravi conseguenze della legge Moratti:
Fabrizio Dacrema ha detto che con questa legge “si arriva effettivamente al fondo di un attacco alla scuola pubblica che ha già portato danni enormi in questi anni”.
Daniela Colturani ha detto tra l’altro: “Quello che viene fuori, che ha traumatizzato tutti, è il fatto che qui emerge veramente una cultura diversa della scuola, una vera filosofia di fondo. Oggi si vede chiaramente questa cultura: la scuola dovrebbe dare solo i servizi minimi e poi le famiglie e gli studenti dovrebbero cercare all’esterno il resto, ognuno si cerca il resto sul mercato”.
Massimo Di Menna ha espresso la contrarietà della UIL verso la “riforma”: “Oltre al metodo plebiscitario che si è scelto per fare un finto dibattito per poi decidere quello che vuole, c’è la questione dell’ingresso a 2 anni e mezzo e cinque anni e mezzo, che solleva problemi enormi pedagogici e didattici, c’è la scelta precoce a 13 anni tra canale dell’istruzione e canale della formazione progfesisonale-apprendistato, c’è il problema dell’organizzazione dalle scuola come emerge dalle sperimentazioni…Poi su tutto incombe la devolution, che rappresenterebbe davvero la distruzione della scuola italiana.
Fedele Ricciato, pur dichiarando che lo SNALS vuole attendere i decreti applicativi per dare un giudizio definitivo sulla legge, si è detto “molto preoccupato per quello che sta già succedendo nella scuola e per quello che sembra annunciarsi. Se i decreti andranno nella direzione che si teme noi faremo le barricate”.
La delegazione ha sottolineato come lo sciopero del 24 marzo abbia dimostrato la volontà degli insegnanti e dei genitori di battersi contro la “riforma” e in difesa della scuola pubblica: è sufficiente aprire qualunque giornale per capire che lo sciopero, convocato per il contratto, è stato riempito del contenuto del “NO” alla Moratti in tutte le piazze.
A tutti i dirigenti sindacali la delegazione ha posto il problema: che cosa fate per promuovere l’unità di cui abbiamo bisogno in questa situazione? Noi registriamo e portiamo a conoscenza di tutti che:
la CGIL ha convocato una manifestazione nazionale per il 12 aprile, ma si è detta disponibile a fare una manifestazione nell’unità se ci sono parole d’ordine condivise
la CISL ha dato la sua disponibilità in questo senso per manifestare contro la “riforma” e per la difesa della scuola pubblica, sottolineando l’urgenza di trovare una strada per l’unità
la UIL ha dato disponibilità in questo senso, aggiungendo la necessità di manifestare per il ritiro del progetto di “devolution”. Di Menna ha precisato: “Se c’è la volontà, ci si mette intorno ad un tavolo e si trova un accordo”.

Di fronte a questa situazione noi prendiamo posizione: il momento è grave, la scuola pubblica italiana è in pericolo.
Per fermare la distruzione che si prepara è necessaria l’unità per l’abrogazione della “riforma” Moratti e per il ritiro del progetto di devolution.
Non c’è alcun motivo per cui i sindacati non possano trovare subito un accordo per questa unità e convocare insieme una grande manifestazione nazionale.

Noi ci indirizziamo a tutti i segretari nazionali della scuola, ma anche ai segretari generali di CGIL-CISL e UIL, Epifani, Pezzotta, Angeletti.

Gli insegnanti, i genitori, gli studenti sono pronti: realizzate subito l’unità di cui abbiamo bisogno per abrogare la “riforma” e ritirare la devolution.

Il “Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica” si è costituito a Roma il 23 giugno 2001 al termine di un incontro nazionale promosso dal “Coordinamento ins-gen di Roma” (riunito intorno alla rivista “Il Bambino e l’acqua sporca”) e dal “Manifesto dei 500 insegnanti e genitori”. A questo incontro avevano partecipato insegnanti e genitori di tutta Italia, delegati e responsabili sindacali e di associazioni, rappresentanti di movimenti e partiti. Riunitosi a Firenze per la terza volta il 24 novembre 2001, il “Comitato” ha approvato un “Manifesto per la difesa della scuola pubblica” (disponibile sul sito di riferimento) che ha raccolto migliaia di adesioni in 17 province italiane. L’8 maggio 2002 una delegazione dei firmatari ha incontrato in Parlamento i rappresentanti di tutti i partiti per chiedere il ritiro della “riforma” Moratti. A seguito della delegazione, è stata promossa una campagna di invio di fax in massa ai parlamentari. Tutte le iniziative sono completamente autofinanziate. Contatti: Lorenzo Varaldo, c/o sc. el. “S. Aleramo”, v. Lemie, 48, 10149 Torino. Mario Sanguinetti, 06/99805457. Fax 011/8192074. e-mail: [email protected] – sito Internet: http://manifestodei500.altervista.org


“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica

Dichiarazione del 12 marzo 2003 dopo l’approvazione della legge Moratti
No alla “riforma” Moratti. No ai decreti applicativi
Abrogazione della legge votata in Parlamento

Con quale coraggio il Ministro Moratti ha annunciato oggi, poche ore dopo l’approvazione della sua “riforma”, che “la prima preoccupazione del governo, di tutto il governo, è stata quella di mettere al centro di questa legge la persona e il suo sviluppo” ?

Chi credono di prendere in giro?
Aboliscono l’obbligo scolastico; preparano la distruzione del Tempo Pieno e dei Moduli sostituendoli con un modello di scuola elementare in cui i bambini, a partire dall’età di 5 anni e mezzo, avranno 7-8 maestri di riferimento e cambieranno compagni in continuazione; preparano il disorientamento totale di bambini di 5 anni e mezzo mescolandoli con altri di 7, e di bambini di 2 anni e mezzo con altri di 6 mezzo; rendono facoltative alcune materie che i più ricchi potranno svolgere all’esterno; distruggono i programmi nazionali e li sostituiscono con curricoli addirittura più che dimezzati in alcune materie; aboliscono centinaia di ore di lezione; istituiscono nelle superiori la possibilità di andare a lavorare gratuitamente anziché a scuola con il pretesto della formazione, aprendo la strada allo sfruttamento senza fine delle generazioni future; aboliscono i diplomi attualmente rilasciati a 19 anni, spostandoli a 21-22 con corsi universitari dequalificati e molto costosi; regionalizzano gli istituti professionali.

E hanno il coraggio di dichiarare che “la prima preoccupazione è stata mettere al centro la persona” !

Nessun insegnante, nessun genitore, nessun sindacato, nessuna organizzazione che abbia a cuore la giustizia, la democrazia, la sorte delle generazioni future può accettare la manipolazione che sta passando in queste ore.
L’esempio forse più paradossale di questa manipolazione? La “riforma” viene presentata come la legge che introduce l’inglese fin dalla prima elementare…
Ebbene, che tutti lo sappiano: le ore di lingua straniera alle elementari diminuiscono rispetto a oggi !

Noi non accettiamo. Pur con tutte le difficoltà che si presentano, non possiamo accettare questa distruzione.
Per mesi ci siamo battuti per l’unità, raccogliendo migliaia e migliaia di firme rivolte alle direzioni sindacali su un appello che dice “Troppe volte abbiamo fatto esperienza della divisione e sempre questa strada si è dimostrata catastrofica.
E’ urgente che le organizzazioni sindacali unite convochino una grande manifestazione nazionale per il ritiro della “riforma” Moratti e la difesa della scuola pubblica”.
Sulla base di questo appello noi saremo a Roma, il prossimo 26 marzo, per portare le firme raccolte alle segreterie dei sindacati e far sentire la voce della maggioranza che dice: basta con le divisioni, il momento è grave, aprite una prospettiva per salvare la scuola pubblica.
Per il prossimo 24 marzo è stato convocato uno sciopero generale unitario della scuola. Noi diciamo: è necessario che i sindacati convochino a Roma, in questa data, davanti alla sede del governo, una manifestazione nazionale per il contratto e per l’abrogazione della “riforma”.

A tutti gli insegnanti, i genitori, gli studenti diciamo: fate circolare questa dichiarazione nelle scuole, fate leggere i nostri documenti che spiegano in modo dettagliato quello che si prepara. Venite con noi alle manifestazioni.. Preparate cartelli e striscioni in ogni città, in ogni manifestazione per dire: “Unità, abrogazione della legge”.
Proponiamo fin d’ora a tutti di realizzare una “Conferenza Nazionale per l’abrogazione della “riforma” Moratti”, a Roma, nel mese di maggio.

Una legge è stata votata, una legge può essere abrogata:
da questo istante la nostra mobilitazione avrà questo solo obiettivo

Il “Manifesto per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica” viene promosso nell’ottobre del 1999 da 500 insegnanti e genitori di Torino, Milano e Lodi. Più di 15.000 insegnanti e genitori di 20 province italiane hanno aderito. Nel rispetto delle tradizioni culturali, pedagogiche, didattiche, politiche, religiose di ognuno, il “Manifesto” si batte per unire più largamente possibile gli insegnanti, i genitori, gli studenti, le organizzazioni sindacali in difesa della scuola pubblica. Il “Manifesto dei 500” ha organizzato in questi anni manifestazioni, assemblee, riunioni pubbliche, conferenze in tutta Italia e ha promosso delegazioni che sono state ricevute in Parlamento, al Ministero e a Palazzo Chigi. Insieme al “Coordinamento insegnanti e genitori” di Roma e Firenze e a rappresentanti di altri gruppi, associazioni, sindacati e partiti di tutta Italia, ha dato vita ad un “Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica”. Tutte le iniziative sono completamente autofinanziate. Contatti: Lorenzo Varaldo, c/o sc. el. “S. Aleramo”, v. Lemie, 48, 10149 Torino. E.mail: [email protected] Sito Internet : http://manifestodei500.altervista.org

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