La trappola del Ministero

“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”

Dichiarazione del 4 novembre 2003

Attenzione, si prepara una trappola!

Il Ministero dell’Istruzione ha emanato una versione del 1° decreto applicativo della “riforma” Moratti contenente un commento “ufficiale” degli articoli.
Sulla base di questo commento molti si sono affrettati a dichiarare che “la mobilitazione sta producendo i suoi effetti” e che il Tempo Pieno sarebbe salvo. Se così fosse non ci sarebbe che da rallegrasi…. Ma di cosa si tratta in realtà?
Per rispondere è necessario, come sempre, partire dai fatti.
Il commento ufficiale dice che “Alla definizione dell’organico di istituto concorrono la quota oraria ordinaria (27 ore settimanali, ndr), quella facoltativa opzionale (altre 3 ore sett.) e quella derivante dal numero dei rientri previsti che comprende il tempo dedicato alla mensa. L’assistenza educativa alla mensa verrà quindi affidata ai docenti. Ne deriva che il tempo scuola per gli alunni non subisce alcuna variazione rispetto all’esistente. La vera novità introdotta attiene alla possibilità di far ricorso a contratti di prestazione d’opera da parte di esperti esterni (…) per assolvere ad offerte formative di natura specifica non riconducibile al profilo professionale dei docenti”.

Attenzione: questo è il “commento” al decreto. Il decreto (cioè ciò che sarà legge) dice invece esattamente l’opposto!
Art. 7, comma 4: “Allo scopo di garantire le attività educative e didattiche di cui al comma 1 e 2 è costituito l’organico di istituto”.
Questo comma è stato da noi sempre definito come il punto fondamentale. Esso dice che l’organico, cioè il numero dei docenti, verrebbe dato solo per garantire le attività dei commi 1 e 2, cioè le 27 e le 30 ore settimanali.
Una cosa è dunque certa: l’organico non verrebbe più dato per due insegnanti ogni TP e 3-4 ogni Modulo. Questo crollo degli organici verrà fatto gradualmente, non sostituendo più i pensionamenti e eliminando i precari (che proprio in vista di ciò non vengono assunti).

Su quale ambiguità gioca il Ministero?
Come abbiamo sempre spiegato, tutto ciò non significa che le scuole non possano poi organizzarsi per coprire le 40 ore, ma lo potranno fare in soli tre modi: 1) mescolando le classi nelle ore di mensa e in altre attività, poiché avranno meno insegnanti a disposizione (verrebbero così resi necessari i gruppi flessibili, anche di 70-80 bambini, di cui si parla nelle famose 64 pagine di orari tutt’ora disponibili sul sito del Ministero); 2) assumendo personale esterno (come indicato nel commento stesso!) per alcune materie che potrebbero diventare a pagamento; 3) assumendo personale esterno per le ore di mensa (a pagamento) per le famiglie.

In tutti questi tre casi si va incontro alla dislocazione totale del Tempo Pieno, dei Moduli e prima di tutto dello sviluppo cognitivo, affettivo, relazione del bambino. Inoltre sono decine di migliaia i posti di lavoro rimessi in causa.

Nella nostra lettera al “Tavolo Bolognese per la difesa della scuola pubblica” scrivevamo esattamente queste cose, illustrando nel dettaglio ciò che potrebbe verificarsi.
Ci spingevamo anche oltre, e spiegavamo che persino una variazione del comma 4 che prevedesse l’organico sulla base delle 40 ore non sarebbe garanzia di nulla (vedere nota).
Oggi il Ministero scopre le sue carte e scrive che con questo decreto “il tempo scuola raggiunge nella sua massima espansione, le 40 ore e si caratterizza come tempo pieno degli alunni”.

No e poi no! Il “tempo scuola” di 40 ore non è il Tempo Pieno, che è caratterizzato da due insegnanti statali titolari su ogni classe per 40 ore, dai programmi dell’85, dal rifiuto del “tutor”.
Non è per nulla casuale che il decreto confermi l’abrogazione di tutti gli articoli della legge attuale che determinano il Tempo Pieno e la titolarità di 3-4 insegnanti ogni Modulo. Perché abrogare questi articoli se il TP fosse confermato?

Accettare questo linguaggio e queste mistificazioni non vuol dire arginare la protesta che proprio in queste settimane sta montando e può avere un primo sbocco nazionale nella manifestazione del 29 novembre a Roma?
Accettare queste mistificazioni non vuol dire aprire la strada alla distruzione del Tempo Pieno, della titolarità degli insegnanti, dei programmi nazionali, all’istituzione del “tutor”, vero elemento cardine di distruzione della scuola pubblica?
Accettare queste manipolazioni non vuol dire insinuare l’illusione che il decreto possa essere applicato “in modo giusto”?
Accettare questo linguaggio non vuol dire coprire la privatizzazione della scuola pubblica, attraverso l’istituzione graduale di un vero mercato (a pagamento per le famiglie e di lavoro precario e sottopagato per gli insegnanti)?
Non è invece evidente che il commento del Ministero viene emanato proprio perché il governo è in difficoltà di fronte alla mobilitazione, per confondere e dividere gli insegnanti, i genitori, i cittadini?

Da parte nostra mettiamo sull’allerta tutti gli insegnanti, i genitori, i cittadini: attenzione alle trappole del Ministero, analizzate a fondo la situazione prima di dare giudizi.
Noi siamo disponibili per ogni chiarimento e esemplificazione di ciò che potrà succedere.

Lungi dall’essere migliorativo, il “commento” chiarisce un ulteriore elemento peggiorativo: in esso si legge che “il Consiglio dei Ministri procederà comunque alla emanazione del decreto anche in caso di mancata emanazione dei pareri” delle Commissioni Parlamentari e della Conferenza Stato-Regione.
Quale disprezzo per la democrazia si nasconde dietro questa intenzione?

A tutti lanciamo il nostro invito: restiamo uniti.
Ora più che mai è evidente che solo il ritiro del decreto e l’abrogazione della legge Morati possono salvare il Tempo pieno, la titolarità degli insegnanti, i programmi nazionali, la scuola pubblica.

Lungi dal tranquillizzarci, il “commento ufficiale” ci deve spingere a informare ancora più largamente, con calma e chiarezza, la posta in gioco a tutta la popolazione.

Ora più che mai diciamo: quale sindacato può cadere in una simile trappola?
Quale sindacato può accettare un simile disprezzo della democrazia?
Dirigenti sindacali, prendete posizione per il ritiro del decreto,
per l’abrogazione della legge. Organizzate subito i treni, i pullman,
la partecipazione di decine di migliaia di insegnanti, genitori, cittadini alla
manifestazione nazionale del 29 novembre !

Manifesto dei 500”, 4 novembre 2003

 

Nota. Cosa potrebbe succedere se il comma 4 fosse cambiato nel senso di prevedere un generico “organico per coprire 40 ore” e non la titolarità di due insegnanti ogni TP e di 3 ogni Modulo?
Se anche il governo decidesse di lasciar coprire le 40 ore con insegnanti statali (genericamente “titolari”), l’introduzione del tutor farà in modo che ben presto ci si troverà di fronte ad una situazione di questo tipo: 18-21 ore gestite dal tutor, 2-3 dall’insegnante di inglese, 2 dall’insegnante di religione. Per il secondo insegnante non resterebbero che le briciole, cioè la mensa e i gruppi flessibili! Non solo: il decreto obbligherebbe ben presto le scuole a coprire il “tempo scuola” di attività come la mensa con un solo insegnante per “gruppi” molto grandi. Già in passato i funzionari del ministero hanno ipotizzato gruppi di 60-70 alunni!
Per questo, ciò che va difesa è la titolarità di due insegnanti su ogni classe a TP e di tre ogni Modulo, e più precisamente gli art. 129 e 130 del Testo Unico.

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