Dichiarazione sullo sciopero generale del 16 aprile

“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”

Dichiarazione del 10 aprile sullo sciopero generale del 16 aprile, sull’inizio della discussione in Parlamento della legge Moratti e sulla “controproposta” presentata dai Verdi.

Milioni di lavoratori di ogni categoria si apprestano a scioperare il 16 aprile contro l’abrogazione-revisione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e contro tutte le proposte di Legge Delega che il governo Berlusconi ha presentato. Tra di esse c’è la Legge Delega di “riforma” della scuola presentata dal ministro Moratti.
Nello stesso modo in cui abbiamo sostenuto e partecipato all’immensa e storica manifestazione che ha portato a Roma due milioni di persone, forse tre, contro Berlusconi e contro la politica del suo governo il 23 marzo, così oggi invitiamo tutti gli insegnanti, tutti i genitori e più in generale i lavoratori a scioperare uniti il 16 aprile.
Il nostro sostegno allo sciopero è totale: da 20 anni non si arrivava ad uno sciopero unito di 8 ore di tutte le categorie e di tutti i sindacati. Il momento è cruciale: attraverso l’art. 18 e le Leggi Delega tutti i nostri diritti, tutte le conquiste, tutti i servizi pubblici sono rimessi in causa.
Noi parteciperemo alle manifestazioni nelle diverse città in cui siamo presenti, con i nostri striscioni e raccogliendo adesioni all’appello rivolto ai parlamentari perché votino NO alla riforma della Moratti, appello che ha raccolto migliaia di firme in tutta Italia, comprese quelle di importanti dirigenti di tutti i sindacati, di intellettuali, di eletti nelle istituzioni, di docenti universitari.

Nel momento in cui la maggioranza del Paese manifesta contro Berlusconi e la sua politica, il governo annuncia che intende proseguire per la sua strada e il ministro Moratti presenta in Parlamento la sua legge dando così inizio al dibattito al Senato.
Il disprezzo della volontà della maggioranza che emerge da questo atto, così come dalle dichiarazioni di Berlusconi sulla manifestazione del 23 marzo (“E’ stata una scampagnata pagata dal sindacato”) pone direttamente una questione: chi rappresenta questo governo?
Anche noi, nei limiti delle nostre forze, abbiamo verificato, raccogliendo migliaia di firme in poche settimane, che l’immensa maggioranza degli insegnanti e dei genitori è contraria alla “riforma” Moratti.

Per questo, mentre ci adoperiamo per la riuscita dello sciopero del 16 aprile, ribadiamo la necessità e l’urgenza di recarci al più presto in Parlamento per portare le firme raccolte ed essere ricevuti. Noi andremo in Parlamento per manifestare una posizione chiarissima: i deputati non hanno alcun diritto di votare la distruzione della scuola pubblica prevista dalla “riforma” Moratti.
Noi andremo in Parlamento per chiedere ai deputati e ai senatori di rispettare la volontà della maggioranza del Paese e chiedere il ritiro della Legge Delega.
Per questo fissiamo fin d’ora la data dell’8 maggio per la nostra delegazione e rinnoviamo il nostro invito a tutti i gruppi, le associazioni, i comitati, i coordinamenti, i dirigenti sindacali: unitevi a noi, costruiamo insieme la delegazione (alcune adesioni di comitati e coordinamenti di diverse città italiane sono già giunte, così come quelle di importanti dirigenti sindacali).

Nel momento in cui prepariamo questa delegazione; nel momento in cui si prepara lo sciopero generale; nel momento in cui il ministro Moratti presenta la legge al Parlamento, apprendiamo che i Verdi hanno presentato una “controproposta” da discutere parallelamente al testo Moratti.

Noi vogliamo porci da un punto di vista molto semplice, che abbiamo ribadito più volte e che costituisce la base della nostra azione: portare il miglior contributo possibile alla costruzione dell’unità di tutte le forze che intendono battersi per il ritiro integrale della legge Moratti, a prescindere dalle posizioni politiche, pedagogiche, sindacali ecc. di ognuno. Pensiamo che in questo momento la priorità assoluta sia quella di rimuovere ogni ostacolo alla formazione di questa unità.
La maggioranza degli insegnanti, dei genitori, dei cittadini ha espresso una posizione molto semplice: bisogna battersi per il ritiro integrale della proposta Moratti, senza dividere le forze in alcun modo, nel rispetto delle differenze di opinione sullo sviluppo della scuola.

E’ in questo spirito che ci interroghiamo: a che cosa serve un’altra proposta in questo momento? Non è forse vero che, volontariamente o involontariamente, questa proposta va ad aprire una discussione che rischia di dividere il fronte contro il progetto Moratti?

Gli insegnanti e i genitori hanno già fatto più volte esperienza, e non solo nella scuola: si possono presentare una, due, dieci, venti “controproposte”, e alla fine tutto questo consegue il risultato di discutere di “altro” rispetto all’esigenza primaria di battersi per il ritiro della proposta che oggi costituisce il rischio reale per la scuola pubblica.
E’ necessario che il Parlamento discuta due leggi o non è invece necessario unire le forze per organizzare la mobilitazione unita che, sola, può fermare il progetto Moratti? La “contro-proposta” dei Verdi non consegue il risultato di legittimare il dibattito sulla proposta Moratti? L’obiettivo, dicono i Verdi stessi, è quello di “costringere la maggioranza alla dialettica parlamentare”: non bisogna invece costringere il governo alla dialettica sociale di un Paese che rifiuta la politica di Berlusconi in tutti i campi, di battersi per il rispetto della volontà della maggioranza, e cioè per il ritiro della riforma Moratti?

Per questi motivi noi rilanciamo la nostra campagna sulla mozione rivolta ai parlamentari e ci rivolgiamo anche ai Verdi: unitevi alla maggioranza che si batte per il ritiro della proposta Moratti, sostenete la delegazione in Parlamento.
A tutti gli insegnanti e i genitori diamo appuntamento nelle piazze in occasione dello sciopero generale e per la metà di maggio per il resoconto degli incontri con i parlamentari nelle diverse città in cui siamo presenti e per decidere insieme come continuare la mobilitazione.

Il “Manifesto dei 500”, 10 aprile 2002

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