Dichiarazione sull’accordo governo-sindacati

“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica

Dichiarazione del comitato nazionale a seguito dell’accordo governo-sindacati
che ha portato alla revoca dello sciopero del 15 febbraio 2002

Nella notte tra il 4 e il 5 febbraio 2002 le organizzazioni sindacali CGIL-CISL e UIL hanno siglato un “Protocollo d’intesa” sulle questioni contrattuali. L’intesa raggiunta, che riguarda anche il mondo della scuola all’interno del Pubblico Impiego, ha costituito la base per revocare lo sciopero previsto per il 15 febbraio.
Il “Manifesto dei 500” ritiene innanzitutto opportuno portare a conoscenza del maggior numero possibile di persone alcuni contenuti dell’accordo.

1) Nell’accordo si legge, al punto 7: “In riferimento al processo di riforme in atto nella scuola, il Governo, per il tramite del Ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, attiverà altresì un tavolo permanente di confronto sui seguenti punti: organici, sia del personale docente che ATA; piano pluriennale di investimento; tutti gli aspetti di applicazione della riforma che hanno ricadute sul personale e sull’organizzazione del lavoro”.
2) Al punto 2 si legge: “Le parti concordano sull’opportunità (…) di destinare con i criteri definiti dai contratti nazionali una quota delle risorse finanziarie all’incentivazione dell’efficienza del servizio e della produttività”
3) Al punto 3 si legge: “Le parti riaffermano lo spirito e i contenuti delle riforme che (…) hanno mirato a promuovere una maggiore efficienza, economicità ed efficacia delle pubbliche amministrazioni”. Al punto 6 si ribadisce: “Tenendo conto dell’esigenza di perseguire gli obiettivi di stabilità e crescita, di riduzione del complesso della spesa di funzionamento delle amministrazioni pubbliche, di incremento dell’efficienza e di miglioramento della qualità dei servizi, il governo riconosce l’importanza di valutare adeguatamente (…) anche gli interessi dei lavoratori dipendenti (…) a salvaguardia dei livelli occupazionali”.
4) Sul piano salariale, il governo si impegna ad attribuire incrementi retributivi medi del 5,56%. In una nota della CGIL si apprende che ciò significa un aumento medio per la scuola di 211.000 lire lorde.

Di fronte a questa situazione il “Manifesto dei 500” si interroga.
a) Centinaia di migliaia di insegnanti erano pronti a scioperare non solo per questioni salariali, ma per esprimere a chiare lettere il rifiuto della riforma Moratti presentata in questi giorni, che mette letteralmente all’asta la scuola pubblica, contro i tagli di organico già varati e contro le norme della Finanziaria che sostanzialmente elimina l’esame di maturità, aprendo la strada all’abolizione del valore legale del titolo di studio, alla soppressione dei programmi nazionali uguali su tutto il territorio e alle scuole private. Il sentimento di rifiuto di questa legge e dell’intera politica scolastica del governo si univa al sentimento di forza e soddisfazione nel vedere finalmente uniti tutti i sindacati. Ciò avrebbe certamente costituito un ostacolo alla liquidazione della scuola pubblica che il governo porta avanti. Queste centinaia di migliaia di insegnanti avrebbero forse scioperato perché venga istituito “un tavolo permanente di confronto sull’applicazione della riforma” tra governo e sindacati? Si può essere soddisfatti di un accordo che impegna i sindacati a trovare un accordo per applicare le riforme? Qual è il compito di un sindacato: sedersi al tavolo del governo per decidere come applicare le riforma distruttive, per accordarsi sugli “aspetti di applicazione della riforma che hanno ricadute sul personale e sull’organizzazione del lavoro”, oppure organizzare la mobilitazione per il ritiro dei progetti del governo?
b) Centinaia di migliaia di insegnanti hanno scioperato il 17 febbraio 2000 e nei successivi scioperi contro gli aumenti di merito e per dei veri aumenti salariali uguali per tutti. Viene rispettata la loro volontà firmando un accordo che prevede ” di destinare con i criteri definiti dai contratti nazionali una quota delle risorse finanziarie all’incentivazione dell’efficienza del servizio e della produttività”?
c) Come è possibile firmare un accordo in cui si prevede di continuare con “lo spirito e i contenuti delle riforme” , mentre tutti gli insegnanti, i genitori e i lavoratori sanno perfettamente cosa hanno significato queste “riforme” (tagli degli organici, migliaia di posti soppressi in ogni settore, abolizione delle supplenze, aumento alunni nelle classi, abolizione limite alunni in classi con hc, tagli ai posti di sostegno, non immissione in ruolo di migliaia e migliaia di precari, tagli dei fondi….)? Come si può accettare un accordo che prevede di difendere “anche” gli interessi dei lavoratori, quando tutti sanno che i criteri di “economicità” non porteranno ad altro che a nuovi tagli e soppressioni di posti? Come si può accettare tutto questo nel momento in cui escono le circolari e i decreti che tagliano migliaia di posti in tutta Italia per il prossimo anno?
d) Pur coscienti che gli aumenti salariali possono rappresentare un primo passo verso il recupero del potere d’acquisto perso in questi anni, evidenziamo che gli aumenti dei prezzi e delle tariffe dell’ultimo periodo (anche legati all’introduzione dell’Euro) sono stati stimati in un aumento di spese di un milione a famiglia. A ciò va aggiunto il dato di fonte sindacale che il potere d’acquisto degli insegnanti è sensibilmente inferiore a quello del 1995. Può essere considerato soddisfacente un aumento di 130.000 lire nette circa, in due anni, di fronte all’enorme forza che sarebbe stata messa in campo con uno sciopero unito?

A nostro parere l’accordo firmato nasconde il timore del governo di fronte al movimento che sta crescendo nel Paese e che tende ad unirsi alle mobilitazioni contro l’abrogazione dell’art 18 dello Statuto dei Lavoratori e per la difesa delle pensioni. Il governo cerca di dare qualche soldo agli insegnanti e ai lavoratori del pubblico impiego per dividerli e per far passare l’insieme dei provvedimenti che ha in progetto, e che non ha minimamente accennato a ridiscutere.

Certamente noi consideriamo la questione salariale importante, ma non è accettabile che nello stesso accordo in cui si concedono gli aumenti si preveda l’integrazione dei sindacati nella messa in opera della distruzione della scuola pubblica e dei servizi (processi di riforma in atto). Oltretutto, alcuni ministri hanno persino precisato che non esisterebbe la copertura finanziaria per assicurare gli aumenti….

Centinaia di migliaia di insegnanti erano pronti a scioperare nell’unità: se il governo ha dovuto concedere degli aumenti che non aveva previsto e non voleva dare è proprio perché si è trovato di fronte l’unità tra gli insegnanti e tutte le organizzazioni.
Ciò dimostra che con la mobilitazione unita si possono fermare tutti i processi distruttivi in atto, si possono difendere tutti i posti di lavoro, si possono ottenere stanziamenti di fondi per i servizi pubblici e per aumenti salariali soddisfacenti.

Noi ribadiamo il nostro invito a firmare la mozione votata nelle assemblee di Torino e Abbiategrasso (MI) che si impegna a promuovere una delegazione presso i parlamentari perché votino NO alla riforma Moratti.
Ribadiamo l’importanza degli appuntamenti di Torino (7 marzo, sc. el. Aleramo, v. Lemie 48)) e Milano (5 marzo, ex sc. di Castelletto, Abbiategrasso) per fare il punto della campagna di raccolta firme e delle iniziative.
Come passo concreto per promuovere l’unità di tutti gli insegnanti e di tutti i sindacati, proponiamo che la delegazione che si recherà in Parlamento si rechi anche presso le segreterie nazionali di tutti i sindacati per portare la nostra posizione: noi siamo uniti nel valutare la gravità della situazione e chiediamo che i dirigenti sindacali organizzino la mobilitazione unita per la difesa della scuola pubblica.
L’accordo raggiunto non può essere considerato soddisfacente: la scuola pubblica è in pericolo, è necessario arrivare al più presto a quella mobilitazione unita che era stata annunciata per il 15 febbraio.
Di fronte al fatto che alcune organizzazioni sindacali hanno confermato lo sciopero, consideriamo l’adesione di molti insegnanti come un segnale della volontà di costruire una vera mobilitazione unita di tutti i lavoratori contro le riforme e per dei veri aumenti salariali.

Il “Manifesto dei 500”, 6 febbraio 2002

 

Print Friendly, PDF & Email