Dichiarazione dopo il varo del primo decreto

“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”

22 luglio 2003: presentato il primo decreto di avvio della “riforma” per le classi prime e seconde.
A tutti diciamo: non votate alcun progetto di avvio della “riforma”.
Per i primi di settembre sono già state fissate le riunioni dei delegati in diverse città: a tutti proponiamo fin d’ora un nuovo incontro nazionale dei delegati per fare dei passi avanti nell’organizzazione della mobilitazione e per prendere iniziative concrete.

Con una “puntualità” che va di pari passo con il disprezzo totale degli insegnanti e delle famiglie, il governo ha aspettato ancora una volta la fine di luglio per presentare il primo decreto (n. 61, del 22/7) applicativo della sua “riforma”.
Per poter esprimere un giudizio, gli insegnanti, i genitori, i cittadini hanno prima di tutto la necessità di conoscerne il contenuto.
1) Il decreto 61, art. 1, recita: “A decorrere dall’anno scolastico 2003-2004 è promosso, ai sensi dell’art. 11 del DPR 275/99, un progetto nazionale rivolto alle classi prima e seconda della scuola primaria (…) limitatamente ai contenuti delineati nelle Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati, che costituiscono, in allegato, parte integrante del presente decreto. (…) I piani di studio predetti vengono attivati dalle istituzioni scolastiche nell’ambito dell’autonomia didattica, organizzativa e di ricerca (…) fermi restando gli attuali assetti strutturali, gli orari di funzionamento e le risorse professionali in dotazione, rimettendo all’autonomia delle istituzioni scolastiche l’attivazione di nuovi modelli relativi all’organizzazione della didattica”. L’art. 2 “istituisce” l’insegnamento della lingua inglese e dell’informatica.
2) Il decreto 61 è accompagnato da una circolare (n. 62) che chiarisce: “Conseguentemente, le istituzioni scolastiche sono chiamate, nella loro libera determinazione, a rielaborare, per il prossimo anno scolastico, i POF relativi ai primi due anni della scuola primaria sulla base degli obiettivi specifici di apprendimento, delle conoscenze e delle abilità necessarie allo sviluppo delle competenze e delle educazioni alla convivenza civile”. Pur non essendo obbligatorio, la circolare precisa che le scuole “possono procedere anche alla revisione dei modelli organizzativi e ad una diversa articolazione delle attività didattiche (…) destinando maggiore attenzione alle funzioni tutoriali, al coordinamento didattico, all’adozione del porfolio, alle attività laboratoriali”

Precisiamo:
– Le Indicazioni Nazionali (disponibili sul sito del Ministero) comprendono due parti: A) l’istituzione del tutor, del Porfolio, dei gruppi flessibili ecc; B) gli “Obiettivi specifici di apprendimento” che aboliscono i programmi nazionali dell’85, sostituiti dai Piani di Studio personalizzati, vere e proprie macchine di distruzione della scuola pubblica, dei diritti delle famiglie e dei bambini, della libertà di insegnamento e delle libere scelte educative delle famiglie (nota a margine).
I commenti sindacali spiegano che “la scuola dell’autonomia è libera di aderire o meno al progetto (…) e il collegio docenti chiamato a decidere, in modo autonomo, relativamente all’utilizzo delle Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati” (commento CISL al decreto), e che “le scuole sono libere di aderire al progetto nazionale” (commento CGIL). I commenti di UIL e SNALS si allineano a questa posizione. Seguendo questa ipotesi, dunque, i collegi potrebbero rifiutare sia la parte A), sia la parte B) delle Indicazioni Nazionali.
– Noi rileviamo tuttavia che in nessun passaggio del decreto 61 o della circolare 62, né del DPR 275/99 (e nemmeno dei riferimenti di questo DPR) si parla chiaramente di voto del collegio docenti per quello che riguarda i “contenuti delineati nelle Indicazioni Nazionali”, né di “sperimentazione” (cosa che rimanderebbe automaticamente al voto del collegio docenti). Si dice invece che “i piani di studio predetti vengono attivati” e che “le istituzioni scolastiche sono chiamate a rielaborare i POF” (sottolineature nostre). La sola facoltà che viene chiaramente lasciata ai collegi è quella di decidere se attivare anche il tutor, il Porfolio ecc. (nella circolare si dice che tutor, Portfolio e gruppi flessibili sono “facoltà di libero esercizio” delle scuole)

La prima denuncia che noi facciamo è quindi evidente: la confusione di termini (“progetto”, “contenuti”, “obiettivi”, “Indicazioni Nazionali”, “vengono attivati”, “le istituzioni sono chiamate a rielaborare i POF”….) è creata ad arte per portare il caos nelle scuole, nei collegi docenti, tra le famiglie, per screditare la scuola pubblica, per avviare in modo strisciante la “riforma”. Il meno che si possa dire è che questa confusione creerà pressioni enormi, tensioni, isolamento, dislocazione nell’intero sistema e all’interno delle singole scuole.

E’ un fatto: le scuole saranno spinte a variare i loro POF, a cominciare a distruggere i Programmi nazionali, ad introdurre attività come l’”educazione all’affettività” che sostituiranno parti importanti di materie. Le classi prime e seconde del prossimo anno cominceranno un percorso che, se non sarà fermato, porterà alla drastica amputazione dei programmi di italiano, storia, geografia, scienze, matematica, senza alcuna giustificazione pedagogica e appoggiandosi sulle peggiori e più reazionarie teorie. E’ un fatto: molte scuole saranno indotte a introdurre il tutor, il Porfolio, i gruppi flessibili.

E’ un fatto: la “riforma” della Moratti, del governo di destra, del governo Berlusconi parte appoggiandosi ad un decreto…….del governo D’Alema e del ministro Berlinguer (275/99), in applicazione della legge sull’Autonomia che costituisce quindi uno strumento di dislocazione, differenziazione, concorrenza, caos per la scuola italiana.

Di chi è la responsabilità di questa situazione?
Dopo aver approvato il decreto 61 con il voto al CNPI (riconosciuto dal ministro come fondamentale !), come si può ora scaricare in modo sfacciato la responsabilità sui collegi docenti, arrivando a dire che la circolare 62 (e dunque il decreto) costituisce “un’insidiosa differenziazione che mette in crisi la stessa unitarietà del sistema nazionale di istruzione” (dichiarazione CISL)? Dopo essere stati complici di questa “differenziazione”, come si può dire che i collegi devono avere “massima prudenza nell’adottare un’organizzazione del lavoro e dell’offerta formativa diversa da quella che fino ad ora ha saputo garantire qualità e risultati formativi riconosciuti anche in ambito europeo”. Se questi risultati sono riconosciuti, per quale motivo si è votato il sostegno ad una riforma che li attacca? Per quale motivo CGIL, CISL, UIL e SNALS hanno rifiutato ostinatamente di organizzare quella mobilitazione che avrebbe impedito il caos a cui ora si va incontro? Per quale motivo non hanno seguito la strada aperta a Torino, dove il 20 giugno scorso più di 1.000 insegnanti e genitori hanno manifestato uniti con tutti i loro sindacati provinciali? Per quale motivo non hanno preso posizione in modo chiaro per l’abrogazione della “riforma” e il ritiro definitivo di ogni decreto attuativo? E per quale motivo dare l’avallo all’art. 2 (CGIL), che è parte integrante della distruzione dei Programmi Nazionali e apre la strada ai contratti di prestazione d’opera e/o alla riduzione delle ore di Lingua2 negli anni successivi (per carenza di organico)? Per quale motivo avallare l’”insegnamento” dell’informatica in prima elementare, aprendo la strada all’alienazione dei bambini fin dall’età di sei anni, davanti al computer in sostituzione di fondamentali parti dei programmi?

No, non sono gli insegnanti e i genitori i responsabili di quello che succederà a partire da settembre. I responsabili sono tutti quelli che hanno preparato e votato le leggi, prime tra tutte l’Autonomia e la “riforma” Moratti, che oggi vengono applicate, ma anche tutti quelli che le hanno appoggiate a diversi livelli e che non hanno organizzato la mobilitazione per l’abrogazione della “riforma”.

Di fronte allo “stupore” di chi scopre oggi che la “riforma” “mette in crisi la stessa unitarietà del sistema nazionale di istruzione”, di fronte alla contraddizione di chi sostiene anche solo una parte di un decreto che va complessivamente in questa direzione, noi diciamo: il “Manifesto dei 500” non ha nulla da “stupirsi”, né alcuna contraddizione. E’ sufficiente riguardare i nostri documenti per vedere come le nostre previsioni e denunce si stiano purtroppo avverando. Noi lo ribadiamo: solo il ritiro integrale del decreto e l’abrogazione della “riforma” potranno difendere la scuola pubblica.
Il compito di un sindacato è rispettare il mandato degli insegnanti, delle famiglie, della maggioranza.
Il governo ha mostrato chiaramente le sue carte e nel decreto c’è scritto a chiare lettere che questo è solo il primo passo: la responsabilità dei dirigenti nazionali è ritirare qualunque sostegno al governo e organizzare immediatamente la mobilitazione unita, per il ritiro del decreto 61 e della circolare 62, per l’abrogazione definitiva della legge.

Noi non staremo a guardare.
La mobilitazione a cui abbiamo contribuito nei mesi scorsi ha indotto il governo ad alleggerire alcuni aspetti del decreto di maggio, ma gli elementi del decreto 61 immettono un cuneo micidiale.

Di fronte alla confusione e alle pressioni che si annunciano per settembre, invitiamo tutti i collegi docenti e gli organi collegiali a non votare alcuna adesione ad alcun progetto, né per quello che riguarda la parte A), né per la parte B).
Attenzione: aderire anche solo alla parte B) sugli obiettivi di apprendimento vuol dire aprire la strada al tutor e al resto, poiché in tutti i documenti è scritto che le due parti sono strettamente legate

Per i primi di settembre sono già state fissate le riunioni dei delegati in diverse città: a tutti proponiamo fin d’ora un nuovo incontro nazionale dei delegati per fare dei passi avanti nell’organizzazione della mobilitazione e per prendere iniziative concrete.

Nota: il commento ai Piani di Studio Personalizzati è disponibile sul nostro sito nel documento “Riforma Moratti, atto II, dalle parole ai fatti”. Il commento è datato agosto 2002: tolte alcune affermazioni più grossolane del ministero (come quelle sulla lettura e la scrittura ad alta voce, eliminate dal ministro nella seconda stesura perché troppo ridicole) le altre citazioni corrispondono a ciò che si prevede con il decreto di oggi.

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