Dichiarazione dopo il presidio di Torino

“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”

Dichiarazione del 21 giugno dopo il presidio di Torino

E’ evidente: i genitori e gli insegnanti sono pronti.
I sindacati hanno la responsabilità di organizzare subito questa mobilitazione
su scala nazionale, fino all’abrogazione della “riforma” Moratti.

Ieri, 20 giugno 2003, più di mille tra insegnanti e genitori hanno sfidato un caldo torrido e le difficoltà della chiusura delle scuole e hanno manifestato a Torino per l’abrogazione della “riforma” Moratti, per il ritiro del decreto che istituisce il tutor e sopprime Tempo Pieno e Moduli, per il ritiro della circolare sulle 18 ore. La manifestazione ha visto unite CGIL, CISL, UIL, SNALS, CUB, COBAS, con tutte le associazioni di insegnanti e genitori. Erano presenti persino delegazioni della provincia di Cuneo (Bra e Alba) e di Varese, partite spontaneamente per portare il loro sostegno.
Un grande striscione dell’assemblea dei delegati che aderiscono all’appello della GAM recitava: “NO al tutor, ritiro del decreto. NO alla “sperimentazione”: non si sperimenta la distruzione della scuola pubblica”.

Nel suo intervento in delegazione, Lorenzo Varaldo, a nome del “Manifesto dei 500”, ha detto: “Noi eravamo qui in 100 il giorno in cui la legge è stata approvata. In quell’occasione avevamo detto al prefetto: “Il significato della nostra presenza è questo: fate sapere al governo che le falsità dette sulla legge, le cose tenute nascoste, l’abolizione del Tempo Pieno, dei Moduli, dei programmi, dei diplomi ecc…prima o poi verranno fuori e la gente non accetterà. Ebbene: in quel momento noi saremo pronti e ci stiamo organizzando fin d’ora per bloccare la legge e aprire la strada alla sua abrogazione”. Oggi si dimostra che avevamo ragione: il solo annuncio del decreto sta scatenando la rivolta non solo degli insegnanti e dei genitori, ma anche di cittadini normali che hanno saputo casualmente la notizia e vogliono portare il loro contributo per la difesa della scuola pubblica, che è un patrimonio della democrazia e dei diritti. Non è ancora successo nulla, non è ancora uscito il decreto, e già oggi si può vedere quello che si prepara. Il nostro presidio ha un grande significato, perché siamo tutti uniti, gli insegnanti, i genitori, i cittadini con i loro sindacati: il governo deve sapere che non accetteremo colpi di mano nell’estate e che questa unità è un punto di partenza per fermare la legge, a partire dal ritiro del decreto”.

Il presidio di Torino lo dimostra: la strada aperta dall’appello della GAM e della Conferenza Nazionale del 24 maggio scorso è giusta. L’unità per l’abrogazione della “riforma” è possibile. Un cartellone tenuto da una mamma recitava: “Gli insegnanti, i genitori si sono espressi: ritiro del decreto, abrogazione della legge. Sindacati: rispettate il mandato. Annunciate al governo la mobilitazione unita fino allo sciopero generale se il decreto sarà presentato”. Intanto i mille scandivano i loro slogan: “Se il decreto sarà presentato, lo sciopero unito deve essere immediato!”; “Riforma Moratti, una soluzione, abrogazione, abrogazione !”

Nel corso del presidio abbiamo appreso che un’ennesima “sperimentazione” è stata avviata alle superiori e che essa non è altro che “la soppressione dell’ultimo anno di studi, sostituito con un anno di “indirizzo” (dichiarazione di un dirigente sindacale al presidio). Tutto ciò dimostra ancora una volta l’evidenza dei fatti: tutte le “sperimentazioni”, gli studi delle “commissioni di esperti”, i progetti del governo scavalcano qualunque democrazia e hanno come unico obiettivo quello di inserire continui cunei che alla fine renderanno irreversibile la distruzione della scuola pubblica. Tutto ciò dimostra anche un’altra cosa: se si lascia ai collegi docenti la risposta agli attacchi del governo, questo non potrà che produrre divisione, discussioni senza fine, pressioni sugli insegnanti e alla fine la “riforma” verrà attuata e la scuola sarà distrutta. Va detto chiaramente: dare ai collegi la facoltà di “sperimentare” è la nuova tattica del governo per applicare la legge e distruggere la scuola pubblica. Nessun sindacato può accettare questa trappola.

Un grande striscione di CGIL-CISL-UIL e SNALS introduceva il presidio e diceva: “Per la difesa della scuola pubblica”.
Oggi, la difesa della scuola pubblica passa per il rifiuto di qualunque “sperimentazione”, per la denuncia del metodo che rimanda ai collegi docenti, il cui unico obiettivo è far passare “in pillole” ciò che il governo non ha la forza di far passare frontalmente.
E’ evidente: i genitori e gli insegnanti sono pronti. I sindacati hanno la responsabilità di organizzare subito questa mobilitazione su scala nazionale, fino all’abrogazione della “riforma” Moratti.

Il “Manifesto per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica” viene promosso nell’ottobre del 1999 da 500 insegnanti e genitori di Torino, Milano e Lodi. Più di 15.000 insegnanti e genitori di 20 province italiane hanno aderito. Nel rispetto delle tradizioni culturali, pedagogiche, didattiche, politiche, religiose di ognuno, il “Manifesto” si batte per unire più largamente possibile gli insegnanti, i genitori, gli studenti, le organizzazioni sindacali in difesa della scuola pubblica. Il “Manifesto dei 500” ha organizzato in questi anni manifestazioni, assemblee, riunioni pubbliche, conferenze in tutta Italia e ha promosso delegazioni che sono state ricevute in Parlamento, al Ministero e a Palazzo Chigi. Insieme al “Coordinamento insegnanti e genitori” di Roma e Firenze e a rappresentanti di altri gruppi, associazioni, sindacati e partiti di tutta Italia, ha dato vita ad un “Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica”. Tutte le iniziative sono completamente autofinanziate. Contatti: Lorenzo Varaldo, c/o sc. el. “S. Aleramo”, v. Lemie, 48, 10149 Torino. E-mail: [email protected] – Sito Internet: http://manifestodei500.altervista.org

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