Dichiarazione adottata dalla delegazione che è stata ricevuta in Parlamento.

“Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica”

Dichiarazione adottata dalla delegazione
che l’8 e il 9 maggio è stata ricevuta in Parlamento.

L’8 e il 9 maggio 2002 una delegazione dei 10.500 firmatari dell’appello per il ritiro della riforma Moratti lanciato a Torino e Abbiategrasso (Mi) dalle assemblee generali del “Manifesto dei 500” e ripreso dal “Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica” è stata ricevuta al Senato dagli esponenti dei diversi gruppi parlamentari.
Alla delegazione hanno partecipato 11 insegnanti e genitori delle province di Torino, Milano, Roma, Latina. Messaggi di sostegno alla delegazione sono giunti dal Coordinamento Forlivese docenti scuola statale, dal Comitato Scuola e Costituzione di Ravenna, dal Coordinamento genitori-insegnanti di Firenze, dai firmatari della mozione di numerose altre città. La delegazione della provincia di Torino era formata, oltre che dal “Manifesto dei 500”, dal Coordinamento genitori di Pianezza, dal Coordinamento insegnanti del distretto 34 e da un rappresentante di un appello di docenti universitari per il ritiro della riforma Moratti. Per Roma erano presenti i rappresentanti del coordinamento ins-gen riunito intorno alla rivista “Il Bambino e l’acqua sporca”.

La delegazione si è riunita al termine degli incontri e ha deciso prima di tutto di rendere conto ai sottoscrittori di quanto discusso nei 10 incontri con i parlamentari e in quelli con le segreterie di CGIL-CISL-UIL-SNALS.

1) Tutte le preoccupazioni toccate nei punti dell’appello si sono rivelate fondate. Come si può valutare meglio dai verbali degli incontri, anche alcuni senatori della maggioranza hanno dimostrato perplessità su alcuni punti e hanno dovuto ammettere che l’iter della legge è troppo accelerato rispetto all’esigenza di approfondimento e di superamento dei problemi che la legge pone. Nello stesso tempo, i senatori dell’opposizione si sono detti molto preoccupati confermando in pieno la nostra analisi.
2) In particolare, dagli incontri con alcuni senatori emerge la volontà della maggioranza di fare una legge che ribalta il ruolo dello Stato per quello che riguarda l’istruzione, affidando ad esso un compito di controllo generale in un sistema che dovrà mettere in “concorrenza” le scuole pubbliche con quelle private e aprirsi completamente all’intervento dei privati stessi all’interno della scuola pubblica. Sono quindi completamente confermate le preoccupazioni per una sorta di svendita della scuola pubblica, così come quelle legate alla scelta di procedere attraverso una legge delega. A tal proposito, la delegazione rileva la grave possibilità, emersa in alcuni colloqui, che, qualora la legge non dovesse passare entro l’estate, il governo proceda all’introduzione di “pezzi di legge” attraverso decreti.
3) Vengono poi confermate le preoccupazioni per l’abbassamento culturale che emergerebbe dalla “riforma”, e in particolare viene confermata la possibilità dell’avvio dei ragazzi al lavoro al posto dello studio, con distruzione dei diplomi nazionali attualmente in vigore, la loro sostituzione con titoli generici e non riconosciuti nel mondo del lavoro, il conseguente attacco ai contratti nazionali. Confermate anche le conseguenze gravi sul pericolo di distruzione-trasformazione del Tempo Pieno, sull’ingresso anticipato dei bambini delle materne e delle elementari. A proposito della questione Tempo Pieno, va registrata la dichiarazione di un esponente della maggioranza: “Anche se questo punto non è compreso nella legge le preoccupazioni sono legittime”. In ogni caso, il Tempo pieno sarebbe prima di tutto rimesso in causa nei suoi aspetti didattici.
4) Di fronte a questo quadro va rilevato che alcuni senatori della maggioranza si sono impegnati a cercare di modificare alcuni aspetti della legge, coscienti delle conseguenze di essi.

Ma ancora una volta abbiamo potuto constatare che tutti gli elementi che portavamo nel dibattito venivano presi in considerazione solo a patto che non si rimettesse in causa l’impianto complessivo della legge. In altre parole, siamo stati invitati a dare suggerimenti, a criticare, a sollevare problemi, ma a condizione che non si chiedesse il ritiro della legge.

Un altro punto emerge chiaramente dai nostri incontri: il luogo comune secondo cui queste delegazioni e incontri non servirebbero a nulla è assolutamente falso. Sia che si trattasse di senatori della maggioranza, sia che si trattasse dell’opposizione, è emerso chiaramente che il lavoro fatto in questi anni e le migliaia di firme raccolte negli ultimi mesi pesano sulle decisioni che i senatori dovranno prendere. In particolare la delegazione rileva che alcuni esponenti dell’opposizione si sono detti disponibili a sostenere un appello alle segreterie nazionali dei sindacati per una manifestazione nazionale di difesa della scuola pubblica che unisca tutti i sindacati., tutti i gruppi, le associazioni, i parlamentari.
Certo, questo non può garantire che la legge venga fermata, ma è evidente che la delegazione esce rafforzata nella valutazione che è necessario continuare la mobilitazione, allargarla, coordinare le iniziative in tutto il Paese. Visto l’impianto generale della “riforma”, la mobilitazione non può che essere rivolta all’unico obiettivo che può salvaguardare la scuola pubblica: il ritiro della legge.
Accettare di discutere di “emendamenti”, suggerimenti, ecc. vorrebbe dire infatti entrare in una discussione che ha come obiettivo dichiarato quello di far passare l’impostazione generale della legge, che è un’impostazione di distruzione della scuola pubblica.
A latere degli incontri con i senatori la delegazione ha inoltre incontrato le segreterie nazionali dei sindacati e ha rilevato la disponibilità di CGIL, CISL e UIL a convocare una manifestazione nazionale.
Una discussione è nata all’interno della delegazione e nei diversi incontri: il problema della difesa della scuola pubblica e del ritiro della “riforma” Moratti è forse un problema slegato da quello più generale della difesa delle conquiste e dei diritti al quale sono confrontati milioni di lavoratori in ogni settore? La difesa dei diplomi, per esempio, non tocca in effetti il problema della difesa dei contratti nazionali? L’utilizzo del pretesto della formazione per far lavorare ragazzi di 14 anni al di fuori di ogni contratto e garanzia al posto dello studio non è un problema che riguarda tutti i lavoratori? Più in generale, la formazione culturale dei giovani, l’esistenza di programmi nazionali validi su tutto il territorio, non sono problemi legati alla difesa dei diritti di uguaglianza dei cittadini, delle prospettive di vita, di emancipazione che in effetti vediamo attaccati tutti i giorni?
A partire dalle constatazioni emerse dagli incontri e dall’insieme di queste riflessioni la delegazione ha deciso quanto segue:

a) fare delle riunioni di resoconto in tutte le città in cui sarà possibile (già fissate le riunioni a Torino, Milano-Abbiategrasso, Firenze, Lodi. In preparazione a Roma);
b) pubblicare i verbali integrali di tutti gli incontri al fine di rendere più largo e approfondito possibile il dibattito;
c) proporre a tutte le assemblee che si riuniranno (a partire da quelle di resoconto, ma non solo) di moltiplicare le iniziative rivolte ai parlamentari per il ritiro della proposta Moratti, sia con incontri con i parlamentari delle diverse zone, sia con campagne di fax e telegrammi perché votino NO alla legge;
d) in seguito alla disponibilità emersa dalle segreterie di CGIL, CISL e UIL, la delegazione prende posizione perché i sindacati convochino una manifestazione nazionale per il ritiro della “riforma” Moratti e la difesa della scuola pubblica.

Più in generale la delegazione propone di aprire la discussione sul collegamento tra gli attacchi alla scuola pubblica e la rimessa in causa delle conquiste dei lavoratori.
La delegazione si rivolge a tutti i gruppi, le associazioni, i coordinamenti che sono sorti in questo periodo nelle diverse province perché venga aperta la discussione più larga possibile sull’insieme di queste proposte e si impegna a portare il suo contributo alle iniziative che vanno nel senso di coordinare al massimo gli sforzi di mobilitazione per il ritiro della “riforma” Moratti.

I membri della delegazione.

Roma, 9 maggio 2002.

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