Dichiarazione a proposito del DDL del governo e degli Stati Generali

“Manifesto dei 500 genitori e insegnanti per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”

Dichiarazione del 14 gennaio a proposito del DDL presentato dal governo e della conclusione degli Stati Generali.

L’11 gennaio il ministro della Pubblica Istruzione ha presentato al Consiglio dei Ministri il DDL che dovrebbe costituire la nuova proposta di riforma dei cicli.
Nel momento in cui adottiamo questa dichiarazione il DDL è ancora in discussione, ma fin d’ora sappiamo dalle dichiarazioni (“Sulla scuola nessuna retromarcia, solo qualche ritocco”, La Stampa, 13/1) che il ministro ha manifestato le sue intenzioni a procedere sulla strada di distruzione della scuola pubblica evidenziata dal documento Bertagna, dal progetto di legge sugli organi collegiali, dalla conclusione degli Stati Generali e dalla prima stesura del DDL, pubblicata sul sito del Ministero.

Le posizioni del “Manifesto dei 500” trovano, purtroppo, puntuale conferma in ogni punto, ma oggi un nuovo elemento estremamente preoccupante si aggiunge.
Il vero cardine del DDL consiste nel fatto che ancora una volta si presenta un progetto di poche pagine, senza alcun riferimento all’organizzazione, alle ore di insegnamento, ai programmi, alle titolarità degli insegnanti.
Ma il fatto gravissimo è che, mentre la precedente legge De Mauro demandava ogni cosa ad un successivo piano di applicazione (sul quale la legge si incagliò), questa volta il tutto viene rimandato alle Regioni, in dichiarata applicazione della “riforma” della Costituzione approvata dal centro-sinistra e varata il 7 ottobre.
Se questa legge dovesse passare, si arriverebbe alla divisione della scuola italiana in 20 parti, diverse tra loro per programmi, organizzazione, orari ecc.
Deve essere detto chiaramente: quello che si prepara con questo DDL è la regionalizzazione completa della scuola e il governo fa questo anche per un motivo preciso: non trovarsi di fronte, nell’applicazione della “riforma”, agli ostacoli della mobilitazione nazionale che hanno fermato quella di Berlinguer.
L’articolo 8 sulle disposizioni attuative mira proprio a questo: dividere il mondo della scuola per far passare, Regione per Regione e costi quel che costi, la legge.
A questo va aggiunta la regionalizzazione completa dell’istruzione professionale, già prevista dal documento Bertagna.

Tutto ciò si inserisce in un contesto in cui gli Stati Generali si sono rivelati esattamente per quello che noi avevamo denunciato il 7 dicembre, quando scrivevamo: “Questi Stati Generali sono convocati con un obiettivo preciso: associare tutte le organizzazioni, i gruppi, i partiti, i sindacati, gli intellettuali alla messa in opera di un simile piano distruttivo. Cosciente della devastazione che metterebbe in atto una simile riforma, il Ministro cerca di riunire tutti intorno ad un tavolo per ascoltare gli “emendamenti”, “le correzioni”, i “suggerimenti”. E’ disponibile ad ascoltare tutti e a soddisfare tutti, purché la legge vada avanti e con essa la linea di fondo che la sorregge: la privatizzazione della scuola, la mercificazione della cultura, la regionalizzazione dell’istruzione e delle conquiste dei lavoratori”.
Ecco con quali parole il sottosegretario Aprea (FI) ha tirato le conclusioni dei lavori: “Il confronto è stato ampio e gli Stati Generali composti da rappresentanti delle famiglie, degli studenti, dei docenti, da numerosi esponenti della cultura, delle professioni hanno fornito ulteriori contributi e riflessioni propositive che arricchiscono il dibattito di questi giorni e ci confortano sulla necessità di proseguire celermente verso la realizzazione di una scuola che sappia coniugare le aspettative della società e del personale”.

Chi credono di prendere in giro?
Mentre 100.000 studenti, insegnanti, genitori, manifestano a Roma contro gli Stati Generali (costretti a traslocare all’ultimo istante da Foligno alla capitale) e contro la “riforma” Moratti, e mentre alcuni sindacati si rifiutano di partecipare alla Kermesse della Moratti e altri avanzano riserve profonde sul lavoro della commissione Bertagna, il governo conclude che il dibattito ha “confortato sulla necessità di procedere celermente”.
A chi risponde questa gente? Non è dimostrato in modo evidente che questi dibattiti, questi meeting, questi falsi confronti non sono altro che uno strumento per far apparire democratica una “riforma” che nessuno vuole e che distruggerebbe la scuola pubblica e la metterebbe letteralmente in vendita?

La conseguenza di queste dichiarazioni e degli Stati Generali è stata la presentazione del DDL.
Come riporta “La Stampa”, “l’impianto resta quello della bozza Bertagna”.
Non ci dilunghiamo quindi in analisi che abbiamo già fatto (vedere documento “Riforma Moratti: un piano minuzioso di distruzione della scuola pubblica” e la dichiarazione del 7 dicembre 2001).

Di fronte alla gravità della situazione, oggi più che mai è necessario che gli insegnanti, i genitori, gli studenti restino uniti in tutto il paese per difendere la scuola pubblica.
Oggi più che mai è necessario che tutti i sindacati si battano uniti per il ritiro integrale del progetto Moratti. Per questo ribadiamo la nostra posizione: tutti i sindacati devono convocare al più presto una manifestazione nazionale che porti a Roma centinaia di migliaia di persone nell’unità.
Del resto, ribadiamo ciò che avevamo già detto il 7 dicembre: il problema scuola non riguarda solo gli insegnanti, gli studenti di oggi e i genitori, ma tutta la società. Per questo, di fronte a tutti i provvedimenti che vengono presi nei vari settori, ribadiamo che oggi più che mai è urgente uno sciopero generale unito, nello stesso giorno, per tutta la giornata, di tutte le categorie, all’interno del quale il mondo della scuola si batterà contro i progetti della Moratti.
Basta con gli scioperi divisi, per settore, per regioni, ripetuti, che non conseguono altro risultato che salvare il governo.

Il DDL del governo si conclude dicendo: “La legge 30 del 2/2/00 (riforma dei cicli) è abrogata”.
Abrogare la legge è dunque possibile: tutte le frasi di chi voleva negare la legittimità della lotta per l’abrogazione si rivelano per il loro vuoto contenuto.
Invece di scrivere una legge che, se possibile, peggiora quella di Berlinguer, il governo dovrebbe varare immediatamente un decreto che abroghi non solo la riforma dei cicli, ma anche tutte le norme varate in questi anni che attaccano la scuola pubblica: l’abolizione del tetto di 25 alunni nelle classi; l’abolizione del limite di 20 alunni con presenza di portatori di handycap; l’abolizione delle supplenze; il taglio degli organici di sostegno e di posti comuni; il taglio dei fondi alle scuole…
Il governo può farlo: è dovere di ogni sindacato degno di questo nome organizzare la mobilitazione che può costringerlo a fare ciò, unica premessa per un vero sviluppo della scuola.

Il “Manifesto dei 500”, 14 gennaio 2002

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