Appello di convocazione della Conferenza Nazionale con le prime ipotesi della Commissione dei Saggi

Il “Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli”

propone

a tutti gli insegnanti, i genitori, gli studenti, i responsabili sindacali, le associazioni, gli eletti nelle istituzioni, di promuovere insieme una

“Conferenza Nazionale per l’abrogazione della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”

Il 12 settembre la commissione di 228 “saggi” incaricata dal ministero di elaborare il piano di attuazione della “riforma dei cicli” da presentare al parlamento ha concluso i suoi lavori: il ministro ha annunciato che si prevede il taglio di intere materie, di parti di programma, la distruzione dei titoli validi nel mondo del lavoro (vedi interno), l’eliminazione dei programmi nazionali. Le nostre preoccupazioni e denunce erano dunque perfettamente legittime. A quelle relative al livello culturale si aggiungono quelle sui problemi organizzativi: dal lavoro della commissione comincia ad emergere il caos a cui si andrebbe incontro.

Ora il documento della commissione dovrà essere discusso in parlamento: senza l’approvazione del parlamento la legge non sarà applicata. Per questo noi ci rivolgiamo a ogni deputato, a ogni senatore, a tutti i gruppi parlamentari a cominciare da quelli della maggioranza perché prendano posizione e votino contro questo sfacelo.

La delegazione del “Manifesto dei 500” ricevuta il 4 luglio dalla presidenza del consiglio e dal ministero ha accertato le contraddizioni e le difficoltà del governo ed ha avuto conferma che si può ancora fermare la legge: “Se il Parlamento dovesse rivedere la legge noi ci adegueremo”, ha detto il segretario generale del ministro che ha incontrato la delegazione.

La mobilitazione unita degli insegnanti, delle famiglie e dei sindacati può ottenere la riapertura della discussione. Per questo ci rivolgiamo a tutte le organizzazioni sindacali: organizzate insieme a noi la mobilitazione che può fermare questo disastro.

Nel momento in cui il rientro scolastico e l’avvio dell’Autonomia sono caratterizzati dal taglio del 70% dei fondi per le scuole, dal taglio di posti di sostegno, dal ridimensionamento di molti organici del personale ATA, dalla soppressione di consolidate norme democratiche (elezione dei collaboratori del dirigente), noi ci rivolgiamo a tutti coloro che desiderano difendere la scuola pubblica e i valori dell’istruzione: costruiamo una “Conferenza Nazionale per l’abrogazione della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”, come momento di confronto, approfondimento e per prendere delle iniziative concrete.

Il 6 settembre si è riunito ad Abbiategrasso il comitato organizzativo del “Manifesto dei 500” e ha deciso di costituire un gruppo di organizzazione della Conferenza Nazionale che, il 17 novembre, con la partecipazione di numerosi insegnanti, genitori ed organizzazioni, ha confermato la data ed il luogo di convocazione della Conferenza Nazionale per

sabato 25 novembre 2000 alle ore 15,30, a Milano, presso il Liceo Classico “Carducci”, Via Beroldo 9 (zona Loreto). Ordine del giorno:
CONFERENZA NAZIONALE PER L’ABROGAZIONE DELLA RIFORMA DEI CICLI E LA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA.

Le aspirazioni e le speranze di migliaia e migliaia di insegnanti, delle famiglie, dell’intera popolazione sono che la scuola possa svilupparsi e migliorare per preparare un futuro migliore e sicuro alle generazioni a venire.

Una grave minaccia pesa oggi su queste speranze e sul sistema scolastico italiano, già provato da numerosi provvedimenti presi in questi ultimi anni: l’applicazione della “Riforma dei cicli”.

Il 12 settembre la commissione di 228 “saggi” incaricati dal ministro di elaborare i decreti applicativi della legge (votata in tutta fretta il 2 febbraio scorso, praticamente senza dibattito parlamentare e dopo la sospensione dei lavori della VII Commissione del Senato) ha terminato i suoi lavori.

Questi 228 “esperti” sono stati incaricati non di discutere sulla riforma dei cicli, non di valutare se i cicli siano rispettosi dell’evoluzione intellettuale, psicologica, emotiva ed affettiva dell’alunno: ad essi non è stata data alcuna libertà, se non quella di scegliere “come” tagliare un anno di scuola tra elementari e medie, “dove” tagliare delle materie o della parti di programma, “come” disarticolare il gruppo classe (in tutti i documenti ministeriali questo viene indicato come uno degli obiettivi primari della riforma), “come” ridurre la conoscenze, “come” distruggere il Tempo pieno delle elementari, il liceo classico e scientifico, i diplomi nazionali riconosciuti nel mondo del lavoro…..

Le prime dichiarazioni del ministro e le ipotesi della commissione confermano completamente le nostre tesi e il quadro distruttivo della legge:.

1) Appare ormai chiaro che la “riforma” porterebbe alla scomparsa di intere materie e al drastico ridimensionamento dei programmi. Il ministro parla di “troppe ore di insegnamento”, dice che “è necessaria una cura dimagrante delle discipline”, afferma che bisogna “arrivare a curricoli molto più asciutti degli attuali. Per questo la commissione parla direttamente di “studiare meno materie” e “compattare le discipline”. Tutto questo, come noi abbiamo sempre sostenuto, è la logica e conclusiva conseguenza del taglio di un anno di scuola nella prima fascia di età degli alunni (7 anni sostituirebbe gli attuali 8 anni di elementari e medie). Si arriverebbe così a quello che Berlinguer aveva auspicato già nel 1997: “Delegare molta della preparazione degli studi superiori ai primi anni di Università come in Inghilterra e Stati Uniti, dove i primi anni di Università non si distinguono molto dalla formazione liceale italiana o francese”.

2) Come abbiamo sempre sostenuto la “riforma” porterebbe un colpo ai programmi nazionali: si parla di meno materie obbligatorie e per il resto “spazio alle scelte dei singoli istituti”. La commissione ipotizza che il 40% dei curricoli venga lasciato alle scuole, così come ogni decisione sulla scansione interna dei cicli, sugli orari di lezione, sull’attribuzione delle cattedre….Questo significherebbe disarticolare completamente l’identità della scuola italiana. L’eliminazione dei programmi nazionali, uguali in tutto il territorio, vera garanzia di uguali diritti dei cittadini, porterebbe ad una differenziazione delle scuole a danno dei più deboli e costituirebbe un altro passo avanti verso la divisione del Paese.

3) Si arriva persino a dire, con un cinismo incredibile, che “non occorre essere sufficienti in tutto ma bisognerà prendere in considerazione la media dei risultati”. Ciò significa che la scuola potrebbe “formare” ragazzi completamente carenti in alcuni settori, con grave danno per la formazione generale.

4) Viene confermata la distruzione dei diplomi nazionali validi nel mondo del lavoro (i titoli di geometra, ragioniere, perito e i diplomi degli istituti professionali oggi rilasciati a 17 anni sarebbero soppressi e spostati a 21 anni, con frequenza universitaria e pagamento di tasse universitarie)), aggravata dal fatto che il ministro ha dichiarato che molte materie soppresse sarebbero quelle “tecniche”. Non solo: si ha il coraggio di denunciare apertamente i diplomi dicendo che bisogna contrastare il “proliferare di materie di tutti i tipi” che “rendono immediatamente spendibile sul mercato del lavoro diplomi e corsi”

5) A questo si aggiungerebbe il rischio di destrutturazione della personalità dei bambini e di dislocazione dell’intero sistema, conseguenze della disarticolazione del gruppo classe, della moltiplicazione delle figure di riferimento (“Le classi esploderanno definitivamente. Prevarrà una struttura in cui i gruppi classe si comporranno e scomporranno continuamente”, provveditore di Torino, vedi “Dossier 50 domande-50 risposte sulla riforma dei cicli”) e del mescolamento delle cattedre, degli edifici, degli orari dei diversi ordini di scuola, della fine del Tempo pieno nelle elementari. Le prime ipotesi della commissione confermano completamente il quadro caotico che uscirebbe dall’applicazione della legge: sia i ragazzi di seconda medie che quelli di terza potrebbero confluire nello stesso anno alla scuola superiore (per compensare il caos prodotto da ciò si ipotizza di “spalmarli” su tutti gli anni, indipendentemente dall’età e dalle competenze !); per la scuola di base si ipotizzano almeno 6 modelli, mentre per superare il problema degli edifici si pensa di “spostare” le classi da un edificio all’altro, scindendo il concetto di “aula” da quello di “classe”; il Tempo Pieno delle elementari non viene più citato; intanto gli insegnanti delle medie potrebbero trovarsi a lavorare contemporaneamente con alunni della vecchia scuola media (cioè tre anni) e con alunni più piccoli, appartenenti al ciclo di base…

Questa commissione ha prodotto un disastro ancora maggiore di quello che ci si poteva attendere: si colpisce sia la cultura generale, sia la preparazione al lavoro, sia l’organizzazione..

Ancora una volta si conferma come non sia possibile battersi per “una giusta applicazione della legge” o “per riempire in modo positivo” un contenitore che prevede una tale distruzione della scuola.

Noi non accettiamo questa distruzione.

Non accettiamo che la nostra professionalità e le speranze per il futuro dei nostri figli, il nostro attaccamento ai valori della cultura, dell’istruzione, dei diritti uguali per tutti, i nostri progetti di questi anni per un reale miglioramento della scuola pubblica vengano sommersi da una riforma che ha come obiettivo dichiarato l’abbassamento culturale.

Per questo affermiamo che oggi la battaglia primaria, quella che può permettere di tenere in piedi tutte le altre, è quella per la non applicazione della “riforma dei cicli” e per la sua abrogazione Il caos che questa legge porterebbe e la dislocazione del sistema a cui si arriverebbe renderebbero vani tutti i propositi di sviluppo della scuola che in questi anni hanno mobilitato gruppi, sindacati, associazioni, intellettuali, insegnanti e genitori. La scuola pubblica italiana uscirebbe distrutta dall’applicazione della “riforma”.

E’ a partire da queste riflessioni che ci interroghiamo: come bloccare questa legge?

Il parlamento sarà chiamato a votare nei prossimi mesi il documento approvato dalla commissione: i deputati, primi tra tutti quelli del centro-sinistra, hanno la responsabilità di votare contro un simile sfacelo, bloccando in questo modo la legge.

Noi ci rivolgiamo a ogni deputato, a ogni senatore, a tutti i gruppi parlamentari a cominciare da quelli della maggioranza perché prendano posizione e votino contro questo sfacelo.

Sappiamo che la mobilitazione unita degli insegnanti, dei genitori, degli studenti e delle organizzazioni sindacali può imporre al parlamento di bloccare la legge. Lo sciopero del 17 febbraio scorso lo dimostra.

Per questo ci rivolgiamo a tutte le organizzazioni sindacali: organizzate insieme a noi la mobilitazione che può ancora bloccare la legge. Di fronte alle dichiarazioni del ministro, chi può ancora credere che questa legge conduca ad uno sviluppo della scuola?

Nessun dirigente, nessun responsabile sindacale può accettare una simile distruzione.

Rileviamo che la CISL e il suo segretario generale, Sergio D’Antoni, hanno preso posizione contro questa legge, così come numerosi direttivi sindacali di ogni parte d’Italia. Sappiamo che molti membri della commissione hanno espresso dubbi, perplessità, contrarietà. Abbiamo toccato con mano, raccogliendo migliaia di firme e organizzando le delegazioni al Senato, al governo e al ministero, che la maggioranza degli insegnanti e dei genitori è contraria a questa legge.

E’ su questa base che ci rivolgiamo a tutti gli insegnanti, i genitori, i gruppi, le associazioni, le persone democratiche: noi vi invitiamo a promuovere insieme a noi una “Conferenza Nazionale per l’abrogazione della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”, come momento di confronto e di dibattito e per prendere delle iniziative concrete.

Noi non lasceremo distruggere la scuola: si tratta del futuro delle generazioni a venire, della qualità della vita, di una delle conquiste democratiche più importanti.


Noi sottoscritti ci rivolgiamo a ogni deputato, a ogni senatore, a tutti i gruppi parlamentari a cominciare da quelli della maggioranza perché prendano posizione e votino contro i decreti applicativi della “riforma dei cicli”.

Siamo d’accordo con la proposta del “Manifesto dei 500” di una “Conferenza Nazionale per l’abrogazione della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica” e con l’appello che questa iniziativa.

nome cognome indirizzo qualifica scuola firma (con eventuale tel.) (ins., gen., delegato resp. sind., …..)
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Il gruppo organizzativo promotore della Conferenza Nazionale invita tutti i sottoscrittori a versare un contributo, anche minimo, per permettere la completa autonomia finanziaria della conferenza stessa. Il “Manifesto dei 500” è un’iniziativa completamente autofinanziata dai liberi contributi delle migliaia di insegnanti e genitori che lo hanno sottoscritto.

Il “Manifesto per il ritiro della riforma dei cicli” viene promosso nell’ottobre 1999 da 500 insegnanti e genitori delle province di Torino, Milano, Lodi, Bari, Avellino, Latina, Frosinone e Asti al termine di alcune manifestazioni pubbliche che avevano riunito centinaia di insegnanti e genitori contro la legge, allora in discussione in Parlamento. Queste manifestazioni erano state convocate dall’”Appello in difesa della scuola elementare”, promosso nel marzo 1997. Su proposta degli insegnanti delle medie e delle superiori intervenuti nelle manifestazioni, viene deciso di allargare l’iniziativa a tutti gli ordini di scuola. Più di 10.000 insegnanti e genitori di 20 province italiane hanno già sottoscritto il “Manifesto”. Nel rispetto delle tradizioni culturali, pedagogiche, didattiche, politiche, religiose di ognuno, il “Manifesto” si batte per unire più largamente possibile gli insegnanti, i genitori, gli studenti, le organizzazioni sindacali e più in generale tutte le persone che intendono difendere la scuola dalla distruzione e dal caos a cui si andrebbe incontro se la “Riforma dei cicli” dovesse essere applicata. Il 14 e il 15 dicembre 1999, una delegazione di 15 insegnanti e genitori delle province di Torino, Milano, Avellino, Lodi, Bari e Latina è stata ricevuta dalla VII Commissione del Senato, dai capigruppo di tutti i partiti e dalle segreterie nazionali dei sindacati. La delegazione ha accertato che molti senatori (anche della maggioranza) avevano perplessità, dubbi e contrarietà verso la legge. Essi hanno però dichiarato che avrebbero votato a favore poiché il ministro poneva una sorta di ricatto, “blindando” (termine adottato da loro) il testo.

Per contro, nel corso degli incontri con le segreterie dei sindacati, la CISL aveva dichiarato la sua volontà a battersi contro la legge, posizione ribadita recentemente dal suo segretario nazionale, Sergio D’Antoni, che, nel corso della manifestazione nazionale del 19 febbraio, ha chiesto il ritiro della legge. Il 4 luglio 2000 una delegazione di 21 insegnanti e genitori di 7 province è stata ricevuta alla Presidenza del Consiglio e al Ministero sulla base di una “Lettera Aperta” per l’abrogazione della legge sottoscritta da migliaia di insegnanti e genitori di tutta Italia.

Il gruppo organizzativo del “Manifesto” mette a disposizione il materiale prodotto, tra cui un “Dossier 50 domande-50 risposte” sulle conseguenze della legge e i verbali integrali degli incontri al Senato, alla Presidenza del Consiglio e al Ministero.

Contatti: Lorenzo Varaldo. Rita Defeudis, viale Papa Paolo VI, 6, Abbiategrasso (MI), tel 02/94965090.
Posta el: [email protected] Sito internet: manifestodei500.altervista.org

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