Mozione votata al termine dell’incontro nazionale a Roma

“Manifesto dei 500 genitori e insegnanti per il ritiro della riforma dei cicli”

MOZIONE VOTATA ALL’UNANIMITA’ AL TERMINE DELL’“INCONTRO NAZIONALE APERTO PER LA DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA E IL RITIRO DELLA RIFORMA DEI CICLI”.

Noi sottoscritti, insegnanti, genitori, responsabili sindacali, politici e di diverse associazioni, ci siamo ritrovati oggi, 23 giugno 2001, a Roma, per discutere un tema che tocca da vicino non solo noi, ma tutti coloro che sono attaccati ai valori della democrazia: la difesa della scuola pubblica.
Siamo partiti da una riflessione: perché difendere la scuola pubblica?
Noi sappiamo che la scuola pubblica è una conquista volta a permettere a tutti, a partire dalle classi meno abbienti, di avere gli strumenti per difendersi, per comprendere la realtà, per battersi per il miglioramento delle condizioni di vita.
E’ a partire da qui che ci siamo interrogati sulla politica portata avanti in questi ultimi anni.

1) Immancabilmente, questa politica è stata portata avanti dichiarando le più buone intenzioni di migliorare la scuola pubblica, di “modernizzarla”. Abbiamo allora voluto fare un bilancio dei risultati concreti.
Abbiamo così constatato che in questi anni c’è stata una costante diminuzione degli investimenti per la scuola pubblica; c’è stata la soppressione di centinaia di scuole, di classi, di plessi; c’è stato un aumento vertiginoso degli alunni nelle classi, dovuto alla soppressione della normativa che metteva dei limiti precisi; c’è stata una grande diminuzione degli insegnanti di sostegno; c’è stata la soppressione delle supplenze; c’è stata l’introduzione dei primi elementi di aziendalizzazione delle scuole, con ricerca di finanziamenti privati, con assunzione di personale privato.
Il dibattito che abbiamo avviato ha poi fatto una prima valutazione di altri provvedimenti che la scuola ha subito in questi anni: obbligo formativo, abolizione esami di riparazione, crediti e debiti formativi, legge di parità…E’ stato posto un problema: non ci vuole un vero confronto degli insegnanti e dei genitori, di chi vive quotidianamente nella scuola, sull’insieme di questi provvedimenti?
Abbiamo poi verificato che gli anni passati hanno cominciato ad introdurre una preoccupante differenziazione tra le scuole, con l’emergere di una “concorrenza” tra gli istituti che si gioca su criteri che non hanno nulla a che vedere con la qualità dell’insegnamento. Questa politica ha cominciato ad attaccare alcuni fondamenti della scuola pubblica, come la libertà d’insegnamento, l’esistenza di programmi nazionali, il valore legale dei titoli di studio.
L’insieme di questa politica è rappresentato dall’Autonomia Scolastica.
Il nostro confronto di oggi parla chiaro: essa si è rivelata un vero strumento di disarticolazione della scuola pubblica.

2) Uno degli atti più preoccupanti e gravi di questa politica è stato l’approvazione della “riforma” federalista dello Stato. Essa, attraverso il principio di “concorrenzialità” e “sussidiarietà”, dichiara che per l’istruzione “la potestà legislativa spetta alle Regioni, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali” Questi elementi, introdotti alla fine della legislatura, uniti al fatto che “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province, comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale”, aprono la strada alla completa regionalizzazione del sistema scolastico e alla sua privatizzazione.

3) Abbiamo poi analizzato la “riforma” dei cicli scolastici. Essa è l’elemento più immediato e pericoloso di dislocazione della scuola pubblica.
Di fronte alla grande mobilitazione, si è arrivati oggi alla sua sospensione. Ma come abbiamo potuto leggere chiaramente, il nuovo governo annuncia che si prepara ad applicare la legge, forse con qualche modifica, con gli stessi, identici, presupposti: distruzione dei titoli di studio, abbassamento culturale, avvio dei ragazzi al lavoro anche a partire dai 13 anni.

4) Abbiamo discusso quindi dei progetti del nuovo governo: oltre all’attuazione della “riforma dei cicli”, viene previsto un “potenziamento dell’autonomia finanziaria e gestionale”, la creazione di un efficace “consiglio d’amministrazione”, l’istituzione di un sistema per “valutare l’insegnamento”. A che cosa serve un consiglio d’amministrazione, se non per gestire una scuola privatizzata, in cui si prevede di assumere gli insegnanti scegliendoli a seconda delle idee, dei metodi, del progetto del preside-manager? A che cosa servirebbe un consiglio d’amministrazione, se non per gestire le somme che le scuole riceverebbero in proporzione agli iscritti, aprendo la strada all’aziendalizzazione completa e alla mercificazione dell’istruzione pubblica?
Ci siamo posti una questione: questa politica non è in perfetta continuità con quella del governo precedente, con la “regionalizzazione” e l’Autonomia scolastica, con il sostegno ai “buoni scuola” nel Veneto votato dal centro-sinistra?

5) Un’altra questione è emersa dal nostro dibattito: esistono delle direttive dell’Unione Europea e delle raccomandazioni dell’OCSE che mirano proprio alla disarticolazione completa della scuola pubblica in ogni Paese. Abbiamo ascoltato degli interventi che hanno citato queste direttive e hanno ripreso la situazione in altri Paesi. Queste direttive incitano ala distruzione dei titoli di studio, all’utilizzo dei giovani nel lavoro attraverso la scuola, alla sostituzione della scuola con un sistema “informale”, in cui i centri commerciali, le stazioni, i luoghi di culto ecc., dovrebbero sostituire i programmi nazionali, gli insegnanti, le scuole.
Queste direttive non possono essere accettate: il disastro dei sistemi di istruzione che le hanno già applicate, almeno in parte (per esempio gli USA), dimostra che esse portano alla disarticolazione totale del sistema e a gravi danni per tutta la società.

6) Il nostro bilancio, tuttavia, non è stato solo negativo.
Questi anni sono stati anche gli anni in cui gli insegnanti e i genitori hanno cercato di resistere. Lo sciopero del 17 febbraio 2000 contro il concorsone, gli scioperi dell’ottobre e del dicembre 2000, le manifestazioni contro la “riforma” dei cicli, gli appelli, le conferenze sono stati i segnali più evidenti di questa resistenza, di questa volontà di difendere la scuola pubblica.
Pur tra molte difficoltà, tutte queste mobilitazioni dimostrano che l’unità tra gli insegnanti, i genitori, gli studenti e tutte le organizzazioni sindacali può fermare il processo di distruzione che ha già portato fin troppi danni.

Noi ci siamo ritrovati oggi perché vogliamo fare dei passi avanti su questa strada, sulla strada di promuovere l’unità più larga possibile in difesa della scuola pubblica. Per questo, al termine del nostro confronto abbiamo deciso di costituire un “Comitato di collegamento per la difesa della scuola pubblica”.
Nel rispetto delle diverse associazioni, gruppi, sindacati in cui lavoriamo, abbiamo deciso di fissare questi primi punti su cui ci impegniamo a batterci fin d’ora:

l’abrogazione della “riforma” dei cicli, elemento di attacco, dislocazione e distruzione della scuola pubblica;
la difesa del Tempo Pieno con la precisa titolarità di due insegnanti su una classe, come prevista dalla legge 820/71;
il ritiro dell’Autonomia Scolastica varata da Berlinguer e che Berlusconi ha dichiarato che vuole “potenziare”
il rifiuto di ogni forma di “buono scuola”, di assunzione privata degli insegnanti, di condizionamento della didattica; la difesa della libertà di insegnamento e la conquista di una vera laicità della scuola.
il ripristino di tutte le conquiste perse in questi anni, a partire dal limite preciso di alunni per classe, dagli insegnanti di sostegno, dai fondi statali e garantiti per le supplenze, distinti dal resto del bilancio delle scuole;
la difesa dei programmi nazionali uguali su tutto il territorio, dei titoli di studio e del loro valore legale, degli ordinamenti statali della scuola con il relativo ritiro della legge sul federalismo che apre la strada alla regionalizzazione.
l’assunzione di tutti gli insegnanti precari, anche a copertura di tutti i posti eliminati in questi anni attraverso la politica descritta nella mozione

Su questa base ci impegniamo a batterci nelle scuole, nelle nostre organizzazioni, nei sindacati, nelle associazioni, per diffondere e far sottoscrivere questo appello.
Noi ci indirizziamo in particolare ai dirigenti di tutti i sindacati: nelle direttive dell’UE e nelle “raccomandazioni” OCSE si dice esplicitamente che bisogna coinvolgere i sindacati nella messa in opera dei piani distruttivi. Non possiamo accettare che i sindacati diventino lo strumento per la distruzione della scuola pubblica. E’ necessario fare un bilancio serio di quanto è avvenuto in questi anni: non è forse vero che tutte le volte che si è accettato di discutere sulla base di queste indicazioni distruttive, la conseguenza è stata un peggioramento della scuola pubblica?
Per questo noi vi lanciamo il nostro appello: unitevi a noi nella difesa della scuola pubblica.

Coscienti che è necessario vigilare sui prossimi provvedimenti del governo e che l’incontro di oggi deve essere il primo momento per un confronto più ampio, decidiamo di fissare per la fine di settembre un primo incontro del nostro comitato, per continuare la discussione e valutare quali iniziative concrete prendere.

La mozione è stata votata all’unanimità. Tra le prime adesioni al comitato: Nicola Adduci (ins.el., Torino, “manifesto dei 500”); Baraldi Sani Antonia (ins., membro del comitato “Scuola e Costituzione”); Annita Benassi (Cobas-Roma); Sonia Bortolotti (coordinamento genitori-insegnanti, Firenze, Cobas); Maria Cagnetta (delegata CISL, Bari), Lina Carnevale (insegnante elementare, Fondi LT); Piero Castello (maestro elementare, delegato Cobas, Roma), Itala Casula (ins, membro Coord. Insegnanti Forlì); Vittorio Ciocca (delegato RSU CGIL, Milano); Crescenzi Antonella (ins. Fiumicino, Roma); Elena Colombini (delegata RSU CISL, Magenta-Abbiategrasso); Rita Defeudis (ins. el., coordinatrice nazionale “Manifesto dei 500”); Sandra De Vecchi (ins sc. media, delegata Cobas, Coordinamento ins. del Lodigiano); Claudia Fanti (ins el , membro direttivo Gilda Forlì-Cesena,membro Coordinamento ins. Forlì); Angela Fenocchio (ins. el. Torino, “Manifesto dei 500”); Matilde Fracassi (ins. Liceo, Roma); Loredana Fraleone (responsabile nazionale scuola di Rifondazione Comunista); Cristina Fuga (ins. Superiori, Roma); Grego Daniele (ins. Torino, iscritto CISL); Patrizia Ghirardelli (ins. el. RSU CISL-Forlì, membro Coord. Ins. Forlì); Gianfranca Groppelli (ins. el. delegata CISL, Coordinamento ins. del Lodigiano); Michele Maglione (ins. el. RSU, Tivoli, Roma); Roberto Malanca (genitore presidente consiglio di circolo, Torino, “manifesto dei 500”); Remo Marcone (ins. Sc. media, Roma); Guido Montanari (genitore presidente consiglio di circolo e docente universitario, Torino); Luisa Mondon (ins. el. membro direttivo UIL-Scuola, Torino); Roberta Ragazzi (ins. sc. media, Roma, Cobas); Mario Sanguinetti (responsabile Coordinamento insegnanti e genitori di Roma, “Il bambino e l’acqua sporca”); Cosimo Scarinzi (ins. sup. Torino, responsabile CUB); Carmela Trezza (ins. Scandicci, FI); Maria Trezza (ins. Scandicci, FI); Gabriele Turci (ins. delegato Cobas, membro Coordinamento ins. Forlì); Lorenzo Varaldo (coordinatore nazionale “Manifesto dei 500”); Vanna Ventre (ins. el. Torino, “Manifesto dei 500”); Roberto Verdi (genitore presidente consiglio di circolo, Padova, membro ass.genitori “Zeroundici”); Marcello Vigli (ins. membro “Associazione Scuola per la Repubblica”).

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