Lettere dalla scuola (ricominciamo)

“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli”

Lettere dalla scuola

Corrispondenza tra insegnanti e genitori promossa dal comitato nazionale del “Manifesto dei 500”.

Premessa

Abbiamo deciso di riprendere le pubblicazioni di “Lettere dalla scuola” per due motivi.
Il primo è che da tempo molti insegnanti ci chiedevano che fine avesse fatto questa semplice pubblicazione che aveva il pregio di aprire un reale e libero dibattito tra gli insegnanti e i genitori, dando la parola a chi nella scuola vive quotidianamente e conosce più da vicino la realtà.
Il secondo motivo è stato lo spunto decisivo per ricominciare a pubblicare “Lettere dalla scuola”: un genitore di Torino ci ha inviato un resoconto molto preciso di un incontro-conferenza tenuto nel quartiere “Lucento-Vallette” dalla direttrice didattica dott.sa Mattiuzzo (direttrice del circolo Padre Gemelli) e dal dott. Giardiello, (ex distaccato IRRSAE in pensione, “esperto” dell’insegnamento di storia-geografia e studi sociali). Va aggiunto che sia la dott.sa Mattiuzzo che il dott. Giardiello sono stati membri della commissione dei 280 “saggi” che ha elaborato il piano di attuazione della riforma dei cicli e la bozza di programmi didattici presentata dal ministro.

Di fronte a quanto detto in questo incontro dai nostri “esperti”, abbiamo pensato di fare cosa utile nel pubblicare il testo integrale della riunione, in modo che tutti possano commentarlo e inviarci le loro riflessioni, aprendo in questo modo un vero dibattito. Nell’avviare questo dibattito abbiamo deciso di mettere in rapporto molte asserzioni della dott.sa Mattiuzzo e del dott. Giardiello con i testi ministeriali, le leggi, i decreti in via di emanazione, i piani applicativi della legge (molti dei quali scritti proprio dai nostri relatori), in modo che tutti possano farsi un’idea di quanto la riunione in oggetto sia stata corretta, “informativa”, neutrale, sincera.
Lo ripetiamo: tutte le citazioni che faremo sono tratte da documenti ufficiali e non da nostre opinioni. Tutti i documenti sono disponibili presso il “Manifesto dei 500”.
Troverete quindi qui di seguito: 1) il testo integrale del resoconto inviatoci dal genitore presente; 2) il nostro commento con i riferimenti normativi.

Prima di iniziare esprimiamo un’opinione generale sull’impostazione dell’incontro.
Il “Manifesto dei 500” ha sempre iniziato le proprie riunioni dicendo chiaramente la sua posizione, e cioè che esso si è costituito per fermare una legge che considera di distruzione del sistema scolastico. Molte riunioni (chiunque può confermarlo) iniziano persino dicendo: “Questa è una riunione di parte, cioè della parte di coloro che sono contro questa legge. Vorremmo chiarirlo subito per evitare fraintendimenti”.
L’incontro in oggetto inizia invece dicendo: “Lo scopo di questa serata è prevalentemente informativo (…) Non c’è un fine né di protesta, né di appoggio alla riforma, ma solo, esclusivamente, di informazione. A questo è dovuta la scelta dei due relatori”.
La dott.sa Mattiuzzo inizia il suo intervento dicendo: “Sono qui soprattutto per fare informazione e chiarezza sulle motivazioni della riforma e quindi siamo qui soprattutto in veste di tecnici. I genitori sono stati raggiunti da informazioni sommarie ed imprecise e quindi è necessario fare chiarezza e dire come stanno le cose (…) Purtroppo siamo in campagna elettorale ed è troppo facile strumentalizzare i temi della riforma per scopi politici”.

Ognuno potrà, dopo aver letto questo giornale, fare i suoi commenti su ogni parola, frase, opinione espressa.
Apriamo la discussione.

La redazione

 

Il “Manifesto per il ritiro della riforma dei cicli” viene promosso nell’ottobre 1999 da 500 insegnanti e genitori di Torino, Milano, Lodi, Bari, Avellino, Latina, Frosinone e Asti. Più di 15.000 insegnanti e genitori di 20 province italiane hanno già sottoscritto il “Manifesto”. Nel rispetto delle tradizioni culturali, pedagogiche, didattiche, politiche, religiose di ognuno, il “Manifesto” si batte per unire più largamente possibile gli insegnanti, i genitori, gli studenti, le organizzazioni sindacali e più in generale tutte le persone che intendono difendere la scuola dalla distruzione e dal caos a cui si andrebbe incontro se la “Riforma dei cicli” dovesse essere applicata. Il “Manifesto” mette a disposizione il materiale prodotto in questi anni: un “Dossier 50 domande-50 risposte” sulla legge, i verbali degli incontri in Parlamento, alla Presidenza del Consiglio e al Ministero e un commento al piano di applicazione e ai “nuovi” programmi. Le iniziative del “Manifesto dei 500” sono completamente autofinanziate dai contributi dei firmatari. La redazione di “Lettere dalla scuola” invita tutti gli insegnanti e i genitori a inviare i loro contributi, in modo che la discussione possa essere più aperta possibile.
Contatti: Lorenzo Varaldo. Rita Defeudis, viale Paolo VI, 6, Abbiategrasso (MI) tel. 02/94965090. e-mail: [email protected] – sito Internet: http://manifestodei500.altervista.org

Resoconto inviatoci da un genitore che ha partecipato alla riunione del 29/3/2001 presso la sala Principessa Isabella di Via Verolengo 172, riunione di presentazione della “riforma” dei cicli da parte di due membri della commissione dei “saggi”, la dott.sa Mattiuzzo e il dott. Giardiello (tra parentesi i commenti del genitore, nei riquadri i nostri commenti con le citazioni della legge, dei decreti, dei regolamenti)

Inizio ore 21.00

Organizzatori: Alessandro Balsamo e Nicola Francese, genitori del Circolo Padre Gemelli.

Iniziano i due genitori, sottolineando che lo scopo della serata è prevalentemente informativo, rivolto a fare chiarezza ed informazione per i genitori che, leggendo o avendo avuto notizie allarmistiche sulla riforma, chiedono di essere informati. Non c’è un fine né di protesta né di appoggio alla riforma, ma solo ed esclusivamente informativo. A questo è dovuta la scelta dei due relatori, la dott.sa Mattiuzzo ed il dott. Giardiello, entrambi membri della commissione ministeriale sulla riforma dei cicli ed in particolare la prima, anche Direttrice Didattica del circolo Padre Gemelli ed il secondo, esperto di didattica e pedagogia. VI saranno due interventi di mezz’ora, seguiti dallo spazio per il dibattito, in modo da terminare verso le undici meno un quarto. Dà quindi la parola alla professoressa Mattiuzzo.

(ore 21,15) Mattiuzzo: siamo qui soprattutto per fare informazione e chiarezza sulle motivazioni della riforma e quindi siamo qui soprattutto in veste di tecnici. I genitori sono stati raggiunti da informazioni sommarie ed imprecise e quindi è necessario fare chiarezza e dire come stanno le cose.
Negli ultimi tre anni c’è stata solo una riorganizzazione di temi che sono già in corso da anni all’interno della scuola. Purtroppo siamo in campagna elettorale ed è troppo facile strumentalizzare i temi della riforma per scopi politici.
Questa legge è l’ultimo pezzo, la riforma vera è partita dalla legge sulla riforma della Pubblica Amministrazione e quindi dalla legge 241 del ’90, perciò è il completamento di un processo che è in corso da più di dieci anni e che ha lo scopo di avvicinare di più le istituzioni ai cittadini. In ogni modo non introduce nulla di nuovo perché parte da situazioni e sperimentazioni già esistenti nel mondo della scuola.

 

Commento 1
Testo della legge: “Il sistema educativo di istruzione si articola nel ciclo dell’infanzia, nel ciclo primario, che assume la denominazione di scuola di base, e nel ciclo secondario. (…) La scuola di base ha la durata di sette anni (…) La scuola secondaria ha la durata di cinque anni e si articola nelle aree classico-umanistico, scientifica, tecnica e tecnologica, artistica e musicale”.

Mattiuzzo: All’interno del mondo scolastico l’ultima riforma è stata fatta più di 70 anni fa da Giovanni Gentile: nel frattempo la società è cambiata e quindi deve cambiare anche la scuola.

 

Commento 2
Dove vivono queste persone? Come si può dire che la scuola è ancora quella di prima della guerra? Ricordiamo che la scuola media viene istituita nel 1963 e riformata nel 1979; la scuola elementare subisce tali e tanti cambiamenti che nessuno può oggi paragonarla anche solo a quella degli anni ’70 (Tempo pieno, Moduli, Lingua straniera, Nuovi Programmi…); in ogni caso, la riforma dei moduli e i nuovi programmi dell’85 l’hanno trasformata radicalmente; nella scuola superiore basta mettere piede per comprendere che si tratta di un mondo ben diverso da quello di Gentile…

Mattiuzzo: La legge è passata in Parlamento più di un anno fa, e quindi da un anno si sapeva che da settembre del 2001 ci sarebbe stato un cambiamento organizzativo.
Questa legge prevede l’obbligo scolastico o formativo fino a 18 anni, da farsi in un liceo o in un istituto professionale: questo vuol dire che i nostri giovani staranno a scuola fino a 18 anni, come negli altri paesi europei.

 

Commento 3
Si gioca a far confusione tra “obbligo formativo” e “obbligo scolastico”, come si potrà vedere anche più avanti. Vediamo la legge: “L’obbligo scolastico inizia al sesto anno e termina al quindicesimo anno di età (come oggi) . L’obbligo di frequenza di attività formative fino al compimento del diciottesimo anno di età si realizza secondo le disposizioni di cui all’articolo 68 della legge 17 maggio 1999, n. 144″. Andiamo a leggere questo articolo: “Tale obbligo può essere assolto in percorsi anche integrati di istruzione e formazione: a) nel sistema di istruzione scolastica; b) nel sistema della formazione professionale di competenza regionale; c) nell’esercizio dell’apprendistato (…) comma 2: “Le competenze certificate in esito a qualunque segmento della formazione scolastica, professionale e dell’apprendistato costituiscono crediti per il passaggio da un sistema all’altro”.
Non è vero quindi che i nostri giovani staranno a scuola fino a 18 anni, poiché una gran parte di essi andrà a lavorare attraverso l’apprendistato, cioè gratuitamente e sottraendo posti di lavoro. Ma non solo: chi volesse rientrare nella scuola dopo aver fatto apprendistato, per esempio a 17 anni, potrà farlo inserendosi comodamente in una classe della scuola superiore. Immaginiamoci che gran “obbligo formativo” sarà…. E ancora: ciò che la Mattiuzzo e Giardiello non dicono è che per “scuole professionali” si intendono anche le scuole regionali, tra cui i corsi professionali gestiti dai privati….

 

Commento 4
Obbligo in Europa: Francia: 16 anni; Germania: 18 anni; Portogallo: 15 anni; Austria: 15 anni; Belgio: 18 anni; Regno Unito: 16 anni; Irlanda: 15 anni; Olanda: 17 o 18 anni; Finlandia: 17 anni; Spagna: 16 anni; Grecia: 15 anni. (Fonte OCSE)
Nota: ci si riferisce all’obbligo scolastico che già oggi in Italia è a 15 anni e che la riforma non sposterebbe. L’obbligo formativo in Europa non esiste.

Mattiuzzo: Le ricerche effettuate hanno dimostrato che i giovani d’oggi hanno notevoli carenze sia sulle competenze linguistiche, che sulle competenze logiche, che su quelle matematiche e che spesso non arrivano fino al diploma, anche se una scuola elementare e materna molto buona (come quella di Modena, portata ad esempio in tutto il mondo).

 

Commento 5
Vedi orari di lingua italiana (riquadro successivo)….Vedi programmi di italiano che non nominano l’analisi logica e che spostano in seconda il limite per l’apprendimento del leggere e scrivere…..Vedi i programmi di storia che aboliscono lo studio dell’800 e del ‘900 dalla scuola fino a 16 anni! Vedi i programmi di matematica che aboliscono l’insegnamento delle moltiplicazioni e delle divisioni entro la seconda elementare e lo spostano a…data da destinarsi (entro la settima !)….Vedi l’abolizione delle equazioni e il ridimensionamento dello studio delle frazioni e delle espressioni…..Ma in cambio nei programmi c’è: “Vi sono esperienze extra-matematiche che, nel momento in cui vengono guardate con occhio matematico conducono a modellizzazioni che si oppongono a concezioni diffuse. Si pensi, a titolo di esempio, al campo di esperienza legato ai giochi di fortuna (lotterie e simili): qui l’occhio matematico svela diffusi e radicati pregiudizi (vantaggio di giocare numeri in ritardo e simili”

Mattiuzzo: La riforma vuole creare un’organizzazione che stia più vicina agli studenti perché possano studiare. Tra gli 11 ed i 14 anni oggi i ragazzi vivono due fratture, due cambiamenti che sono troppo vicini tra di loro, mentre tutte le esperienze europee dimostrano che è meglio un percorso su due cicli anziché su tre.

 

Commento 6
Cicli in Europa: Portogallo. 3 cicli; Germania: 3 cicli, Austria. 3 cicli; Belgio: 2 cicli; Francia: 3 cicli; Regno Unito: 3 cicli; Irlanda: 3 cicli; Olanda: 2 cicli; Danimarca: 2 cicli; Finlandia: 2 cicli; Spagna: 3 cicli; Grecia: 3 cicli. Fonte: OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico)

Mattiuzzo: Questi sono i motivi per cui si è scelto di istituire una scuola di base, di sette anni, più un ciclo di cinque. Questa organizzazione prende ad esempio la scuola elementare, con una grossa ripresa dei programmi di tale scuola.
Una forte caratterizzazione deriva dal concetto di cittadinanza, per cui occorre creare dei cittadini consapevoli, in grado di trovare le informazioni giuste per poter scegliere e poter far crescere la propria preparazione culturale. Impregna questa legge l’idea di cittadino futuro legata ai valori (di tipo civile), da cui discendono i comportamenti. Le competenze essenziali devono essere acquisite nella scuola di base, per passare (parole del ministro) “dal diritto allo studio al diritto all’apprendimento”.
Al tempo stesso c’è un’esigenza di avere delle scuole omogenee sul territorio nazionale, con obiettivi unici, e raccogliere dal territorio le esigenze che dal territorio nascono. Lo Stato dà delle indicazioni, poi lascia alle scuole una parte. Ad esempio si è detto che le ore di storia sono troppo poche: ogni scuola può decidere di destinare fino a sei ore alla settimana e dedicarle, ad esempio, ad incrementare il programma di storia.

 

Commento 7
Regolamento applicativo della legge: “Negli ultimi due anni il monte ore biennale della quota nazionale del curricolo, ferme restando tutte le forme di flessibilità previste, si articola in: italiano 260 ore, storia, geografia e scienze sociali 220 ore; prima lingua europea moderna 130 ore; seconda lingua europea moderna 80 ore; matematica 240 ore; scienze 180 ore; scienze motorie 120 ore; tecnologia 130 ore; arte e immagine 106 ore; musica 106 ore”.
Consideriamo dunque gli ultimi due anni del ciclo di base (ma un ragionamento simile vale per gli altri anni. A titolo di esempio, per l’insegnamento del leggere e scrivere in prima e seconda elementare (ciclo di base) ci sarebbero al massimo 4-5 ore settimanali…) e dividiamo questi monte-ore per due, in quanto di tratta di ore “biennali”. Dividiamo poi ancora per 33 settimane all’anno (come indicato nel piano di applicazione della legge) e rifacciamo i conti paragonando il tutto agli orari della scuola media attuale: italiano 3,9 ore settimanali contro le 7 ore settimanali di oggi; storia-geografia e scienze sociali 3,3 contro le 4-5 (4 in prima e seconda, 5 in terza media, che non ci sarà più…) di oggi; prima lingua straniera 1,9 contro le 3 ore di oggi; seconda lingua straniera: oggi è facoltativa e si aggiunge all’orario, nella scuola “riformata” avrebbe 1,2 ore alla settimana; matematica e scienze le accorpiamo perché nell’orario attuale sono messe insieme: oggi hanno 6 ore, con la “riforma” ne avrebbero 6,3; scienze motorie (ed fisica, per i plebei come noi) 1,8 ore alla settimana contro le 2 di oggi; tecnologia 1,9 alla settimana contro le 2 di oggi; musica: 1,6 contro le 2 di oggi; arte e immagine 1,6 contro le 2 di oggi. Altro che taglio delle ore di storia !
Se facciamo la somma delle ore mancanti (o delle parti di ora, ma come si farà a determinare gli orari settimanali?….) arriviamo a 6,5 ore mancanti per le materie che hanno avuto una riduzione (per storia e geografia abbiamo fatto una media tra le 4 ore di prima e seconda e le 5 di terza). A ciò si deve aggiungere che storia e geografia oggi non comprendono, alle medie, “scienze sociali”…
Se dunque il monte ore disponibile per le scuole (circa 6 ore alla settimana) venisse interamente dedicato al recupero di ciò che manca, non sarebbe comunque sufficiente. Tutti sanno, comunque, che le scuole sono “indotte” da un’enorme pressione a inventarsi di tutto e di più per strappare i “clienti” alle altre scuole, e quindi si può dubitare fin d’ora che le ore a disposizione saranno utilizzate pareggiare il conto con la scuola di oggi.
Ma se anche si pareggiasse il conto…..ci sarebbe comunque un anno intero in meno !

Mattiuzzo: I curricoli sono su 30 ore scuola, 24 come competenze di base richieste, anche se i percorsi e le metodologie sono da decidersi a cura delle singole scuole. Esiste comunque la possibilità di ampliarle fino a 40 ore, anche se dipende dagli organici a disposizione delle singole scuole.
Nella scuola di base restano quelli che adesso sono gli insegnanti elementari e quelli di scuola media: gli insegnanti elementari (quelli che vorranno) faranno tendenzialmente dalla prima alla quinta classe, quelli medi saranno nella sesta e settima.

 

Commento 8
Piano quinquennale di attuazione (scritto dalla Mattiuzzo e da Giardiello….): “Tutte le ipotesi che prevedono un’articolazione in due parti del settennio contengono il rischio di disperdere il significato innovativo della scuola di base (…) Un’ipotesi che qui si presenta è la seguente: (…) nel triennio centrale si realizza, in modo più incisivo, un intreccio tra professionalità docenti. (…) Al di là della fase transitoria, i professionisti della nuova scuola (per noi plebei sarebbero gli insegnanti…) avranno un percorso di formazione iniziale tale da garantire le competenze necessarie per insegnare, con le garanzie e secondo le flessibili articolazioni sopra riportate, nell’intero arco del settennio”

Mattiuzzo: Vi sarà comunque un unico organico ed all’interno si faranno le scelte (molti insegnanti elementari, ad esempio, hanno sia i titoli sia le capacità per arrivare fino alla sesta e settima classe).
La riforma andrà a regime nel 2007/2008: i nati nel 1994 sono già bambini “riformati”. Per chi volesse approfondire i contenuti c’è un ottimo libro, che costa solo dodicimila lire, questo. (“I curricoli della scuola di base”, G.Cerin e I.Fiorin, ed. tecnodid. – Zanichelli).
Lo spavento e le iniziative contro la riforma nella scuola di base non hanno senso, perché il cambiamento più grosso avviene nelle superiori.

 

Commento 9
Il “senso” e lo “spavento” sono dati proprio dalla preoccupazione per il pauroso abbassamento culturale che dalla scuola di base si riverserà alle superiori e all’università. Che “licei” ci saranno se i ragazzi non avranno mai studiato l’analisi logica, l’800 e il ‘900 di storia, non sapranno nemmeno che cos’è un equazione? Che licei ci saranno se lo scrivere in modo ortograficamente corretto sarà eliminato dagli obiettivi della scuola di base? In ogni caso, in tutta la sua trattazione sui “licei”, la Mattiuzzo non nomina l’abolizione del valore legale dei titoli di studio, la possibile regionalizzazione degli istituti professionali, la scomparsa del vero liceo classico e scientifico….

Mattiuzzo: La scuola superiore cambierà con il biennio obbligatorio e l’unificazione in quattro licei, che avviene così:

  • Liceo Umanistico, con due sottoindirizzi, classico e moderno
  • Liceo Scientifico, con due sottoindirizzi, matematico e sperimentale, e scienze sociali
  • Liceo Tecnico/tecnologico, con sei sottoindirizzi:
    • Gestione dei servizi per la produzione di beni
    • Gestione dei servizi per l’economia (attuali ragionieri)
    • Gestione dei servizi ambientali e territoriali
    • Gestione dei servizi agroalimentari
    • Gestione dei servizi alla persona ed alla collettività
    • Gestione dei servizi relativi al turismo
  • Liceo Artistico e Musicale, con due sottoindirizzi, Artistico e Musicale.

Il problema della continuità è già stato risolto, in quanto vi sono già oggi percorsi di formazione comune tra elementari e medie.
Per l’aspetto organizzativo sugli edifici si tenderà a tenere dalla prima alla settima nello stesso edificio: ove non sia possibile, si cercherà di costituire una struttura a mo’ di campus, con edifici vicini, in cui vi siano aree comuni, come i laboratori o le sale di lettura.

(ore 21,45) Giardiello: continuo io? Così rispettiamo i tempi predefiniti.
L’istruzione e la formazione nella società sono un bene fondamentale come la salute: la società va avanti solo se l’istruzione è un bene pubblico, ed è un servizio gigantesco che si dà a risolvere questo diritto/dovere. Negli ultimi decenni è stato fatto un grande lavoro (ricordiamoci che negli anni ‘50/’60 molti erano senza titoli di studio), specialmente da parte della scuola elementare. Negli anni ’60 è nata la scuola professionale (sull’onda di grandi inchieste), caratterizzata però da un’obsolescenza tecnica rapidissima, quindi si è passati al concetto di una formazione generale e non specialistica.
Oggi, giunti negli anni 2000, c’è una grande esigenza di risposta sul terreno del controllo della conoscenza (infatti, i libri di testo sono sempre più spessi, perché devono contenere sempre più conoscenza). I beni fondamentali sono diventati la cultura e l’informazione.
Con cittadini non istruiti la società si ferma.
La scuola si deve adattare, in base a scelte anche di carattere politico: con questa riforma aumenta il numero degli anni di permanenza nella scuola.
Nel volantino di invito c’è una domanda provocatoria: che ne sarà di chi è ancora nella scuola dell’obbligo? La risposta è: devono stare nella struttura formativa fino a 18 anni (alcuni a scuola, altri nella formazione professionale). (vedi commento 3, ndr) E’ già un anno in più di scuola anziché un anno in meno (7+2 è maggiore di 5+3)!
Su questa riforma personalmente avrei preferito una grande unità politica. Vi sono comunque anche altre ipotesi politiche che meritano di essere discusse.
I punti fondamentali sono comunque quelli che seguono:

  • Aumento della quantità di formazione
    • La scuola materna non viene toccata ma viene generalizzata a livello statale (lo stato vi è entrato nel 1980). C’era l’idea di far entrare i bambini nella scuola di base già da cinque anni, ma il Parlamento ha deciso che questo avrebbe riportato indietro la scuola dell’infanzia ad una logica “badante”
    • La fase successiva, cioè la scuola di base, è la più importante: se non è buona tutto il resto si affloscia, mancano gli strumenti per poter proseguire.
    • Il problema dei sette anni: se non funziona può darsi che non vada bene, anche se l’idea è quella di fondere le due competenze. Le resistenze sono forti ma questa riforma, a differenza delle precedenti, è fatta in democrazia, e quindi sono inevitabili le pressioni corporative. La riforma è un processo, cerca di stare al passo della società.
    • Fra tre anni ci sarà una verifica, e quindi la possibilità di modificarla, infatti è prevista una fase triennale di sperimentazione.
    • Se la gente non ci sta, comunque la riforma non si fa, per cui è importante oggi veicolare la possibilità da parte della gente di discuterla.
    • L’idea di base è quella di fare una scuola più lunga, puntare sulle competenze, con un programma nazionale e con le autonomie delle scuole.
  • Tutto il sistema deve puntare a raggiungere determinate competenze in uscita dalla scuola di base, dall’obbligo e dalla scuola superiore.
    • Va contro la regionalizzazione degli obiettivi: la scuola è un bene della società italiana: se 800 ore su 1000 sono nazionali, questo è un segnale forte di unità nazionale (ed infatti la Lega è contro).

 

Commento 10
Oggi, con l’Autonomia, si è già arrivati al 15% dei curricula che può essere determinato dalle scuola. Si tratta di un fatto grave che apre la porta a grandi differenziazioni…Ma la legge sui cicli va oltre: 800 su 1000 vuol dire il 20%. Abbiamo visto che cosa comporta questo dal punto di vista degli orari settimanali….Certo, una scuola potrà decidere di “completare” l’orario nazionale recuperando storia o italiano…, ma un’altra potrà decidere di fare lingua piemontese, o cucina, o cucito, o danza, o cultura padana….

    • Deve emergere un prodotto culturale che sia “al tiro” con la società.
  • Terzo concetto: i curricoli
    • Il processo è nella parte terminale, si stanno preparando le indicazioni per i curricoli delle superiori
    • Il percorso deve essere senza rotture, senza salti come avviene invece adesso. Oggi abbiamo tre scuole (elementare, media, superiore) fatte in tre epoche diverse (’85, ’79, pre-repubblica): bisogna coordinarle
    • Gli ultimi tre anni delle superiori saranno solo per quelli che faranno “la scuola”, cioè “il liceo”.
  • Quarta scelta: dare alle secondarie il compito di dare una formazioni culturale polivalente e ridurre la specializzazione all’uscita: dare la capacità di imparare e non un mestiere. Il ministro dice (cito testualmente): “Peraltro per l’area tecnica/tecnologica la cultura non ostacoli l’apprendimento di professionalità specifiche”. Questo vuol dire che in questa riforma c’è un orientamento più verso la cultura che verso la specializzazione, anche se questo deve essere mitigato: infatti anche la Confindustria ci sta chiedendo questo. I sei indirizzi dell’area tecnico-tecnologica danno già qualcosa di spendibile sul mercato del lavoro. Mi fa paura che a fianco di questo progetto ce ne sia uno orientato solo alle “abilità” (le 3 “I”): è un progetto diverso.

 

Commento 11
Verbale degli incontri in Parlamento fatti dal “Manifesto dei 500” a dicembre 2000. Incontro con gli onorevoli Voglino e Volpini (PPI): “Manifesto 500”: anche il Polo afferma di voler attuare una scuola nuova quella delle tre I: informatica, inglese, imprenditorialità Voglino: noi quella scuola la stiamo già attuando

(ore 10,15) Mattiuzzo: mi preme solo di aggiungere che ci sarà un cambiamento anche nell’università, con i diplomi di laurea triennali…

Inizia il dibattito.

Mamma 1: sono una rappresentante di classe della Padre Gemelli. Voi avete detto cose molto belle, ma io vengo dal mondo del lavoro, dove si parla di “know-how”. Rassicurateci. Dai mass-media si parla del salto, onda anomala. Cosa succederà? Io ho un figlio in terza ed uno l’anno prossimo entrerà in prima.

Mattiuzzo: anch’io sono una mamma, ed ho due figli, di cui uno “riformato”. Le indicazioni in realtà non vengono dalla legge, ma dal Ministero del Tesoro (se non ci pensavano loro, noi che siamo nella scuola non ci saremmo mai arrivati).

 

Commento 12
E chiedere a noi che da 4 anni diciamo queste cose? I membri della commissione dei “saggi” non ci sarebbero mai arrivati? Per che cosa si sono allora pagati mesi di viaggi a Roma, di rimborsi spese, di spese per materiale? Per che cosa la scuola pagano a botte di centinaia di migliaia di lire questi “esperti” perché intervengano nei collegi docenti, obbligando gli insegnanti a partecipare, per spiegare ciò “a cui non sarebbero mai arrivati”?
Ci vengono in mente le risposte che sistematicamente le nostre delegazioni hanno ricevuto al ministero e in Parlamento: “Ma che cosa dite, non ci sono problemi, i saggi risolveranno tutto”.

Mattiuzzo: Riguarda comunque solo i ragazzi del ’93 e quelli del ’94.

 

Commento 13
Piano di attuazione: “Percorsi di sviluppo progressivo finalizzati a frantumare l’onda anomala e ridurne la portata e soprattutto ad ammorbidirne l’impatto della stessa sul ciclo secondario. A tal fine le istituzioni scolastiche possono intervenire per favorire la riduzione del percorso scolastico da 8 a 7 anni , coinvolgendo gradualmente gli alunni che nell’anno 2001-2002 sono iscritti agli anni di corso successivi alla scuola elementare”. Nel successivo piano di fattibilità si parla (come pubblicato da “La Stampa”, con fotocopia del testo) di coinvolgere i bambini dalla futura terza in poi (quarta, quinta, prima media..). Ora la Mattiuzzo parla di coinvolgere solo le quinte, classi intere o “pezzi” di classe.
Conclusione: il caos. Infatti la Mattiuzzo (con Giardiello, vedi seguito) si mette in un ginepraio da cui non sa come uscire: se saranno coinvolte solo le quinte, questo significa che, per quattro anni, un quarto dei bambini di quinta salteranno un anno? Ma allora in prima media andranno solo 3/4 di alunni…e bisognerà ristrutturare le classi, cambiare insegnanti e compagni…Per contro le seconde medie esploderanno (avranno un quarto di alunni in più)….Se invece si farà saltare intere classi…..(vedi oltre) lasciamo al lettore l’immaginazione.
Ma certo: senza il ministero del tesoro, “noi che siamo nella scuola non ci saremmo mai arrivati”….E continuate a non arrivarci !
Fatto certo: se l’Onda Anomala riguarderà “solo i nati del ’93 e ’94” essa non sarà frantumata, o meglio, sarà frantumata solo al 25%. E’ invece evidente che dovrà riguardare tutti…

Mattiuzzo: Loro hanno detto: frantumatela al 25%. E’ sicuramente un problema da affrontare: pensate che mi sono state suggerite delle proposte fatte da genitori della mia scuola: già oggi si frantumano tra quinta elementare e prima media, la prima media è in fondo un ripasso delle elementari, per cui si potrebbe, all’esame di quinta elementare, identificare i bambini che ce la fanno in due anni. Un’altra possibilità è quella di identificare alcune classi che possono fare il percorso in sette anni e anziché in otto. Questo è più facile in un istituto comprensivo (ricordatevi che gli istituti comprensivi rappresentano il 40% delle nostre scuole).

Giardiello: già ora iniziano le prime con il percorso nuovo, gli altri proseguono con il metodo tradizionale…

Mamma 2: tutti gli anni? La tabella pubblicata su La Stampa parla chiaro…

Giardiello: no, una volta sola…non so neanche adesso come si risolverà tecnicamente, ma sicuramente i giornali fanno disinformazione.

Mamma 2: la tabella pubblicata è una fotocopia di quella del Ministero…

Mattiuzzo: potrebbe coinvolgere più generazioni: le scuole che vogliono possono sperimentare percorsi di sette anni, soprattutto negli istituti comprensivi. A tutt’oggi nessuno di noi ha ancora pensato a progetti di questo tipo, ma non passeranno sopra i genitori…Venga qui, anch’io ho delle tabelle, che sono però quello ministeriali, vediamo se sono le stesse e se riusciamo a capirci… (si appartano sul palco per un po’ di tempo, mentre il dibattito prosegue. Al termine, dopo circa un quarto d’ora, la mamma torna a sedersi scuotendo la testa sconsolata…e visibilmente insoddisfatta)

Alessandro Balsamo: forse è meglio raccogliere un po’ di domande, poi le trattiamo di seguito…

Mamma 3: 30 ore per tutti (massimo 34), e il tempo pieno?

Mamma 4: parliamo di ambiente didattico, eccetera, ma i bambini nelle classi fino a che numero saranno? Fino a 28 come adesso?

Papà 1: torno sull’onda anomala: mia figlia è del ’93, verrà coinvolta?. Sarà veramente per un anno solo?

Giardiello: no, farà otto anni, solo una parte di quelli in quinta andranno direttamente in seconda. Per gli altri non succede nulla, tanto comunque le superiori già ora hanno soltanto il 70% degli iscritti di quelli che entrano alle elementari. (una falsità per coprirne un’altra: il nostro esperto dovrebbe sapere che le bugie hanno le gambe corte, oppure dovrebbe venire a lezione da noi sulla casistica dell’onda anomala…Vedi nota 13. Ndr)

Papà 2: ma cosa vuol dire? Gli edifici delle superiori sono già dimensionati per quel numero, comunque ci sarà un raddoppio!

Giardiello (annuisce ed ammette, nel rumore generale, poi, a bassa voce, alla Mattiuzzo): ma cosa vogliono, se sapevo che si doveva parlare di casi personali non venivo nemmeno. (prosegue a voce alta) Per l’orario: 1000 ore annue (800 + 200) più 2 di religione (una negli ultimi due anni del settennio), portano a 30/32 ore settimanali, più 330 ore alle scuole.
Il tempo pieno non subirà modificazioni, se le scuole vorranno, dipende dall’autonomia.

 

Commento 14
Incredibile! Leggiamo direttamente il “Regolamento attuativo” predisposto da De Mauro: “L’orario obbligatorio annuale complessivo del curriculum della scuola di base risulta dalla somma del monte ore previsto per gli ambiti disciplinari e le singole discipline, di cui al successivo comma 3, dalle ore settimanali di insegnamento della religione cattolica, di cui al comma 5, e dalle 200 ore annuali della quota obbligatoria riservata alle singole istituzioni. In relazione a specifiche esigenze delle famiglie, socioculturali e didattiche, il monte ore della quota annuale obbligatoria, riservata alle istituzioni scolastiche, può essere incrementato fino a 330 ore.“.
Incrementare le 200 ore riservate alle singole istituzioni “fino a 330 ore” è una cosa molto diversa da “più 330 ore” come dice Giardiello. Si tratta di cambiare solo due parole, ma con esse cambia tutto e….sparisce il Tempo Pieno. Infatti, il “monte ore previsto per le singole discipline” è di 737 ore, che diviso 33 settimane fa 22,333; le ore di religione per i primi cinque anni sono 2 alla settimana; le 200 ore delle istituzioni scolastiche diviso 33 settimane fa 6,06. Totale per la scuola “normale”: 30-31 ore alla settimana. Fin qui il ragionamento di Giardiello funziona: 800 ore (737+66 di religione = 803) + 200 per le scuole = 1000 circa. Ma le 330 ore di incremento non possono essere sommate alle 200 (800+200+330) come fa Giardiello, perché si dice chiaramente che la quota riservata alle istituzioni (200) può essere incrementata “fino a 330“.
Il conto corretto, quindi, è il seguente: 800+330=1130. Se dividiamo questo numero per 33 settimane arriviamo a 34-35 ore alla settimana: “Il tempo pieno non subirà modificazioni“?
Ci sembra importante precisare un punto: a noi sembra che il testo di legge non si presti ad equivoci, se letto attentamente. La stessa versione, tra l’altro, viene data da alcuni sindacati….Può darsi che qualcuno abbia capito che le 200 ore si possono sommare alle 330…
Ma allo stato attuale delle cose questa interpretazione è scorretta. Se poi, sotto la pressione della mobilitazione, la legge cambierà o specificherà cose diverse da quelle che dice ora, registreremo i cambiamenti e ragioneremo di nuovo.
In ogni caso va ricordato che il Tempo Pieno non è solo un modello orario, ma un modo di far scuola a cui corrispondono due insegnanti titolari su una classe, che seguono i bambini in modo individualizzato dalla prima alla quinta, che non hanno due o tre o quattro classi.
Questo modello è destinato a sparire, ed è questa la cosa principale che contestiamo. Il piano di attuazione della legge parla chiaro: “Si è ipotizzato un monte ore annuale della scuola di base di circa 1000 ore, equivalente ad un orario settimanale di 30 ore. In relazione a specifiche esigenze delle famiglie e del contesto sociale è prevedibile un ampliamento fino ad un massimo di 10 ore settimanali per arricchimento e sviluppo. A tale fine occorrerà avviare opportune intese con gli Enti Locali per la garanzia dei servizi di supporto, mense e trasporti, nonché di idonee strutture edilizie“. Il bambino, se si applica la legge, avrà diversi insegnanti e i professori a partire dalla terza elementare (come gli stessi Giardiello e Mattiuzzo spiegano in un altro punto), o anche prima. Il disorientamento sarà totale e in più…il tempo scuola di 40 ore settimanali torna verso quello della scuola integrata (“Specifiche esigenze delle famiglie e del contesto sociale“), ma con una differenza: potranno essere i privati a gestire l’orario oltre le 32-35 ore, come specifica molto bene Giardiello poco sopra.

Mattiuzzo: Manca ancora comunque il riordino degli organi collegiali.

Papà 3: le 330 ore come si pagano?

Mattiuzzo: gli organici restano gli stessi, non c’è una diminuzione degli organici a fronte della diminuzione delle classi, quindi gli insegnanti ci sono…

Mattiuzzo: sul numero dei bambini per classe: oggi sono a 25, a meno che in quei casi in cui vi sono più plessi e tutti i genitori chiedano di andare nel plesso A anziché nel plesso B.

 

Commento 15
E’ a disposizione di tutti un “Dossier-libro nero” che riporta un’indagine svolta da “Lettere dalla scuola” nel 1998 in centinaia di scuole sulle conseguenze dell’abolizione del tetto di 25 alunni nelle classi e di quello di 20 per le classi con alunni portatori di handicap. Attualmente la legge consente di arrivare fino a 27-28. Sono centinaia e centinaia le classi di tutta Italia che superano i 25 alunni, anche in presenza di hc (senza contare la carenza delle ore di sostegno, altro problema…). Alcuni membri della redazione lo possono testimoniare per esperienza diretta…

Insegnante 1: abbiamo delle classi con handicap fino a 25 (anche con 3 hc).

Mattiuzzo: magari sono stati chiamati nell’anno, e magari anche nelle altre classi ci sono 25 bambini. Comunque c’è una contrattazione degli organici in corso, non riguarda la riforma.

Giardiello: e poi le scuole con l’autonomia possono assumere personale part-time, anzi già adesso sono autorizzate a far soldi, anche dai privati, dalle aziende, con l’autonomia possono usare questi soldi per assumere dei docenti.

Mattiuzzo: i soldi ci sono, mancano gli strumenti tecnici.

Mamma 5: la riforma riguarda la scuola pubblica, ma quella privata?

Mamma 6: avete detto che ci sarà una verifica triennale, e mio figlio nel frattempo farà dalla prima alla quarta. Poi ci sarà un’altra verifica in settima. Ma se ci sono problemi, alla verifica, che si fa, si smonta tutto? Si ritorna indietro? Cosa propone lei (Mattiuzzo) in questa scuola per la riforma?

Papà 4: quale sarà il rapporto classi/insegnanti? Ci saranno alle elementari le materie come alle medie?

Mamma 7: avete detto che l’obbligo è a 18 anni. Non era a 15 anni?

Mamma 8: cosa intendete con scuola dell’infanzia generalizzata? Nelle future prime che fine farà il modulo?

Insegnante 2: tempo scuola: gli organici si riducono: nel tempo (ora sono a 40 ore) come faranno?

Papà 5: il problema dei contenuti: come farà la scuola ad incanalarlo?

Giardiello: scuola privata: la scuola pubblica comprende la scuola statale e quelle parificate, quindi riguarda anche le scuole private.

Mattiuzzo: alla Padre Gemelli si sperimenta questo modello da 6 anni: non innoveremo nulla da un punto di vista culturale, comunque non abbiamo ancora trattato l’argomento: finché non è tutto definito non serve. Abbiamo comunque contatti con il preside della Pola per accordi sui curricoli, alcuni insegnanti delle medie (ad esempio educazione fisica), fanno delle ore alle quinte elementari, mentre alcuni insegnanti elementari (ad esempio con il laboratorio multimediale) fanno delle ore alle medie.
Verifica non vorrà dire tornare indietro, perché quello che non si vuole è ritornare indietro, vero? (ammicca)
L’orario base è 30 ore, con due insegnanti anziché tre. L’abolizione del tempo pieno non si pone come problema, il tempo pieno non si tocca, è stato solo formulato male il regolamento, anzi sarà possibile il tempo pieno fino alla settima…

Mamma 9: tempo fa sul giornale era venuto fuori che alla Pola c’erano degli “elementi da sbarco”: il mio bimbo di sei anni dovrà essere insieme a dei delinquenti di 13?

Presidente del Consiglio di Istituto della Pola (alzatosi dal pubblico e presentato dalla Mattiuzzo): quei tipi non ci sono più alla Pola, adesso è una scuola molto più tranquilla (la Mattiuzzo annuisce e gesticola, come per dire: vedete cosa riusciamo a fare quando vogliamo?).

Giorgio Massimetti (ex presidente del Consiglio di Circolo, alzatosi dal pubblico e presentato dalla Mattiuzzo): nelle medie c’è il vero problema, l’ambiente è da “pietà l’è morta”, nella media è peggio che alle elementari, il problema è dopo, con lo spezzettamento, una roba che esiste solo in Italia (cinque minuti di intervento focoso basato su luoghi comuni ed il contrario degli stessi: al termine nessuno sembra aver capito la sua posizione e Giardiello dice che era un intervento e non una domanda, quindi non c’è bisogno di risposte).

Giardiello: si punta soprattutto sulle lingue, sulla matematica, sulla storia, ma sono argomenti che riguarderanno i ragazzi riformati e non quelli di oggi, quindi non ne parliamo stasera.

Per l’obbligo: confermo che l’obbligo scolastico è fino a 15 anni. L’obbligo formativo invece prevede che fino a 18 anni non vai a lavorare, anche se ci sono però forme di apprendistato…

Presidente del Consiglio di Istituto della Pola: in alcune scuole superiori per quelli dell’obbligo che non proseguono hanno fatto classi separate, bisogna fare attenzione a queste cose…

Giardiello: per quello che riguarda la scuola dell’infanzia, fa parte del sistema formativo nazionale, quindi se non ci sono le strutture si dovranno incrementare, ma non ci sarà però obbligo scolastico.
Il 2+3+2: non è obbligatorio, si tratta solo di un’indicazione, comunque è articolata così:

  • I primi due anni saranno come le elementari di oggi, con gli attuali programmi più una lingua straniera. Il numero di insegnanti non è definito: dipende dall’autonomia (forse tre, oppure due). Le aree saranno: linguistica-espressiva, matematica-logica-scientifica-tecnologica, storica-sociologica-antropologica.
  • I tre anni centrali vedranno insieme maestri e professori, è previsto un passaggio dall’ambito alle discipline, passaggio graduale. Ci sarà un team di quattro insegnanti (linguistica-espressiva, matematica-logica, scientifica-tecnologica, storica-geografica)
  • Negli ultimi due anni vi saranno le discipline vere e proprie, come nelle medie di oggi, con in più una seconda lingua europea.

Mattiuzzo: si dovrà comunque tenere conto sia dei bisogni dei bambini sia delle scelte degli insegnanti.
Sulla modifica degli organi collegiali vi sono diverse proposte, attualmente la legge è ferma, forse nella prossima legislatura andrà avanti… (la risposta si perde e si ferma nel brusio generale delle persone che si alzano e cominciano a fare crocchi e ad uscire dalla sala).

Ringraziamenti finali ed applausi (pochi).

La riunione termina alle 23,40.

Presenti, compresi gli intervenuti, gli invitati (sia sul palco sia tra il pubblico), i ritardatari e quelli che sono usciti prima: circa 50 persone


 

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