Lettere dalla Scuola – Audizione alla Camera dei Deputati

Lettere dalla scuola

Corrispondenza tra insegnanti e genitori promossa dal “Manifesto dei 500”.

n. 13 gennaio 2004


Presentazione

In questo numero di “Lettere dalla scuola” pubblichiamo i verbali integrali degli incontri alla Camera dei deputati del 12 gennaio scorso che fanno seguito a quelli degli incontri in Senato del 13 dicembre (già pubblicati nel numero precedente). L’obiettivo di questi verbali è dare agli insegnanti e ai genitori, e più in generale ai cittadini, più strumenti possibile per rispondere alle questioni di fondo che le audizioni in Parlamento e la legge sollevano.

Il sabato successivo all’audizione alla Camera, 100.000 insegnanti, genitori, cittadini, hanno nuovamente manifestato a Roma per il ritiro del primo decreto applicativo e per l’abrogazione della “riforma”.

Il disprezzo del ministro nei confronti di questa enorme mobilitazione, che annuncia di voler proseguire per la sua strada, non va di pari passo con quanto emerge da questi verbali? Come considerare l’assenza totale dei deputati della maggioranza alle audizioni alla Camera, dopo che loro stessi le avevano convocate?
Come giudicare l’assenza totale di dialogo nei confronti di gruppi e comitati che portavano più di 100.000 firme, espressione diretta di un movimento spontaneo che si mobilitata contro la legge?

Noi invitiamo tutti gli insegnanti e i genitori a diffondere questo numero e il numero precedente non solo nelle scuole, ma più in generale nei luoghi di lavoro, tra i conoscenti, tra tutti i cittadini.
Restiamo convinti che quello che è in gioco con la “riforma” Moratti non sia solo un problema scolastico. Nel limite delle forze che può avere il nostro comitato (in confronto ai mezzi di propaganda di cui dispone il governo) pensiamo che la diffusione di questo giornale e il dibattito su esso possano rappresentare un contributo importante per far comprendere ciò che è davvero in gioco.

Il “Manifesto per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica” viene promosso nell’ottobre del 1999 da 500 insegnanti e genitori di Torino, Milano e Lodi. Più di 15.000 insegnanti e genitori di 20 province italiane hanno aderito. Nel rispetto delle tradizioni culturali, pedagogiche, didattiche, politiche, religiose di ognuno, il “Manifesto” si batte per unire più largamente possibile gli insegnanti, i genitori, gli studenti, le organizzazioni sindacali in difesa della scuola pubblica. Il “Manifesto dei 500” ha organizzato in questi anni manifestazioni, assemblee, riunioni pubbliche, conferenze in tutta Italia e ha promosso delegazioni che sono state ricevute in Parlamento, al Ministero e a Palazzo Chigi. Insieme al “Coordinamento insegnanti e genitori” di Roma e Firenze e a rappresentanti di altri gruppi, associazioni, sindacati e partiti di tutta Italia, ha dato vita ad un “Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica”. Tutte le iniziative sono completamente autofinanziate. Contatti: Lorenzo Varaldo, c/o sc. el. “S. Aleramo”, v. Lemie, 48, 10149 Torino. E.mail: [email protected] Sito Internet : manifestodei500.altervista.org


“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”

Dichiarazione del 12 gennaio al termine dell’audizione

alla VII Commissione della Camera dei Deputati

Oggi, 12 gennaio 2004, una delegazione del “Manifesto dei 500” è stata ricevuta alla Camera dei Deputati dove ha consegnato le 25.000 firme raccolte sull’ “Appello per il ritiro del decreto sul tutor e per l’abrogazione della riforma Moratti”, appello lanciato al termine della Conferenza Nazionale che il 24 maggio scorso aveva riunito a Milano (Buccinasco) 95 insegnanti e genitori delle province di Torino, Milano, Varese, Parma, Pisa, Ravenna, Lodi, Firenze.
Alla delegazione hanno partecipato Lorenzo Varaldo (Coordinatore Nazionale “Manifesto dei 500”), Guido Montanari (docente Politecnico Torino, genitore), Maria Claudia Solari (genitore, Comitato di Arezzo contro la riforma Moratti), Monica Alfonsi (insegnante, Genova).

La prima cosa da evidenziare è che all’audizione, nella quale erano presenti anche l’”Associazione per la Scuola della Repubblica” e il “Coordinamento Nazionale per la difesa del Tempo Pieno e Prolungato”, non era presente alcun deputato della maggioranza, a parte il relatore, on. Angela Napoli, che ha però dichiarato che in questa veste non poteva intervenire nella discussione. Non era presente nemmeno il presidente della Commissione, on. Adornato, tanto che l’incontro è stato presieduto dall’on. Volpini, dell’opposizione.

Noi denunciamo prima di tutto questa gravissima mancanza di volontà di dialogo e anche di rispetto per gli insegnanti e i genitori che, autofinanziandosi e con grandi difficoltà, sono venuti a Roma per discutere sulla base di più di 100.000 firme raccolte in questi mesi sui diversi testi presentati.
Ai deputati assenti diciamo: è possibile che in un momento così importante (e dal nostro punto di vista grave) per la scuola italiana, di fronte ad un provvedimento così pesante sul quale dovrete dare un giudizio nei prossimi giorni, voi rinunciate a sentire direttamente la voce e le argomentazioni di chi vive quotidianamente nella scuola? Quale disprezzo per la vita parlamentare e per il mandato che i cittadini hanno espresso nei vostri confronti si nasconde dietro questa vostra assenza? Quale disprezzo si nasconde dietro il fatto che voi stessi ci avete convocato, per non essere nemmeno presenti !

Pur con tutte le difficoltà di una simile situazione, la delegazione è riuscita a sollecitare e raccogliere alcune impressioni da parte della relatrice di maggioranza, on. Napoli, che si è espressa in questo senso: “Come relatore devo farmi carico di ciò che verrà fuori dalle audizioni e dalla discussione. Personalmente posso dire che siccome su alcuni punti mi trovo concorde su quanto detto da voi, cercherò di far inserire queste posizioni nel parere della Commissione, che però resta un parere non vincolante per il Ministro”.

Questa breve dichiarazione, unico spiraglio di dialogo che si è instaurato con la maggioranza, dimostra ancora una volta che i problemi da noi sollevati sono reali e che la mobilitazione di questi mesi e le audizioni stesse stanno provocando dubbi, incertezze, difficoltà nella maggioranza. Certamente il ministro vuole comunque varare il decreto, ma si conferma che esistono contraddizioni e preoccupazioni su cui è possibile agire per il ritiro di questo provvedimento.

Da parte loro i deputati dell’opposizione hanno posto un problema ai presenti: “Noi siamo contrari a questo decreto e alla legge in generale, Voi pensate che si possano proporre emendamenti, qualora non fosse possibile arrivare al ritiro?”
Tutti i presenti hanno risposto che l’unica soluzione è il ritiro.

Prima dell’audizione la delegazione ha partecipato ad un incontro organizzato dai deputati dei DS e di Rifondazione con i gruppi e le associazioni. A questo incontro erano presenti tra gli altri il segretario generale della CGIL-Scuola, Enrico Panini, e un membro della segreteria SNALS. Panini è intervenuto ribadendo con chiarezza che questo decreto va ritirato e che esso e la legge rimettono in causa la scuola come istituzione. Lorenzo Varaldo è intervenuto ponendo tre problemi: “Cosa possiamo fare per far pesare il più possibile sulla VII Commissione e sul Ministro la nostra posizione contro il decreto, per tentare tutte le carte prima che venga pubblicato? Prima di tutto penso che si debba far riuscire al meglio la manifestazione del 17. Noi consideriamo molto positivo il fatto che CGIL e CISL abbiano aderito, ma diciamo: non basta aderire, è necessario organizzare subito i treni, i pullman, il successo della manifestazione. Anche ai deputati diciamo che i vostri partiti devono fare questo, che è necessario fin da oggi, da domani mattina, avere questa organizzazione. Voi avete una responsabilità in questo senso. In secondo luogo io penso che i sindacati possano fare una grande pressione sul governo annunciando subito che, se il decreto fosse approvato, verrà proclamato lo sciopero generale fino al ritiro. Ciò può avere un grande impatto, specie in questa situazione politica. Per questo invito i deputati qui presenti a prendere posizione in questo senso. In terzo luogo credo che sia necessario dire apertamente che questa legge va abrogata”.

La senatrice Acciarini, nelle risposte, ha detto che effettivamente questa legge va abrogata, aggiungendo che i cambiamenti alla scuola andranno forse fatti all’interno delle istituzioni esistenti e non con un intervento di sistema.
Al termine dell’audizione alla Camera, i deputati Capitelli e Sasso (DS) e Volpini (Margherita) hanno dichiarato di essere d’accordo con la richiesta di sciopero generale.
Capitelli e Sasso hanno inoltre dato la loro disponibilità a partecipare all’”Incontro Nazionale dei delegati delle scuole e delle città” che il “Manifesto dei 500” ha lanciato.

Al termine della delegazione noi constatiamo ancora una volta che questo decreto apre la strada alla distruzione della scuola dell’infanzia, elementare e media e di conseguenza della scuola superiore, distruggendo tutti i principi fondamentali su cui si fonda la scuola pubblica (Programmi Nazionali, classi, titolarità e uguaglianza degli insegnanti statali, libertà di insegnamento….).

Ribadiamo quanto espresso dalla delegazione che l’11 dicembre era stata ricevuta al Senato: “L’introduzione del tutor, con la creazione di insegnanti di serie A titolari sulla classe e di altri di serie B. destinati a gruppi flessibili e mensa, è l’elemento centrale per portare avanti questa distruzione, in particolare per arrivare ai Piani di Studio Personalizzati, all’eliminazione dei programmi nazionali e dei diplomi, al Portfolio…Noi mettiamo in allerta tutti: attenzione alla divisione che si vuol creare tra gli insegnanti per far passare la legge, arrivando persino a prevedere carriere differenziate. Attenzione alla divisione che si vuol creare tra insegnanti e genitori, slegando il problema del “tempo scuola” dal problema della titolarità”.

Per tutti questi motivi noi ribadiamo la linea espressa in questi mesi: solo il ritiro del decreto e l’abrogazione della legge potranno aprire la strada alla difesa e allo sviluppo della scuola pubblica.

Su questa linea e per lo sciopero generale noi parteciperemo alla manifestazione di sabato. Invitiamo tutti gli insegnanti e i genitori ad essere presenti e ci rivolgiamo ancora una volta ai dirigenti sindacali: organizzate i pullman e i treni, assicurate il successo della manifestazione.

Da parte nostra proponiamo al comitato organizzativo dell’Incontro Nazionale (comitato costituitosi al termine della delegazione in Senato) la data del 14 febbraio per la prima riunione, con l’obiettivo di fare i passi concreti verso la realizzazione di un vero incontro di delegati, per il ritiro del decreto, per l’abrogazione della legge, per l’unità.
Invitiamo tutte gli insegnanti e i genitori a riunirsi fin d’ora in assemblea, a votare mozioni e a eleggere i loro delegati per l’incontro nazionale su questa base.

La delegazione, 12 gennaio 2004.


Verbale audizione alla VII Commissione della Camera del 12.01.04

All’audizione partecipano il “Manifesto dei 500”, l’”Associazione per la scuola della Repubblica”, il “Coordinamento Nazionale per la difesa del Tempo Pieno e del Tempo Prolungato”:
Sono presenti l’on. Angela Napoli (AN) relatrice di maggioranza, gli on. Walter Tocci (DS), Piera Capitelli (DS, segretario gruppo alla VII Commissione) e Alba Sasso (DS), presiede Domenico Volpini (vicepresidente gruppo Margherita alla VII Comissione).

Rappresentante del Coordinamento Nazionale difesa TP: “Noi portiamo qui 107.000 firme raccolte in tutta Italia su un appello per la difesa del Tempo Pieno e del Tempo Prolungato. Il nostro coordinamento si è costituito in difesa di questo modello di scuola e quindi la nostra battaglia è centrata prima di tutto su questo punto, ma noi siamo contrari a tutta la legge, di cui diamo un giudizio negativo complessivo. Siamo quindi contrari al tutor, al programmi individualizzati, al Portfolio ecc. Non ci convincono le variazioni al testo del decreto che sono state proposte dalla Conferenza Stato Regioni, perché l’essenza dei problemi resta identica e non si può dire che il Tempo Pieno sia salvo solo perché vengono in qualche modo garantite le 40 ore di assistenza.”
Maddalena …… (Coordinamento Nazionale difesa TP): “Mi chiedo come si può dire, come fa la legge 53, che esiste un diritto all’istruzione quando, di fronte all’evasione scolastica che esiste, si trasforma l’obbligo in diritto-dovere, lasciando la scelta alle famiglie di avvalersi o meno della scuola e intanto si elimina il diritto ad apprendere uguale per tutti. :Cosa succederà dei cittadini che non si avvalgono del diritto allo studio? Non sarebbe stato più giusto estendere l’obbligo?
Come può il tutor garantire la pari dignità tra i docenti se questa persona ha già 21 ore su 27, e per di più nelle 27 c’è anche inglese…E’ ovvio che i tutor devono prendere in mano la situazione e va detto chiaramente che 27+3+10 non fa il Tempo Pieno, perché le ore oltre le 27 non è detto che le faccia tutta la classe, e comunque non si può fare una programmazione unica, nell’unità della classe. E’ evidente che la scuola diventerà una scuola di 27 ore, e il resto sarà fatto come assistenza e spezzettando la classe. Vorrei poi soffermarmi sul problema dell’handicap che mi tocca da vicino. Praticamente non esiste nulla sull’handicap. Sì, è vero, si dice che si rimanda alla 104, ma cosa vuol dire questo concretamente? Vuol dire che la 104 rimanda sempre alle norme vigenti, e quindi al bilancio d’istituto, al bilancio degli Enti Locali ecc, e noi sappiamo cosa vuol dire. Io sento particolarmente questo problema perché ho un handicap, e la nostra dignità viene sempre calpestata.”
Monica Alfonsi (Coordinamento insegnanti-genitori di Genova):“Vorrei porre l’attenzione anche sui valori che sottostanno a questa riforma ,i quali si concretizzano anche nella “personalizzazione” dei piani di Studio rispetto all'”individualizzazione” del processo formativo che già da anni la scuola persegue.Riscontriamo un’ ambiguità di fondo nel termine “personalizzazione”, premonitrice della possibilità che si vengano a formare binari differenziati, non solo tra docenti, ma anche tra bambini.Ad accrescere questa sensazione contribuisce fortemente il fatto che non si prevedano più programmi nazionali , con obiettivi minimi raggiungibili da tutti, bensì percorsi calibrati a discrezione delle richiesta delle famiglie”
Lorenzo Varaldo (insegnante, “Manifesto dei 500”): “Vorrei presentare brevemente il “Manifesto dei 500” e la nostra delegazione di oggi. Il “Manifesto dei 500” è un comitato nazionale che si è costituito nell’ottobre del 1999 ai tempi della precedente riforma Berlinguer e che aveva già preso posizione contro quella legge, come certamente l’on Napoli ricorderà. La delegazione di oggi vi porta circa 25.000 firme raccolte su un “Appello per il ritiro del decreto sul tutor e l’abrogazione della riforma Moratti” lanciato nello scorso maggio al termine di una Conferenza Nazionale tenutasi a Milano che aveva visto la partecipazione di 95 insegnanti e genitori delle province di Torino, Milano, Lodi, Varese, Parma, Pisa, Ravenna, Firenze. Le firme sono state poi raccolte in molte altre province e noi le abbiamo già presentate al Senato in un’audizione dell’11 dicembre. Le persone che sono intervenute prima di me hanno già esposto molti dei problemi legati a questo decreto e a questa legge e io ribadisco che noi siamo per il ritiro del decreto e per l’abrogazione. In cartellina trovate alcuni nostri documenti che riassumono le motivazioni di questa posizione. Avendo poco tempo a disposizione non mi attarderò quindi su questi aspetti, ma vorrei porre una questione in particolare all’on.Napoli, unico esponente della maggioranza presente. Voi sapete certamente che in questi mesi, in queste settimane, in questi giorn, centinaia e centinaia di assemblee si riuniscono in tutto il Paese contro il decreto e contro la legge. Ci sono state grandi manifestazioni culminate nella giornata del 29 novembre, mentre per sabato si prepara un’altra manifestazione nazionale. Ci sono centinaia di migliaia di firme raccolte. Questo significa che esiste un’opposizione enorme nel Paese contro questa legge. D’altra parte le vorrei riportare ciò che ci ha detto il presidente della VII Commissione del Senato, on. Asciutti, l’11 dicembre. Asciutti ha detto che se è vero che il vostro parere non è vincolante, è anche vero che politicamente è molto pesante. Poi ha aggiunto che sì, con questo decreto il Tempo Pieno viene soppresso. Ora tutti noi sappiamo che gli emendamenti della Conferenza Stato Regione non cambiano la sostanza, ma anzi complicano le cose, moltiplicando ancora di più i modelli organizzativi della scuola, arrivando quindi allo smembramento, della scuola italiana. La questione che voglio porle è semplice: qual è la sua posizione e come si sta orientando la maggioranza? Andrete veramente contro la volontà della stragrande maggioranza? Comprendo che lei ha qui un ruolo tecnico, ma le chiedo di aprire un dialogo, perché noi siamo venuti con grandi sforzi e vogliamo rendere conto ai firmatari, a coloro che ci hanno sostenuto. Credo sia giusto rendere conto al Paese di quello che si discute qui, e l’assenza di tutti i deputati della maggioranza è già molto grave”.
On. Angela Napoli (AN, relatrice di maggioranza): “Come relatrice di maggioranza ho cercato di fare una relazione più completa possibile che tenesse conto di tutti gli aspetti. La relazione è disponibile e vi rimando ad essa. Comunque il decreto va visto nell’ambito di una scuola che cambia, di una scuola nuova. Come relatore devo farmi carico di ciò che verrà fuori dalle audizioni e dalla discussione. Personalmente posso dire che siccome su alcuni punti mi trovo concorde su quanto detto da voi e mi rendo conto che esistono dei problemi, cercherò di far inserire queste posizioni nel parere della Commissione, che però resta un parere non vincolante per il Ministro”.
Guido Montanari (docente Politecnico, genitore, “Manifesto dei 500”): “Speravamo in un dialogo e in un approfondimento, ma constatiamo che è veramente difficile. Vorrei riportare l’attenzione su alcuni aspetti che riguardano questa legge che non è nè una riforma, né una “controriforma” è un provvedimento di distruzione della scuola pubblica. La scuola pubblica è un bene per la democrazia, è la base della democrazia stessa, è una condizione per mettere tutti i cittadini sullo stesso piano, per dare a tutti le stesse opportunità, le stesse condizioni di partenza. In questo senso è codificata dalla stessa Costituzione che impegna lo stato alla sua realizzazione e alla rimozione degli ostacoli alla sua frequenza proficua per tutti i cittadini. Ora la riforma è senza dubbio un attacco alla scuola pubblica. Quando si attenua l’obbligo, si distruggono le classi, si apre la strada alla differenziazione degli stipendi degli insegnanti, quando si abrogano i Programmi Nazionali, si mette in discussione la libertà d’insegnamento, allora si elimina l’essenza della scuola pubblica. Questa riforma è lo scioglimento della scuola pubblica nella società, nelle imprese, nel privato, negli interessi esterni. Le basi dell’evoluzione della società stanno nel formare scienziati, artisti, ricercatori…, ma per fare ciò ci vuole una formazione solida, ma anche finanziamenti, e noi siamo molto in basso nelle statistiche internazionali sulle risorse, che d’altra parte vengono tagliate sempre di più. Per questo noi chiediamo ai deputati della maggioranza di fermarsi, di dire no a questo decreto, di esprimersi chiaramente in questo senso di fronte al ministro. Voi avete una responsabilità su quello che succederà nei prossimi mesi. D’altra parte mi rivolgo ai deputati dell’opposizione: prendete in mano la mobilitazione. La gente ha dimostrato di essere disponibile a lottare, a mobilitarsi. Ci sono state le manifestazioni del 29 novembre a Roma e a Bologna, ora c’è la manifestazione di sabato 17 gennaio a Roma. Esiste una maggioranza nel Paese che vuol dire stop a questa legge e vuole fare di tutto per fermarla. Si tratta anche di molte persone che hanno votato il governo, ma che non sono d’accordo con quello che sta facendo. Organizzate la mobilitazione, voi avete i mezzi e gli strumenti per farlo”
Antonia Baraldi Sani (insegnante, “Associazione Per la Scuola della Repubblica”): “La nostra associazione si chiama così perché la scuola della Repubblica è ancora un progetto. Certo, sono stati fatti dei passi avanti importanti per arrivare ad una vera scuola della Repubblica, per arrivare ad una vera scuola di tutti e per tutti, ma negli ultimi anni sono stati fatti anche passi indietro e molte cose restano da fare. Con questa riforma viene negato proprio il carattere di scuola come istituzione, per passare alla scuola come servizio, cioè proprio il contrario della scuola della Repubblica. La scuola come servizio è la scuola dove si va e si prende a seconda delle disponibilità finanziarie. Questo porta alla trasformazione della scuola in una specie di supermercato e secondo noi tutto ciò va contrastato. La scuola è attaccata in due punti principali: la personalizzazione dei piani di studio e l’intromissione della famiglia nelle scelte didattiche. Poi c’è il continuo richiamo al contesto familiare…Io sono un’insegnante, ma sono anche mamma, e so quali sono i limiti entro cui questa presenza deve stare. Se noi impediamo la rottura con il modello familiare, con il contesto di provenienza, impediamo la formazione di un pensiero critico e lasciamo il ragazzo all’interno del suo mondo. Il decreto dice “in continuità” con la famiglia: ma la scuola non deve essere in continuità, non deve essere in continuità con l’ambiente di provenienza, altrimenti riprodurrà semplicemente le differenze sociali,ambientali ecc.. Nella scuola secondaria sembra che l’obiettivo sia favorire la scelte corrispondenti alle “attitudini e alle vocazioni”, ma non si può fare questa predeterminazione. Tutti vanno formati in senso più generale, non solo in funzione del fatto che uno andrà a lavorare e un altro potrà continuare gli studi…I tre punti principali che noi contestiamo sono: 1) La differenziazione del percorso comune. Non è solo una questione dell’obbligo, ma il diritto-dovere diventa comunque un fatto personale, la scuola non può più agire sulle scelte e se una famiglia decide di far smettere di studiare lo può fare. In questo senso anche la questione delle 40 ore alle elementari assume importanza. Certo, è importante che venga riconosciuto il servizio alle famiglie, ma non è solo questione di poter scegliere, ognuno per conto suo, che orario fare, con la conseguente distruzione della classe, la differenziazione dei programmi….2) Per questo contestiamo la distruzione della didattica unitaria. Qui si va verso un orario spezzettato che porta appunto alla distruzione della classe. Il TP dà anche stabilità, progetto educativo unitario… Perché rovinarlo? Persino Casini aveva detto che era un modello per tutta Europa…Oltretutto: perché non si mette nemmeno Religione nelle ore facoltative? 3) Contestiamo proprio questo spazio enorme che si dà alla religione cattolica che viene confermata anche per la scuola dell’infanzia. Poi va aggiunto che si parla di contratti di prestazione d’opera: cosa vuol dire?, che si apre la strada alla distruzione dell’organico, alle assunzioni personali….? Inoltre è inaccettabile la documentazione dei Piani di Studio Personalizzati, il Portfolio: si tratta di una palla al piede che segna il ragazzo per tutta la vita. Eravamo già contro questo provvedimento con il governo precedente e siamo contro tutto ciò che può mortificare il ragazzo, che può inquadrarlo senza possibilità di riscatto. Infine il discorso sull’hc. Negli emendamenti si nomina il problema, ma di fatto, come si è detto prima, non si dice nulla.”
On. Piera Capitelli (DS): “Normalmente non facciamo dibattito politico. Mi limiterò ad alcune osservazioni e vi farò qualche domanda. Noi siamo contrari completamente a questa legge e al decreto. Il decreto è in conformità/difformità con la legge. Noi abbiamo dato battaglia al tempo della legge e continueremo a darla per il decreto, perché si tratta di un attacco enorme alla scuola pubblica e ai suoi principi, come è stato ricordato. Se leggete le relazioni parlamentari vi renderete conto di questo. Va detto che su argomenti come il tutor ci sono state fughe in avanti del governo, e su questo punto il decreto può anche essere impugnato come illegittimo, perché nella legge non c’è il tutor, e quindi siamo di fronte ad un eccesso di delega. In ogni caso il tutor è una figura non chiara. Poiché uno dei punti su cui c’è stata più mobilitazione è il Tempo Pieno io focalizzerò il mio intervento su questo punto e vi faccio una domanda. Noi cercheremo di portare la discussione sugli elementi dell’opposizione pubblica per cercare di emendare il decreto in questo senso. Certo, non voteremo gli emendamenti, ma se non ci si potrà battere per il ritiro cercheremo di arrivare almeno a far votare gli emendamenti alla maggioranza. Cosa pensate che si debba modificare nel decreto? Quali sono i punti essenziali?”
On. Domenico Volpini (Margherita, presiede l’audizione al posto del presidente, on. Adornato, della maggioranza, assente): “Chi pensa che sia emendabile?”
On. Capitelli: “La posizione del “Manifesti dei 500” è chiara, per il ritiro e l’abrogazione. Per gli altri gruppi quali proposte sarebbero fattibili per modificare il decreto?”
Coordinamento Nazionale TP: “Il decreto va cancellato e basta. Poi si può aprire una discussione su come migliorare la scuola. Ma il Tempo Pieno è 2 insegnanti titolari ogni classe per 40 ore.”
On. Alba Sasso (DS): “Noi faremo anche un’interpellanza parlamentare al Ministro Sirchia sulla questione delle salute in merito alla mensa: come si può prevedere 10 ore di mensa e il problema dell’obesità dei bambini? La riforma con gli orari flessibili, i percorsi formativi separati, la personalizzazione dei programmi, mette in discussione la scuola pubblica. Il diritto di tutti all’istruzione che prevede nella scuola di tutti di essere diversi, ma uguali.
Tutti i rappresentanti: “Noi tutti siamo per il ritiro del decreto”
Maria Claudia Solari (genitore Comitato di Arezzo contro la riforma Moratti): “Vorrei spostare un momento la discussione dal problema del Tempo Pieno, non perché non sia importante, ma la questione non è solo questa. Mia figlia frequenta il Modulo. Ora quando io faccio le assemblee nella mia zona devo dire che il problema del Tempo Pieno sparisce se si spiega davvero il contenuto della legge. La signora di prima ha detto bene: lo Stato rinuncia al suo dovere che è quello di dare un’istruzione uguale per tutti. I Piani di Studio Personalizzati, il tutor, e poi gli investimenti privati, come il British che può entrare nella scuola pubblica o sostituirsi ad essa, sono tutte cose gravissime, specie in un Paese come l’Italia dove esiste una grande differenza di condizioni di ricchezza da una Regione all’altra…Cosa ne sarà della scuola pubblica in Sicilia, o in Calabria, o in certe zone della Campania…? Ci rendiamo conto di cosa vuol dire? Ora io dico: voi deputati non potete accettare tutto ciò. Voi dovete difendere la scuola pubblica. Nessuno vi ha eletto per distruggerla. Voi siete stati eletti per difendere e sviluppare la scuola pubblica, non per distruggerla”

A questo punto l’On. Volpini chiude l’audizione.
La delegazione del “Manifesto dei 500” e un genitore di Napoli si fermano a discutere con i deputati dell’opposizione. Qui di seguito alcuni stralci della discussione.

Maria Claudia Solari: “Non mi quadra il modo in cui voi andate avanti. Già oggi nell’incontro del pomeriggio (incontro organizzato dai deputati e dai senatori dell’opposizione con i gruppi e le associazioni prima dell’audizione) ho sentito dire più volte che tanto il decreto passa, che noi dobbiamo mobilitarci e voi ci sosterrete, che si deve evitare il peggio….Mi sembra il mondo alla rovescia. Secondo me dovrebbero essere i partiti e i sindacati a mobilitare, a spiegare, a infondere fiducia….Qui adesso siamo al punto che quasi quasi dobbiamo fare tutto noi e ci sentiamo anche dire che tanto il decreto passa…Da quando le cose si sono invertite? A voi la responsabilità. Ci vuole la vostra forza, da soli non ce la faremo mai…”
On.Capitelli: “Ma noi aderiamo alla manifestazione di sabato, abbiamo fatto dichiarazioni, ci battiamo in Parlamento, faremo un’altra battaglia parlamentare, andiamo a tutte le riunioni. Abbiamo detto a tutti di organizzare comitati di sostegno….”
On. Sasso: “Noi non siamo pessimisti, e infatti abbiamo indetto la riunione di oggi proprio per concordare la mobilitazione. Purtroppo il decreto non va in aula, altrimenti ci sarebbero più problemi per il governo, perché qualche esponente della maggioranza non è favorevole. E’ vero, una volta i partiti avevano quel ruolo, ma oggi le cose sono cambiate. Finalmente la gente si è resa conto. “
Varaldo: “Oggi ho posto un problema nella riunione del pomeriggio. Ho detto che secondo noi i sindacati devono subito fare una dichiarazione per annunciare al governo che se fa passare il decreto ci sarà lo sciopero generale fino al ritiro. Non è certamente vostro ruolo quello di proclamare lo sciopero, ma voi potete prendere posizione con noi in questo senso, unirvi alla nostra richiesta ai sindacati. Cosa ne pensate?”.
Capitelli, Sasso, Volpini: “Noi siamo d’accordo, ci uniamo”.
Varaldo: “La delegazione che è stata ricevuta al Senato a dicembre ha costituito un comitato organizzativo dell’Incontro Nazionale dei delegati delle scuole e delle città, per l’abrogazione della riforma, per il ritiro del decreto, per l’unità”. Noi prepareremo questo incontro: voi siete disponibili a parteciparvi?
Capitelli, Sasso: “Certamente”.

Resoconto sintetico dell’incontro con i deputati dell’opposizione svoltosi il 12.01.04 presso l’ex Hotel Bologna cui sono stati invitati tutti i gruppi, le associazioni, i coordinamenti, i sindacati che hanno preso posizione contro la legge Moratti di “riforma” della scuola.

Presenti: On. Titti De Simone (RC), On. Chiara Acciarini (DS), Manieri (Margherita), Bergonzi (PdCI), presiede Alba Sasso (DS)

Panini (segretario nazionale CGIL Scuola) E’ già stato detto molto sulla riforma e sono d’accordo su tutte le critiche. Il decreto di applicazione della legge è inaccettabile sia sul piano formale, sia su quello del merito. Questo decreto e questa legge rimettono in causa la scuola come istituzione. Ribadisco che il decreto deve essere ritirato.
Bomarzi (Presidente Consiglio di circolo di Roma): Gli Enti Locali fanno un buon lavoro per cercare di integrare le funzioni necessarie nella scuola per il TP. Bisogna che discutiamo anche un modello di scuola per il futuro.
CIDI: Bisogna che la manifestazione del 17 riesca, bisogna aderire con molto forza. Il decreto applicativo è illegittimo.
Legambiente Per battersi contro la riforma e il decreto è necessario invertire la campagna mediatica portata avanti dal governo. Dobbiamo inventarci nuove soluzioni per coinvolgere l’opinione pubblica attraverso l’informazione.
Boccardi (genitore, rappresentante del coordinamento insegnati genitori di Napoli del 73° circolo) abbiamo raccolto firme come genitori e insegnanti ora andremo a portarle alla Camera all’audizione. La gente quando sa cosa si sta preparando si imbufalisce. L’eliminazione del TP in regioni come la Campania vuol dire gettare i giovani nelle mani della criminalità organizzata.
Viviani (CGDI) La scuola Media diventa orientativa solo al 3° anno. Quale modello di scuola si propone per il futuro? Bisogna che un altro governo cancelli definitivamente questa schifezza di riforma
Sen. De Petris Dobbiamo decidere anche quale è la scuola che vogliamo. Ora la mobilità c’è perchè si sta toccando il TP, ma prima non c’è stata quando si discuteva la legge.
Monica Alfonsi (Coordinamento Nazionale difesa TP, Genova ) La nostra mobilitazione è iniziata in alcune scuole di Quarto, deve essere estesa e più capillare, anche se il decreto passerà, bisogna insistere sul TP. La riforma assegna alla famiglia un potere decisionale esagerato e incompatibile con gli obiettivi della scuola pubblica.
Lorenzo Varaldo (Manifesto dei 500) Non mi soffermerò troppo sugli aspetti della riforma che sono già stati in più interventi ricordati. Sottolineo però che la distruzione dei programmi, la flessibilità degli orari, i percorsi personalizzati, introducono gli elementi per una vera distruzione della scuola pubblica. Noi diciamo che il decreto va ritirato e la riforma va abrogata (applausi). Noi diciamo che i sindacati devono dichiarare che se il decreto passerà organizzeranno con gli insegnanti lo sciopero generale (applausi) e che i deputati dell’opposizione lo devono appoggiare. Pensiamo che la manifestazione del 17 sia importante e perchè riesca le organizzazioni sindacali devono mettere a disposizione le strutture organizzative (terni autobus ecc.) per il suo completo successo (applausi).
On. Bergonzi La riforma distrugge il diritto ad una istruzione qualificata. Noi appoggeremo lo sciopero contro il decreto.
Cesarin (Movimento per l’educazione cooperativa) Con questa riforma si elimina quanto fatto finora di buono. Bisogna attivare il conflitto e fare proposte per una qualità della scuola.
On. Capitelli (DS) Finalmente si parla di contenuti della scuola. Non riusciremo a fermare il decreto applicativo, non riusciremo a fermare la legge. Bisogna ragionare su tentativi di modifica per migliorare pezzo per pezzo, non si possono fare modifiche di sistema.
On. Manieri (Margherita) Forse nella nostra opposizione abbiamo fatto degli errori. La battaglia va fatta su tutta la legge 53 non soltanto sulla copertura finanziaria. Nei fatti la legge è una regressione, un attacco alla libertà di insegnamento
De Luca (Resp. Nazionale SNALS) Viene subito interrotta dalle domande della sala: “aderite o non alla manifestazione del 17?”. Per ora leggete i nostri documenti, vi faremo sapere se aderiremo o no. (dalla sala risa e sberleffi).
On. Acciarini (DS) Come opposizione noi abbiamo deciso di aderire alla manifestazione del 17 . Ci siamo impeganti per avere le audizioni, per questo incontro che è un successo. Dovete fare le domande per essere ricevuti. Il TP ha avuto l’effetto di mobilitare il Paese molto più che ai tempi della legge delega. Dobbiamo batterci contro il decreto, contro la legge, non mi pongo limiti: fino alle dimissioni del ministro. Il risultato della riforma è la scuola “spezzatino”. Anche con le modifiche il decreto non cambia la situazione. E’ necessario che durante la manifestazione ci siano dei presidi anche alla Rai per stimolare una informazione e a Trastevere dove c’è il Ministro. E’ necessario fissare un appuntamento di aggiornamento. Ora deve vincere l’unità. Certo, io penso che la legge vada abrogata, poi però bisogna ragionare su come agire sulle macerie. Probabilmente non ci vorrà un intervento di sistema, ma bisognerà agire segmento per segmento.

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