Dove ci porta la “riforma” Moratti? Prenotate il Dossier-Denuncia

Dove ci porta la “riforma” Moratti?

Prenotate il

Dossier-denuncia

sulle conseguenze della Legge 53/2003 consegnato il 29 settembre 2005

al Presidente della Repubblica dalla delegazione dei 13.000 genitori, insegnanti, cittadini, da 700 Comuni italiani che hanno sottoscritto la “Lettera Aperta”

Il Dossier contiene:

Le testimonianze concrete dell’applicazione della legge

I verbali integrali dell’Assemblea Nazionale dei firmatari del 15 aprile 2005

I testi delle due Lettere Aperte al Presidente della Repubblica (settembre 2004 e aprile 2005)

Il sostegno degli eletti nelle istituzioni e delle personalità

L’elenco delle firme Comune per Comune

Presentazione

Questo “Dossier” è, nello stesso tempo, il risultato di un dialogo e un atto di denuncia.

Il dialogo è quello che si è aperto tra il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e i promotori della “Lettera Aperta” a Lui indirizzata, promossa nell’ottobre 2004 da 57 genitori di Milano, Torino, Roma, Ancona e Varese (vedere cronistoria). Dopo una prima risposta del Quirinale, nel dicembre 2004, i promotori della Lettera Aperta si rivolgevano nuovamente al Presidente Ciampi: “Noi non le chiediamo di crederci sulla parola. Ci impegniamo a raccogliere i dati, le testimonianze, i fatti che stanno avvenendo nelle scuole italiane”.

La denuncia è dunque un vero e proprio atto di accusa rivolto alla riforma Moratti che si fonda su queste testimonianze reali di ciò che la legge 53 sta producendo nella scuola, di ciò che prepara per il futuro dei giovani e più in generale della società italiana, della democrazia, dei principi costituzionali, dell’unità del Paese.

Rivolgendosi al Presidente della Repubblica al termine dell’Assemblea Nazionale dei firmatari del 16 aprile scorso, i promotori scrivevano: “La nostra Repubblica è “una e indivisibile. L’unità del Paese non è un fatto astratto, ma è unità culturale, politica, sociale. Questa unità è oggi rimessa in causa dall’applicazione della riforma Moratti che apre la strada alla divisione del Paese”.

Nel presentare questo Dossier noi poniamo dunque la questione: queste affermazioni sono forse esagerate?

Un genitore scrive: “Come potete vedere, tante scuole, tante situazioni, ovvero il caos generale”. Una mamma, dopo aver constatato che la propria figlia non sentirà più nemmeno parlare di Cavour e dell’Unità d’Italia fino alla terza media si interroga: “Mi sono chiesta: tra un po’ i giovani di che cosa parleranno? Come faranno a capirsi se mancheranno loro gli stessi strumenti culturali? Che cosa potrà aiutarci a tenere unito il nostro Paese?”

Un atto di accusa necessita di un giudizio, di una sentenza: noi lasciamo questo giudizio non solo a tutti i cittadini che leggeranno questo Dossier, ma in primo luogo al Presidente della Repubblica a cui lo consegniamo e a tutti coloro che hanno responsabilità politiche e sindacali: se si vogliono difendere l’unità del nostro Paese e i diritti costituzionali a cui tutti siamo legati, non è oggi urgente l’abrogazione di questa legge e il ripristino di tutte le norme precedenti?

Qui di seguito trovate la lettera consegnata alla Presidenza della Repubblica il 29 settembre insieme al Dossier, una breve storia della “Lettera Aperta” e le pagine introduttive dei diversi capitoli che compongono il Dossier.

Per avere il Dossier-denuncia completo inviare le richieste a “[email protected]” specificando il numero di copie richiesto e versando Euro 7 per ogni Dossier sul Conto Corrente Postale n. 38466132 intestato a Ugo Croce, ABI 07601, CAB 01000. Nella causale del versamento scrivere: “Prenotazione n. xxx Dossier-Denuncia riforma Moratti”

Al Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi

Gent.mo Presidente della Repubblica,

nel ringraziarla per l’attenzione riservata alla nostra “Lettera Aperta”, le presentiamo oggi in delegazione questo “Dossier-denuncia” sulle conseguenze della riforma Moratti della scuola, unitamente alle 13.000 firme raccolte in più di 700 Comuni di tutto il Paese.

Si tratta di decine di testimonianze concrete che abbiamo raccolto nelle scuole, tra gli insegnanti e i genitori preoccupati per quello che sta succedendo.

Esse dimostrano, a nostro parere, una realtà allarmante, di smembramento dell’unità della scuola italiana, di abbassamento culturale, di deriva dell’intero sistema.

Vorremmo soffermarci brevemente su un aspetto che ha caratterizzato il nostro lavoro.

Lei noterà come tutte le testimonianze siano contrassegnate esclusivamente dalla provincia di provenienza, senza alcun nome e cognome delle persone che ci hanno scritto. Si tratta, purtroppo, della volontà precisa, e in molti casi anche della condizione, che moltissimi autori hanno espresso per veder pubblicati i loro contributi. Nel rispettare questa volontà, come promotori dell’iniziativa ci siamo naturalmente accertati che le testimonianze fossero vere e siamo in grado in ogni momento di risalire alle fonti.

Tuttavia un problema grave si pone: perché nessuno ha accettato di veder comparire il proprio nome e cognome e la scuola di provenienza? Perché, accanto alle decine di testimonianze raccolte, altre decine e decine di insegnanti e genitori si sono rifiutati di mettere nero su bianco ciò che raccontavano a voce, cioè la loro esperienza diretta della riforma?

La risposta, purtroppo, è semplice e rappresenta la prima testimonianza che oggi le presentiamo: la riforma sta producendo nelle scuole una pressione e un disagio tali da rimettere in causa il primo dei diritti costituzionali: la libertà di espressione.

In quale democrazia ci troviamo se gli insegnanti, e a volte persino i genitori, non hanno più la libertà di esprimersi chiaramente sulla verità dei fatti e di organizzarsi per difendere le proprie opinioni, temendo ritorsioni, pressioni, giudizi?

Quale danno sta portando al libero confronto, alla tolleranza, alle regole della democrazia una legge che costringe gli insegnanti, proprio loro che del libero confronto e della libertà intellettuale dovrebbero dare il primo esempio, a tenere segrete le proprie opinioni, la propria identità e quella della propria scuola, specie di fronte a fatti così gravi come quelli che portiamo ad esempio?

Gent.mo Presidente della Repubblica,

anche questo problema ci conduce nuovamente al centro delle questioni da noi poste.

Come abbiamo più volte ricordato si tratta di questioni che non riguardano semplicemente la scuola, ma più in generale il dettato costituzionale. E’ per questo che a più riprese abbiamo richiesto un Suo intervento in qualità di garante della Costituzione e dell’unità della Repubblica, per denunciare pubblicamente le conseguenze della legge.

Sappiamo che Lei sta seguendo l’intera vicenda e siamo anche coscienti che un Suo intervento pubblico è giustificato solo da situazioni gravi.

Tuttavia la strada che la scuola ha intrapreso con questa riforma è appunto grave e presto potrebbe essere tardi per tornare indietro.

Per questo le chiediamo di prendere in considerazione i fatti e l’insieme dei documenti che le consegniamo e di usare il potere e la responsabilità a Lei attribuiti dall’art. 87 della Costituzione della Repubblica per aprire la strada all’abrogazione di questa legge e più in generale all’arresto di questo processo degenerativo.

Nel rinnovare il nostro impegno per la difesa dei valori democratici e costituzionali della nostra Repubblica a cui tutti siamo legati, anche a nome di tutti i cittadini che hanno sottoscritto la “Lettera Aperta”, vogliate accettare i nostri più distinti saluti.

La delegazione dei firmatari della “Lettera Aperta”:

Giuseppe Bailone (genitore, docente filosofia università popolare, Torino)
Antonella Chieffa (insegnante elementare, Abbiategrasso-Milano)
Rita Defeudis (insegnante e genitore, Abbiategrasso-Milano)
Mara Montagna (insegnante elementare e genitore, Parma)
Guido Montanari (genitore, docente universitario, Torino)
Marcella Roseo (insegnante superiori, genitore, Torino)
Claudia Poggio (insegnante scuola dell’infanzia, Acqui-Alessandria)
Maria Grazia Sala (insegnante e genitore, coordinatrice Zona 8, Milano)
Lorenzo Varaldo (insegnante, coordinatore nazionale “Manifesto dei 500”) .

Roma, 29 settembre 2005

Ottobre 2004: di fronte ai primi effetti dell’applicazione della legge Moratti, un gruppo di 57 genitori delle province di Milano, Torino, Varese, Roma e Ancona, su iniziativa del “Manifesto dei 500” e del “Coordinamento Zona 8” di Milano, lancia una “Lettera Aperta al Presidente della Repubblica” per denunciare la situazione che si sta creando nelle scuole e chiedergli di intervenire con un messaggio pubblico alle Camere in virtù dei poteri attribuitigli dalla Costituzione.

Novembre 2004: la raccolta firme si allarga agli insegnanti, ai genitori e a cittadini di tutto il Paese. Le prime 5.000 firme vengono inviate al Presidente della Repubblica

Dicembre 2004: il Presidente della Repubblica, tramite il capo dell’Ufficio Affari Costituzionali, risponde ai promotori, impegnandosi a seguire la vicenda e a trasmettere al Ministro il materiale inviato, ma dichiarando la non disponibilità ad intervenire per i vincoli costituzionali legati al proprio ruolo. Considerando molto importante il dialogo apertosi con il Presidente della Repubblica, i promotori decidono di consultare un giudice costituzionalista, membro della Cassazione, che conferma come l’art. 87 della Costituzione, che assegna al Presidente della Repubblica il ruolo di “garante dell’unità della nazione”, preveda esplicitamente che egli possa “inviare messaggi alle Camere”, così come all’intero Paese. Rivolgendosi nuovamente al presidente Ciampi i promotori scrivono allora: “Noi non le chiediamo di crederci sulla parola. Ci impegniamo a raccogliere i dati, le testimonianze, i fatti che stanno avvenendo nelle scuole italiane in un “Dossier” di denuncia sulle conseguenze della legge 53”.

16 aprile 2005: 127 insegnanti e genitori si riuniscono a Milano nell’Assemblea Nazionale dei firmatari della Lettera Aperta. Al termine viene approvata una nuova Lettera Aperta al Presidente Ciampi con cui si chiede di ricevere una delegazione: “La questione della scuola è una questione costituzionale. “La nostra Repubblica è “una e indivisibile. L’unità del Paese non è un fatto astratto, ma è unità culturale, politica, sociale. Questa unità è oggi rimessa in causa dall’applicazione della riforma Moratti che apre la strada alla divisione del Paese”.

Luglio 2005: sulla base delle 13.000 firme raccolte, da più di 700 Comuni di tutta Italia, viene inviato un sollecito al Presidente perché riceva la delegazione.

Settembre 2005: la Presidenza della Repubblica risponde positivamente alla richiesta e la delegazione viene ricevuta dal Direttore dell’Ufficio Affari Giuridici e Relazioni Costituzionali, prof. Marcello Romei.

 

Parte prima

I fatti

56 testimonianze esemplari sulle conseguenze della “riforma” Moratti

Parte seconda

Verbale Integrale

dell’Assemblea Nazionale dei firmatari della “Lettera Aperta al Presidente della Repubblica”

Milano, 16 aprile 2005

 

Le introduzioni al dibattito

– Maria Grazia Sala, coordinatrice Zona 8, Milano
– Lorenzo Varaldo, insegnante, coordinatore nazionale “Manifesto dei 500”
– Giuseppe Bailone, genitore, professore di Filosofia, attualmente titolare di un corso di Filosofia politica presso l’Università Popolare di Torino.

Il dibattito

– Alfia Nicotra, segretaria CGIL-FLC Milano
– Emilio Florio, assessore all’istruzione di Abbiategrasso (Milano)
– Roberta Roberti, insegnante, Coordinamento LaScuolaSiamoNoi, Parma
– Guido Montanari, genitore, docente universitario, Torino
– Nicola Adduci, insegnante, Torino
– Titti De Simone, deputato di Rifondazione Comunista
– Rita Defeudis, sindacalista, Abbiategrasso-Milano
– Claudia Poggio, insegnante, Acqui (Alessandria)
– Marcella Roseo, insegnante, Torino
– Gabriella Daniele, genitore, Torino, promotrice “Lettera Aperta”
– Le conclusioni: Lorenzo Varaldo

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