A proposito dell’articolo di Mario Pirani su “la Repubblica” del 10 settembre

Nella primavera scorsa Mario Pirani aveva dedicato due volte il suo editoriale su « la Repubblica » ai temi della scuola citando anche il « Manifesto dei 500 » e riprendendo molte nostre argomentazioni.
In effetti un dialogo si era instaurato a seguito dell’interessamento di Pirani alle nostre idee.
Ieri, 10 settembre 2007, Pirani scrive di nuovo di scuola e parla di « passi avanti » compiuti. Pensiamo che ciò che Pirani scrive non sia ciò che realmente succede nella scuola, ma piuttosto quello che il ministro, i membri della commissione sulle « nuove » Indicazioni Nazionali e la propaganda di questi giorni ci vogliano far credere.
Tutti coloro che non intendono fermarsi a questa propaganda, ma analizzare i fatti, i provvedimenti, i documenti – del ministero, nostri, di altri – potranno verificare come non ci sia alcun « passo avanti », ma purtroppo molti passi indietro, anche e proprio sui punti che Pirani stesso denunciava giustamente nella primavera scorsa.

E’ indubitabile che i suoi puntuali e importanti contributi dei mesi e degli anni passati abbiano aiutato a sollevare una discussione che ha messo in crisi i fautori delle teorie e delle “riforme” di questi anni, “riforme” che Pirani stesso ha sempre considerato “sciagurate”.
Ma il problema posto oggi è il seguente: si tratta di una crisi che rimette in gioco le teorie « sciagurate » oppure si tratta di una crisi che induce i fautori di queste teorie a cambiare tattica, assumendo anche parole estreme come « severità », « studio », « fatica », “ritorno della cultura”, per poter affermare nei fatti gli stessi contenuti?
Noi pensiamo, e con noi moltissimi altri che hanno analizzato i documenti, che siamo di fronte alla seconda ipotesi e cioè ad una gravissima mistificazione da parte del ministero.
Da parte nostra invitiamo ancora una volta tutti gli insegnanti e i genitori, ma anche Pirani e tutti gli intellettuali, le personalità del mondo della cultura, i giornalisti… ad analizzare i fatti e a giudicare a partire da essi, cosa che vuol dire leggere le indicazioni nei loro contenuti reali e confrontarle con i problemi da noi sollevati (e da altri) per vedere chi ha ragione o torto.
E’ su questa base che poi proponiamo di prendere posizione.

Due osservazioni per concludere.
La prima: nonostante la propaganda martellante di questi giorni i fautori delle « nuove » indicazioni e più in generale di tutte le riforme (si tratta delle stesse persone) sono molto in crisi. La loro crisi è una crisi di pensiero, di argomenti, di filosofia di fondo. La propaganda è stata forte ma non ha travolto gli insegnanti e i genitori. Essa è stata necessaria proprio per la crisi che attraversa i teorici delle riforme.
In altri termini, la propaganda è l’espressione di una debolezza: si usa la mistificazione perchè non si sa più argomentare davvero, perchè le « teorie » sono fallite e non convincono più nessuno.
La seconda osservazione: non c’è nulla di peggio di un ritorno del rigore, della fatica dello studio, della disciplina quando esse non si fondano su altro che sul vuoto culturale e sull’inganno, quando vengono lasciate alle singole scuole, quando le alimentano ad arte le stesse persone che concretamente fanno di tutto per creare le condizioni di una scuola disagiata, povera, che deve cercare finanziamenti, senza posti, con classi di 28-29, anche 32 e più alunni, abbandonata a se stessa, svuotata dei programmi e del valore dei diplomi. Quello che si prepara non è allora nè il giusto rigore, nè la comprensibile fatica dello studio, ma la ricerca della severità e l’arbitrio fine a se stessi che, oltre ad essere diseducativi, non possono che creare un altro baratro tra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi.
Se la nuova “serietà” della scuola è questa noi diciamo subito “no grazie”.

« Le bugie hanno le gambe corte »: siamo certi che questo detto valga anche per quelle del ministero. A Pirani, come a tutti gli intellettuali del Paese che hanno a cuore davvero la scuola, la cultura e le generazioni future, chiediamo di aiutarci a smascherare le falsità sulla cui base, certamente, non potrà esserci alcun « passo avanti » della scuola, come di nessun settore.

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