Da “La Repubblica”

da “LA REPUBBLICA” del 21 giugno 2004

LINEA

DI CONFINE

MARIO PIRANI

Anche alle elementari va di moda il “liberi tutti”

È BASTATO che nella rubri­ca della settimana scorsa (15 giugno), tornassi a proporre qualcuna delle mie idee “reazionarie” sulle riforme scolastiche degli ultimi governi perché si riaprisse quel flusso di messaggi, e-mail, documenti che già in passato mi dimostrò quanto la questione agiti le co­scienze di tanti insegnanti, im­pegnati a difendere i valori di base dell’insegnamento pub­blico. Scelgo quest’oggi di dar conto ad alcuni punti che si ri­feriscono alla scuola elementa­re, un tempo validissimo ed esemplare comparto dell’istruzione, oggi anch’essa sotto i col- pi del riformismo pedagogico.
Mi scrive in proposito un in­segnante che è anche docente universitario, il professor Gui­do Montanari di Torino: “In questi giorni si sta consuman­do un delitto senza che nessu­no intervenga.A partire da oggi finiscono per sempre gli esami di 5ª elementare e con essi i pro-grammi nazionali della scuola elementare e media che hanno garantito finora un diritto for­mativo comune per tutti i citta­dini su tutto il territorio nazio­nale. Ho ripassato il program­ma assieme a mia figlia Giulia di 10 anni, che per sua fortuna ap­partiene all’ultima generazio­ne destinata ad affrontare l’e­same, e ho potuto constatare il livello del suo apprendimento: sa spiegare in termini adeguati all’età cosa è stato il fascismo e l’ultima guerra mondiale, ha avuto modo di vedere a scuola ‘La vita è bella’ e di discuterne, di sentire il nonno di un com­pagno parlare in classe della sua esperienza in un lager; in geografia ha cognizioni di base delle principali regioni e più approfondite della Liguria. Analogo studio è stato dedicato a un paese europeo, l’Olanda. In italiano ha una conoscenza corretta dell’ortografia, della grammatica e della sintassi, Sa pronunciare bene alcune frasi essenziali in francese.Ottime le basi di geometria e matematica. Analogo il grado di cono­scenze degli altri alunni della sua classe dove ci sono 3 bimbi rumeni, 2 peruviani, un maroc­chino e un piccolo disabile, se­guiti a tempo pieno da due in­segnanti fissi, uno d’appoggio e uno di francese. Vorrei sapere perché dall’anno prossimo un fratello più piccolo e i suoi coetanei non avranno più garanti­ti analoghi risultati, sia per l’eli­minazione in toto della storia e della geografia in 3ª elementare

(dove finora iniziava per proseguire, a grandi linee, in 4ª e 5ª, fino ai giorni nostri), sia per mancanza di tempo, sia per la cosiddetta individualizzazione dei programmi. I futuri scolari non avranno inoltre più diritto a una classe con compagni e maestri stabili ma potranno es­sere suddivisi in imprecisati gruppi di livello, ispirati da tutor di nuovo conio che li conforteranno nella eventuale scelta di materie facili, ad esempio il giardinaggio, piuttosto che scontrarsi con prove troppo ostiche di italiano. Suggello di questa riforma, dopo l’aboli­zione del voto e dell’esame, l’a­bolizione anche delle pagelle, sostituite da un’ultima trovata, il portfolio, dove saranno rac­colte le certificazioni delle libe­re attività svolte da ciascuno. Finalmente liberi tutti! “.

Ho voluto dar conto di questo sfogo d’un padre consapevole (quasi mai i genitori di oggi lo sono, ben felici se la scuola si rivela “facile”) perché mi sembra più eloquente di ogni discorso di principio. Ho, co­munque, cercato conferma di questa assurdità della cancellazione di storia e geografia che dai tempi della mia infanzia lontana fino a ieri mattina si iniziavano a studiare in 3ª elementare, con una scansione che dalla preistoria si conclu­deva, al termine delle elemen­tari, con gli eventi del ‘900. Ora la storia sarà “spalmata”, (così spiega il ministero), una sola volta per tutte, dalla 4ª e 5ª elementare (dove l’arco dell’inse­gnamento giungerà alla nasci­ta del Cristianesimo) fino alla terza media, così da impedire quell’approfondimento, assi­ curato prima dalla scuola se­condaria, dove il corso di storia veniva “ripetuto” in chiave più approfondita, prima della terza “lettura”, ancor più sofisticata, per i liceali. D’ora in poi il bambino di 8 o 9 anni, che sarà stato assente per un mal di gola nei giorni dedicati alla storia greca, se non farà poi il liceo, non sentirà più parlare di come è nata la democrazia né da dove sgorga tanta parte della nostra lingua, della nostra cultura, della no­ stra arte. Non consola affatto che questi principi vengano at­tuati dalla Moratti: già nella riforma Berlinguer la Storia era stata confinata alla sola 5ª ele­mentare per lasciare spazio ai “percorsi individuali”, agli op­tional personalizzati e ad altre baggianate della nuova pedagogia.

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