da “LA REPUBBLICA” del 21 giugno 2004 |
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LINEA DI CONFINE |
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MARIO PIRANI |
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Anche alle elementari va di moda il “liberi tutti” |
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È BASTATO che nella rubrica della settimana scorsa (15 giugno), tornassi a proporre qualcuna delle mie idee “reazionarie” sulle riforme scolastiche degli ultimi governi perché si riaprisse quel flusso di messaggi, e-mail, documenti che già in passato mi dimostrò quanto la questione agiti le coscienze di tanti insegnanti, impegnati a difendere i valori di base dell’insegnamento pubblico. Scelgo quest’oggi di dar conto ad alcuni punti che si riferiscono alla scuola elementare, un tempo validissimo ed esemplare comparto dell’istruzione, oggi anch’essa sotto i col- pi del riformismo pedagogico. |
(dove finora iniziava per proseguire, a grandi linee, in 4ª e 5ª, fino ai giorni nostri), sia per mancanza di tempo, sia per la cosiddetta individualizzazione dei programmi. I futuri scolari non avranno inoltre più diritto a una classe con compagni e maestri stabili ma potranno essere suddivisi in imprecisati gruppi di livello, ispirati da tutor di nuovo conio che li conforteranno nella eventuale scelta di materie facili, ad esempio il giardinaggio, piuttosto che scontrarsi con prove troppo ostiche di italiano. Suggello di questa riforma, dopo l’abolizione del voto e dell’esame, l’abolizione anche delle pagelle, sostituite da un’ultima trovata, il portfolio, dove saranno raccolte le certificazioni delle libere attività svolte da ciascuno. Finalmente liberi tutti! “. Ho voluto dar conto di questo sfogo d’un padre consapevole (quasi mai i genitori di oggi lo sono, ben felici se la scuola si rivela “facile”) perché mi sembra più eloquente di ogni discorso di principio. Ho, comunque, cercato conferma di questa assurdità della cancellazione di storia e geografia che dai tempi della mia infanzia lontana fino a ieri mattina si iniziavano a studiare in 3ª elementare, con una scansione che dalla preistoria si concludeva, al termine delle elementari, con gli eventi del ‘900. Ora la storia sarà “spalmata”, (così spiega il ministero), una sola volta per tutte, dalla 4ª e 5ª elementare (dove l’arco dell’insegnamento giungerà alla nascita del Cristianesimo) fino alla terza media, così da impedire quell’approfondimento, assi curato prima dalla scuola secondaria, dove il corso di storia veniva “ripetuto” in chiave più approfondita, prima della terza “lettura”, ancor più sofisticata, per i liceali. D’ora in poi il bambino di 8 o 9 anni, che sarà stato assente per un mal di gola nei giorni dedicati alla storia greca, se non farà poi il liceo, non sentirà più parlare di come è nata la democrazia né da dove sgorga tanta parte della nostra lingua, della nostra cultura, della no stra arte. Non consola affatto che questi principi vengano attuati dalla Moratti: già nella riforma Berlinguer la Storia era stata confinata alla sola 5ª elementare per lasciare spazio ai “percorsi individuali”, agli optional personalizzati e ad altre baggianate della nuova pedagogia. |