L’aggiornamento del “30 domande – 30 risposte”

“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”

A che punto è la “riforma” Moratti ?

(integrazione-aggiornamento al 15 febbraio 2005 del “30 domande-30 risposte sulla ‘riforma’ Moratti”)

 

 

La “riforma” Moratti è stata applicata?

L’anno scolastico 2004-2005 è indubbiamente il primo anno di applicazione della “riforma” Moratti.

Ciò non significa che tutta la legge sia entrata in vigore. Solo nella Scuola dell’Infanzia, Elementare e Media, infatti, è stato approvato il decreto applicativo che ha cominciato a produrre i primi effetti. Molte cose sono già evidenti, ma chi pensasse che il risultato della legge 53 “è tutto qui” si sbaglierebbe di grosso anche per questi ordini di scuola.

Alle superiori, poi, nessun passo è ancora partito, ma il 18 gennaio il governo ha presentato il decreto relativo a questo ordine di scuole. Facciamo il punto.

 

* Scheda 1. Scuole dell’Infanzia, Elementare e Media: un processo distruttivo avviato, non compiuto.

 

Che cosa è stato applicato della scuola dell’Infanzia, Elementare e Media ?

La “riforma” ha portato prima di tutto alla scomparsa dei Programmi Nazionali. E’ un fatto: moltissime scuole hanno applicato i nuovi Piani di Studio Personalizzati, alcune differenziando i programmi da bambino a bambino, altre cercando di affermare una “omogeneità” per ogni istituto. Ma tutte queste scuole hanno tagliato intere parti di programma, specialmente in storia, geografia, scienze, dove i ragazzi arrivano solo ai Romani alla fine della quinta elementare e studiano solo le Regioni italiane! Questi ragazzi arriveranno all’inizio della terza media senza aver mai studiato l’Unità d’Italia, la Rivoluzione Francese, le Guerre Mondiali, il Nazismo, il Fascismo, la Resistenza!

Ma alcune classi avevano già svolto questi argomenti….

Infatti stiamo raccogliendo dati allarmanti che testimoniano come in molti casi gli insegnanti abbiano dovuto “sospendere” il programma, mentre in altri abbiano ripetuto quello degli anni precedenti ! Esistono testimonianze di classi in cui si fanno giocare i bambini perché il programma è già finito!

Eppure molte scuole hanno difeso i Programmi Nazionali dell’85 e del ‘79

La coscienza degli insegnanti e le logiche richieste dei genitori hanno fatto in modo che in molte scuole si siano continuati ad applicare i Programmi Nazionali e a mantenere i livelli di apprendimento. Gli insegnanti hanno costretto le case editrici a fornire alle scuole i vecchi libri, ma per il futuro nulla è garantito, anche perché le case editrici dovrebbero ristampare questi libri.

Questo significa che ogni scuola può avere programmi differenti?

E’ esattamente ciò che si è verificato. Si arriva al paradosso: se un bambino ha fatto i nuovi piani di Studio della “riforma” potrebbe trovarsi nelle scuole medie o superiori con compagni che hanno preparazioni superiori. Ciò porterà all’esplosione del sistema nei prossimi anni e certamente ad un abbassamento culturale.

Ma le ore di lezione sono diminuite?

Le ore obbligatorie sono diminuite. Alle Medie, le ore di italiano sono passate da 7 a 5 alla settimana e quelle di inglese da 3 a una e mezzo. Ci sono poi le scuole che hanno cercato di recuperare queste ore inserendole nelle attività facoltative, ma di nuovo assistiamo all’esplosione del sistema

Il “Manifesto dei 500” aveva denunciato la scomparsa della classe e la moltiplicazione delle figure di riferimento dei bambini. Che bilancio si può fare di questo pericolo dopo un anno?

I primi passi sono stati fatti là dove non sono stati concessi gli insegnanti richiesti per fare i Tempi Pieni e/o i Moduli. In molte scuole, per esempio, a fronte di una richiesta di 6 insegnanti per 3 classi a Tempo Pieno, ne sono stati concessi solo 5. Ciò ha portato a far “ruotare” gli insegnanti sulle 3 classi o sui gruppi flessibili instaurati (per esempio in alcune ore i bambini venivano riuniti in grandi gruppi) e i bambini sono arrivati ad avere 11 insegnanti (con inglese, religione, tappabuchi di altre classi…) in una prima elementare!

E domani?

Dal prossimo anno il Ministero vuole lentamente generalizzare un nuovo metodo di calcolo degli organici. Non si avrebbero più 2 insegnanti titolari ogni Tempo Piano e 3 ogni Modulo, ma solo gli insegnanti necessari a coprire le ore richieste dai genitori. Si potranno avere per esempio 4 classi a Tempo Pieno e solo 7 insegnanti a disposizione che dovranno organizzare i turni per coprire gli orari. Se a questi 7 insegnanti aggiungiamo quelli di Inglese e Religione, potremmo trovarci con classi che vedono ruotare tra le 6 e le 9 figure di riferimento in una settimana.

Ma il Ministro aveva detto che si poteva ancora scegliere il Tempo Pieno…

Il Ministro ha giocato d’astuzia, confondendo il Tempo Pieno con le 40 ore. Certo, ha garantito le 40 ore… Ma come? In molte scuole alcune famiglie hanno scelto le 27 ore, altre le 30, altre le 40. Come vuole il Ministro, tutti sono stati “accontentati”, ma così facendo si sono formate classi con alunni che seguono orari, attività e programmi diversi. In alcuni casi le classi vengono “accorpate” per una parte di orario e i bambini cambiano insegnanti e compagni più volte nella settimana. La demagogia della “scelta” delle famiglie viene così pagata dalle famiglie stesse e dai bambini!

Una cosa mai vista dal 1920…..

In applicazione sia della “riforma” Moratti, sia dell’Autonomia varata dal governo precedente, per la prima volta dal 1920 lo Stato non ha più fornito le schede nazionali, uguali per tutti, e le singole scuole hanno dovuto decidere quali schede adottare, cosa togliere, mettere o aggiungere, come valutare i bambini. Il caos e la frammentazione assoluta si sono impadroniti delle scuole per colpa del Ministero.

Ma c’è di più: le scuole hanno dovuto spendere una cifra consistente destinata ad altro (attività didattiche, materiale per i bambini….) per stamparsi le schede in proprio!

E gli esami di quinta?

Per la prima volta nella storia della scuola elementare quest’anno non ci saranno gli esami di quinta. Si tratta di un aspetto grave della legge, troppo sottovalutato. Per i ragazzi è invece una tappa importante, il coronamento di un percorso, l’attestazione di un ciclo che si chiude. Ci sono aspetti psicologici e didattici che sono stati ridicolizzati dalle pedagogie più reazionarie e che invece vanno difesi. E’ un altro tassello verso la destrutturazione dei giovani.

Ma la mobilitazione allora a cosa è servita?

Prima di tutto gli aspetti descritti non hanno coinvolto tutte le classi e tutte le scuole (a parte la vicenda della scheda di valutazione e gli esami di quinta). In molti casi si è riusciti a difendere il Tempo Pieno, le titolarità, i Programmi Nazionali. In secondo luogo alcuni aspetti sono stati frenati in modo più generalizzato

Per esempio il tutor….

La mobilitazione e l’unità con i sindacati intorno al Contratto Nazionale di lavoro hanno costretto il Ministro a rallentare l’applicazione di questo punto. Molte scuole hanno potuto non istituire il “tutor”, anche se le pressioni sono state enormi. Noi ribadiamo: NO al tutor, né uno né tutti, perché è lo strumento di applicazione totale della legge (decide i Piani di Studio Personalizzati, gli orari, compila il Portfolio). NO ad qualunque accordo con il governo per la sua istituzione.

E il Portfolio?

Proprio perché il tutor non è stato istituito, le scuole hanno potuto prendere tempo sul Portfolio, ma purtroppo le pressioni dei Dirigenti hanno portato molti collegi docenti a cedere o a creare “commissioni” di studio per farlo il prossimo anno.

Quali sono le prossime tappe fondamentali nella scuola dell’Infanzia, Elementare e Media?

In ordine sparso e non di importanza: 1) la difesa della possibilità di applicare i Programmi Nazionali, e quindi la disponibilità delle case editrici a fornire i libri di testo precedenti alla legge; 2) la difesa della titolarità di due insegnanti ogni Tempo Pieno e tre ogni Modulo, e quindi la difesa degli organici; 3) il NO a qualunque accordo sul tutor e a qualunque attuazione del Portfolio.

Ø Scheda 2. Le Superiori: il governo prepara un futuro di precarietà e ignoranza per i ragazzi.

Che cosa si sta preparando alla scuola superiore?

Il 18 gennaio il governo ha presentato la bozza di decreto applicativo che riguarda la scuola superiore. Il decreto abroga gli Istituti Tecnici, stimati in tutto il mondo, e i Professionali Statali e quindi i relativi diplomi. Le sole scuole che resterebbero allo Stato sarebbero i licei (ammesso che la devolution non vada in porto).

Che cosa significa che i diplomi vengono aboliti?

Se il decreto passerà i giovani non potranno più diventare a 19 anni periti, ragionieri, geometri, odontotecnici, assistenti di laboratorio……., con un diploma valido in tutto il Paese e riconosciuto nei contratti nazionali, ma dovranno frequentare corsi post-liceo, con tasse universitarie, per arrivare a questi titoli (forse) a 21-22 anni.

Ma i Professionali passerebbero alle Regioni…

Perché, dunque, si parla, per questi istituti, di “privatizzazione”?

Il decreto spiega che per essere “accreditati” a svolgere i compiti dei professionali è sufficiente “assicurare il soddisfacimento della richiesta di frequenza”. Ciò significa che le Regioni, che non avranno certo le risorse economiche per mantenere i Professionali, daranno progressivamente in appalto i corsi a privati che garantiscano le richieste di frequenza. Il decreto prevede inoltre che gli insegnanti possano essere assunti privatamente, anche per brevi periodi. La frequenza da assicurare sarà infatti solo di 15 ore alla settimana….

15 ore di scuola alla settimana al posto di 40?

Certamente. Vediamolo direttamente dal decreto: “Le Regioni assicurano (…) un orario complessivo annuale obbligatorio di almeno 990 ore, di cui tre quarti a frequenza obbligatoria, destinando almeno il 25% all’apprendimento in contesti di lavoro”. Facciamo due calcoli: 990 all’anno fa 30 alla settimana. Di queste il 25% si può non frequentare e per un altro 25% si deve andare a lavorare gratuitamente anziché a scuola!

Le ore di lezione si riducono a 15 alla settimana! No comment.

Quanto durerebbero i corsi dei Professionali?

Ci saranno “percorsi di durata triennale, che si concludono con il conseguimento di una qualifica professionale” e “percorsi di durata quadriennale che si concludono con il conseguimento di un diploma professionale”. Attenzione, però: essendo di durata quadriennale, nemmeno i secondi saranno paragonabili agli attuali corsi che assicurano titoli conseguiti con la maturità che danno accesso agli albi professionali e sono riconosciuti nei contratti nazionali. I “professionali” non daranno alcun accesso all’Università né a corsi post-diploma. In altri termini: per andare all’Università o per avere accesso ai corsi per geometri, periti, ragionieri (che saranno appunto spostati oltre i 19 anni) si dovrà fare un quinto anno…..nei licei! E chi sarà capace, dopo aver fatto 4 anni di corsi centrati su un lavoro, a 15 ore alla settimana, di andare in un liceo? Bisogna avere coraggio a scrivere certe cose!

Ma la nuova legge non prevede addirittura che i ragazzi possano arrivare

alle stesse qualifiche senza nemmeno andare a scuola?

Esattamente, e il decreto lo conferma: tutte le qualifiche si possono raggiungere sostituendo la scuola con il lavoro, gratuito e al di fuori dei contratti nazionali, cioè con l’apprendistato: “Le qualifiche professionali conseguite attraverso l’apprendistato (…) costituiscono l’espletamento del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione”

Che valore possono avere allora queste “qualifiche” e questi “diplomi”?

E’ evidente: secondo il Ministro la scuola è inutile e va liquidata. E’ meglio se i ragazzi lavorano gratuitamente e non arrivano a nessun diploma realmente valido. Ogni “qualifica” o “diploma” conseguito in questo modo non avrà alcun valore. I ragazzi saranno sfruttati per tre-quattro anni, nell’apprendistato o con il pretesto dell’alternanza scuola-lavoro, e poi liquidati: un altro giovane sarà già pronto per assolvere il suo “diritto-dovere”, cioè il diritto di qualche datore di lavoro a sfruttarlo.

E cosa faranno questi ragazzi?

Senza un titolo non potranno rivendicare nulla e passeranno la vita tra un lavoro precario e una “formazione continua”, perennemente ricattati. La “formazione per tutto l’arco della vita”, sponsorizzata dall’Unione Europea non è altro che questo: abolire ogni riferimento che possa costituire un punto di appoggio per rivendicare un lavoro stabile. La scuola non diventa che “uno” dei momenti in cui ci si forma, al pari di qualunque altro corso di “riconversione” e di qualunque lavoro che si sarà obbligati ad accettare, anche a grandi distanze dalla propria città, pena la perdita del posto e/o del salario minimo.

Via gli Istituti Tecnici, via i Professionali, rimangono i licei…..

Esattamente: l’unica scuola statale, anzi l’unica scuola esistente saranno i licei, ben otto: artistico, classico, economico, musicale e coreutica, scientifico, tecnologico, delle scienze umane, linguistico.

Licei salvi, dunque?

Due questioni sono centrali per comprendere il problema generale. Il decreto dice che “i percorsi si sviluppano in due periodi biennali e in un quinto anno che prioritariamente completa il percorso disciplinare e prevede altresì l’approfondimento delle conoscenze e delle abilità caratterizzanti il profilo del corso di studi”.

Sembrerebbe un 2+2+1, che fa sempre 5.

Sarà mica parente del 27+3+10, che fa 40, ma non è Tempo Pieno?

Siamo di nuovo al gioco delle tre carte, e per comprenderlo è sufficiente fare un passo avanti nel decreto: “sono ammessi all’Esame di Stato (cioè all’esame del quinto anno) gli allievi del penultimo anno che, nello scrutinio finale del primo periodo biennale, abbiano riportato una votazione non inferiore alla media di sette decimi e, nello scrutinio finale del secondo periodo biennale una votazione non inferiore agli otto decimi”. Il trucco è svelato: il fatto che l’ultimo anno si possa “saltare” significa che i programmi del liceo dureranno solo quattro anni. L’ultimo anno sarà un anno di ripetizioni e “orientamento”, con esperienze esterne, anche di lavoro presso privati. Il liceo vero e proprio è distrutto già da questa nuova struttura.

Anche al “liceo” ci sarebbero i Piani di Studio Personalizzati?

Certamente, se la “personalizzazione” inizia alla scuola dell’Infanzia, deve continuare per tutto il percorso scolastico….

Allora anche nei licei la classe sarà distrutta a poco a poco….

Sì, poiché si prevedono insegnamenti “obbligatori” (tra le 25 e le 30 ore alla settimana a seconda dei licei e degli anni), “opzionali obbligatori” (2-6 ore) e “opzionali facoltativi” (2-3 ore). Quindi ogni alunno avrà un suo orario e sarà il caos totale. Inoltre il solo programma che potrà essere svolto sarà un “programma minimo”, poiché nel resto delle ore la classe si scomporrà.

E le materie?

Tutte le materie sarebbero drasticamente ridotte, poiché nei fatti si avrebbe un anno in meno di studio curricolare.

“Scienze”, per fare un esempio, sparirebbe come materia e verrebbe spezzettata. “Scienze della terra” (oggi studio fondamentale dell’ultimo anno e materia da sempre di Esame di Stato) finirebbe nel primo anno e banalizzata, con “astronomia” che sarebbe eliminata e diluita in “italiano”, “filosofia” e “fisica”! Darwin verrebbe ridotto al “Dibattito sull’evoluzione”! E hanno il coraggio di chiamarli “licei”!

Ma il Liceo Tecnologico non può essere paragonato agli Istituti Tecnici?

Assolutamente no. Prima di tutto c’è un taglio drastico di almeno un terzo delle ore di insegnamento. In secondo luogo il Liceo non fornisce alcun diploma valido nel mondo del lavoro, e quindi a poco a poco i ragazzi si orienterebbero verso i professionali regionali, specialmente coloro che non possono permettersi di studiare fino a 22-23 anni. Inoltre tutti gli insegnamenti tecnico pratici verrebbero soppressi, con le relative cattedre. Se consideriamo che oggi l’80% dei ragazzi frequenta i Tecnici o i Professionali possiamo avere idea di che cosa si prepara: un disastro totale. Persino il responsabile scuola di Forza Italia, Mario Mauro, ha dichiarato sul settimanale “Tempi” che la bozza è “deludente”: “Scuole che non sono più né licei né istituti tecnici, dove si studia poco e male di tutto. Il lavoro? La specializzazione? Se ne parla dalla terza in avanti per chi sarà sopravvissuto. Esattamente quel che voleva Berlinguer. Valeva la pena abrogare la sua riforma, buttare all’aria la scuola italiana, per riproporre cinque anni dopo lo stesso pasticcio?”. Parole di un esponente di Forza Italia…..

Prima versione del “30 domande-30 risposte” e altre notizie: sito Internet: http://manifestodei500.altervista.org

Contatti: [email protected]

Print Friendly, PDF & Email