I primi elementi per un Dossier-denuncia sulle conseguenze della “riforma”

“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica”

Primi contributi per il

Dossier-Denuncia

sulle conseguenze

della “riforma” Moratti

Presentazione

Nell’ottobre scorso un gruppo di 57 genitori della province di Milano, Torino, Varese, Roma e Ancona ha lanciato una “Lettera Aperta al Presidente della Repubblica” per denunciare le conseguenze della “riforma” Moratti che cominciavano ad emergere con l’inizio dell’anno scolastico e per chiedergli di intervenire con un messaggio pubblico alle Camere in virtù dei poteri attribuitigli dalla Costituzione.

Nel giro di poche settimane migliaia di insegnanti, genitori, cittadini di tutto il Paese hanno sottoscritto la “Lettera Aperta” e all’inizio di dicembre il Presidente Ciampi ha inviato, tramite il capo dell’Ufficio per le Relazioni Costituzionali, una prima risposta.

Sentito il parere di un costituzionalista membro della Cassazione, che ha confermato la legittimità e la validità della richiesta al Presidente di intervenire pubblicamente, i promotori hanno scritto nuovamente a Ciampi per chiedergli di ricevere una delegazione: “Noi non le chiediamo di crederci sulla parola. Il dialogo che Lei ha accettato è per noi molto importante: ci impegniamo a raccogliere i dati, le testimonianze, i fatti che stanno avvenendo nelle scuole italiane in un “Dossier” di denuncia sulle conseguenze della legge 53. Le chiediamo fin d’ora di ricevere una nostra delegazione appena questo Dossier sarà pronto, in modo che Lei possa a sua volta basarsi su fatti precisi”.

Nel mese di gennaio sono cominciati ad arrivare i primi contributi per il Dossier.

Pur nel limite del numero dei casi esposti, da essi emerge già in tutta la sua gravità la situazione che la “riforma” Moratti sta producendo.

Invitiamo tutti i genitori, gli insegnanti, i cittadini, a leggere e diffondere questi primi contributi e a farci pervenire al più presto le testimonianze concrete, anche utilizzando il modulo per il rilevamento dati che il “Manifesto dei 500” ha predisposto.

I promotori della “Lettera Aperta” stanno preparando per metà aprile un’”Assemblea Nazionale” dei firmatari della Lettera al Presidente Ciampi”, che al momento hanno superato il numero di 10.000, da più di 600 Comuni italiani (su circa 5.000 di tutto il paese).

Iscrivetevi fin d’ora all’Assemblea Nazionale che concluderà la campagna firme e costituirà la delegazione al Presidente della Repubblica.

Diffondete la “Lettera Aperta” tra gli insegnanti, i genitori, i cittadini, nei luoghi di lavoro.

Inviateci le firme e i vostri contributi per arrivare ad un vero libro “Dossier-Denuncia”.

“Manifesto dei 500”, 14 febbraio 2004

Contatti e contributi: [email protected] sito internet: manifestodei500.altervista.org

11 insegnanti che ruotano su una Prima elementare!

Lo scorso anno, a fine gennaio, i bambini iscritti in prima elementare nel nostro Istituto comprensivo erano 101.

Considerando che le classi quinte in uscita erano 5 (2 in un plesso e tre nell’altro), la prospettiva che si delineava era di 2+2 prime di 25 alunni per classe, compresi i 3 alunni portatori di HC. Questo è quanto risultava nella comunicazione di febbraio al CSA.
Essendo la nostra una zona di passaggio, nei mesi successivi e soprattutto durante l’estate, ci fu una seconda tornata di iscrizioni, fino ad arrivare a settembre 2004 a 126 iscritti, dei quali 60 avevano scelto il plesso con solo due quinte uscenti. Nell’impossibilità di costituire 2 classi si 30 bambini, e si arrivava alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico, il CSA concedeva una terza classe (sesta nel conteggio complessivo), ma assegnava una sola insegnante in più pur su un TP di 40 ore, opzione dei genitori all’atto dell’iscrizione.
Come è facile immaginare questo provocava uno sconcerto fra gli insegnanti dell’I.C, ma ogni discussione veniva tranciata dall’aut-aut del CSA: o la classe “monca” e per il resto ci si arrangi, o le due classi sovraffollate di 28+28 alunni, i restanti sarebbero stati dirottati nell’altro plesso.
A questo punto, e la scuola era già cominciata senza un assetto sicuro, i cinque insegnanti dell’interclasse cercavano una soluzione che era l’unica possibile per non scompaginare troppo le classi: 4 insegnanti avrebbero dato a turno un’ora, destinata in origine alla compresenza , alla terza classe, ora nella quale ciascuno avrebbe portato avanti il programma inerente una disciplina.
A conti fatti, considerando tutte le materie ( religione, L2, ed. motoria, informatica ecc…), gli interventi nella classe attualmente sono di 11 insegnanti diverse che si alternano nella gestione e non si tratta quindi di un turn-over normale, come capita ormai nella maggior
parte delle classi di TP.
Il bilancio dopo questi primi mesi non può che registrare un totale disorientamento dei b., che vedono continuamente alternarsi figure diverse, che hanno modi differenti di gestire il gruppo classe. La domanda che viene posta regolarmente all’insegnante di turno è: “Chi c’è dopo di te?”. Mi pare che il fatto si commenti da sè…1) Il taglio di organico colpisce proprio i più deboli

(testimonianza raccolta in provincia di Torino)

Sono mamma di una bimba che a settembre farà la prima elementare….

Nel mese di dicembre mi sono recata presso la scuola elementare statale vicino casa allo scopo di raccogliere informazioni circa l’organizzazione didattica e quant’altro fosse necessario sapere per l’iscrizione di mia figlia.

Sono stata accolta un sabato mattina da un’insegnante alla quale era stato assegnato il compito dal Dirigente Scolastico di mostrare i locali della scuola a chiunque, genitore, lo avesse desiderato e si fosse presentato lì, entro le 10 del mattino.

Naturalmente ho gradito molto la gentile disponibilità della maestra solerte e premurosa nel mostrarmi le varie aule, il laboratorio di lettura, la sala informatica, la palestra e l’aula di psico-motricità.

Tuttavia ciò che a me particolarmente interessava era di conoscere l’organizzazione delle classi a Tempo Pieno, il numero delle stesse e degli insegnanti assegnati, nonché di avere una garanzia nel fatto che la mia bambina avrebbe trovato sin da settembre i suoi due insegnanti di classe come previsto dal modello a Tempo Pieno.

Questo mio desiderio però non è stato esaudito: l’insegnante che più volte ha sottolineato di sapere poco o nulla delle modalità organizzative perché in attesa di notizie più precise dal Dirigente Scolastico e dal Ministero, mi ha detto che probabilmente a settembre ci sarebbero state tre classi prime con cinque insegnanti in tutto, modello già in funzione nelle attuali classi quinte ed avviato da qualche anno.

Si tratta di una “modularizzazione” del Tempo Pieno, per la quale, in termini molto concreti, una classe vede, nell’arco di una settimana, cinque maestri, sette anzi, se ad essi si aggiungono gli insegnanti di religione e di lingua straniera.

Il mio pensiero ovviamente è andato a mia figlia di sei anni in balia di ben sette “figure di riferimento” 8se così si possono chiamare!) nel suo primo anno di scuola….

Un’altra informazione che mi è stata data si riferisce alla predisposizione del cosiddetto “Portfolio” che già da tempo una commissione sta mettendo a punto nella scuola in questione.

Sono state predisposte prove di verifica per rilevare gli obiettivi minimi raggiunti da tutti gli alunni.

Le più rappresentative de livello di apprendimento verranno inserite nel “Portfolio” e la scelta potrà essere effettuata da insegnanti, alunni e genitori.

Il materiale raccolto accompagnerà l’alunno in tutto il suo percorso scolastico secondo le indicazioni della riforma Moratti.

Molti, anzi moltissimi sono i dubbi affiorati nella mi mente circa quali prove predisporre, le modalità della scelta di quelle rappresentative ecc., ma sul momento ho manifestato all’insegnante le mie perplessità rispetto ai cosiddetti “obiettivi minimi”.

Penso infatti che i risultati ottenuti su tali obiettivi non possano certo rilevare le vere capacità e conoscenze acquisite, limitando moltissimo le molteplici e differenti potenzialità degli alunni in un quadro di completo appiattimento e abbassamento culturale.

L’insegnante si è detta in completo accordo con la mia idea, rivelandomi che la commissione di lavoro non sapeva come risolvere proprio questo problema.

Purtroppo, alla luce di quanto sentito, ho pensato di iscrivere mia figlia altrove, ma la ricerca della scuola pubblica in grado di garantire stabilità, serietà e organizzazione non è stata facile.

Le scuole statali che ho contattato offrono modelli che prevedono materie facoltative, insegnanti prevalenti su altri, un alternarsi di sette se non otto maestri su una classe, gruppi flessibili di bambini di età diversa….il tutto in un quadro di totale confusione! Ma d’altra parte, come potrebbe non essere confuso un siffatto modello?

Solo la scuola privata, ad un cero punto di questa affannosa ricerca, sembrava prospettare stabilità e serietà attraverso un modello che prevedeva la presenza di insegnanti fissi per cinque anni, classi stabili, orari ben definiti!

Vuol forse la Riforma Moratti portarci a scegliere la scuola privata anziché la pubblica?

Per fortuna, sebbene molto più lontano da casa, ho alla fine trovato una scuola elementare pubblica ancora organizzata secondo il modello del Tempo Pieno con due insegnanti su ogni classe, un orario e una suddivisione delle materie chiari e precisi.

Spero di non ritrovarmi a settembre di fronte a brutte sorprese, dati gli innumerevoli cambiamenti in atto nella scuola.

Ciò che desidero per mia figlia è semplicemente che la scuola sia l’ambiente preposto ad un serio e sereno apprendimento.

Chiedo forse troppo?

(Testimonianza raccolta in provincia di Torino)

Il programma? Con la Moratti è già finito, ora si gioca!

Sono un’insegnante di scuola elementare della provincia di Milano. Il problema della riduzione dell’insegnamento dei Programmi Scolastici seguendo le Indicazioni inizia a farsi sentire pesantemente alla scuola elementare. Infatti parlando con una collega di V, questa raccontava che insegnando in un Istituto Comprensivo durante le varie riunioni di raccordo con la scuola media, hanno stabilito tra maestri e professori che per non far ripetere due volte gli argomenti di storia e di geografia, in quinta ed in prima media, le classi quinte avrebbero evitato di far lezione relative alle materie indicate così occupavano il tempo facendo in parte giocare gli alunni. Alla mia domanda se non fosse stato meglio e più produttivo almeno ripassare gli argomenti già affrontati o ancor meglio, dedicare quel tempo ad altre materie, la risposta è stata che dovendo seguire le Indicazioni hanno valutato che gran parte del lavoro era già stato esaurito e non essendoci neppure la frenesia degli esami a fine anno potevano rallentare tranquillamente il lavoro.

Tre sono state le mie immediate riflessioni espresse alla collega:

– per non insegnare due volte si rischia d’insegnare il “vuoto” gettando via tempo prezioso d’apprendimento e quindi di crescita per gli alunni;

– gli insegnanti si giustificano con il “non dover ripetere due volte” abbandonando, o meglio arrendendosi, alla battaglia di sostegno per la validità dell’apprendimento a spirale che segue le tappe dell’età evolutiva dei bambini, teoria dell’apprendimento che non è mai stata né smentita né cancellata, bensì volutamente ignorata a scopi stilistici per imporre una riforma a contenitore da riempire con la legge dell’Autonomia scolastica;

– la sensazione che il non dovere più avere la sana “pressione” per la preparazione degli esami di quinta, oltre a rilassare gli alunni rilassi anche gli insegnanti.

La collega non mi ha dato alcuna risposta.

(Testimonianza raccolta in provincia di Milano)


Si scheda, si valuta, si compila, si organizza….e non c’è più tempo per insegnare!

Ho avuto modo di scambiare due parole con una collega supplente annuale con incarico in una delle scuole più all’avanguardia di Milano. Le ho chiesto quali aspetti fossero realmente passati della Riforma Moratti all’interno della sua scuola e la risposta è stata che sicuramente i laboratori concepiti dalla Legge erano in atto. Varie le attività svolte ed altrettanti vari i gruppi che ogni volta per un’ ora doveva seguire.

Tanto il caos, visto che i gruppi sono eterogenei e diversi ogni volta ma l’aspetto più preoccupante era la “schedatura” alunno per alunno sia in entrata sia in uscita! La collega diceva che ci sono laboratori che durano solo un’ora ma il dirigente vuole che venga comunque fatta la “schedatura” quindi tra il chek in entrata e quello in uscita per ogni alunno, il tempo per la didattica è inesistente.

Lei insegna in un tempo pieno ed era esterrefatta anche dal fatto che le uniche due ore di seguito in cui riesce a vedere la classe per intero è un solo giorno alla settimana e per di più al pomeriggio. Ha provato a parlarne con le colleghe di ruolo, tutte sono concordi nel dire che è il caos ma se si deve applicare la riforma come concepita questo è il risultato!

(Testimonianza raccolta in provincia di Milano)

Democrazia nei collegi docenti?

Nella mia scuola si sta da anni attuando, normativa alla mano una sana resistenza alla Riforma. Così, in base alla circolare 85, dello scorso dicembre, nella quale si recita che la riforma deve essere applicata nelle scuole con flessibilità e gradualità, il collegio docenti ha votato che solo nelle classi prime si sarebbero attuate le unità d’apprendimento, mentre nelle altre classi si sarebbe proseguito programmando con i programmi dell’85. Si è comunque votato, sempre in collegio, l’istituzione di tre commissioni, sul tema della Riforma del POF, della valutazione, del portfolio, per studiare criteri e modalità d’attuazione. Quindi tutto a norma, ma solo in apparenza. Infatti la dirigente scolastica comincia un pressing insistente, a interclassi, a gruppi di docenti, a singoli docenti etc. affinché almeno una unità di apprendimento venga svolta nel secondo quadrimestre ed inserita nella programmazione annuale. Le insegnanti ricordano alla DS che c’è stata una votazione in collegio; lei prima dice che non è materia di collegio, dimostrando scarsa conoscenza delle materie relative al collegio, poi insiste dicendo che comunque è legge e che la scuola disattende a quanto previsto : le insegnanti le ricordano quindi che la CM85 permette loro di attuare gradualmente la Riforma dalla seconda alla quinta, così la DS si spazientisce e perdendo le staffe dice loro che il coordinamento dei DS di zona ha deciso dei passaggi da attuare per far vedere che nelle scuole la Riforma si sta comunque attuando. A quel punto alle RSU viene in mente di andare a leggere la brutta dell’ultimo verbale e si scopre che… la votazione risulta registrata falsata. Passo successivo delle RSU è stato quello di chiedere ufficialmente la letture degli ultimi tre verbali, ma la DS ha difficoltà a “concedere” il registro di registrazione dei verbali e la storia è ancora sospesa.

(Testimonianza raccolta in provincia di Milano)

Il Ministro, le “scelte” delle famiglie, le conseguenze sui bambini….

Nei due plessi di un Circolo Didattico del centro di Milano, ci sono sempre state classi a Tempo Pieno (40 ore settimanali) e classi a Modulo ( 27 ore settimanali) nel rispetto della libera scelta di famiglia.

Ora in applicazione delle norme della legge 53 e con un’insegnante in meno per il taglio d’organico, imposto all’inizio dell’anno scolastico, si verificano queste situazioni:

· Le classi prime dello scorso anno, attuali seconde, sono state così formate: in ogni classe sono stati inseriti 5 alunni di famiglie che avevano scelto il modulo (27 ore settimanali). In queste classi vi sono tre orari d’uscita: h.13, h. 15, h. 16,30. Occorre interrogarsi sul significato di questa scelta organizzativa per la vita di gruppo della classe: che cosa si perde in termini di condivisione del lavoro, di un percorso d’apprendimento , di relazione e collaborazione tra i bambini? E nei pomeriggi quale attività sono opzionali, cioè si può farne a meno, sono sostanzialmente accessorie, se non addirittura inutili? E’ inutile ad esempio la pittura, il cantare e ballare insieme , l’attività di psicomotricità? E’ possibile, in una classe prima, suddividere così rigidamente i momenti di apprendimento della lettura e scrittura, di matematica, con altri momenti di esperienze pratiche, di gioco e creatività?

· Con un insegnante in meno, per non smembrare il gruppo di insegnanti di un’interclasse che da anni lavorano insieme, si è deciso questa organizzazione per le classi quinte: su tre classi, due a tempo pieno, una a modulo, vi sono cinque insegnanti titolari. Le stesse insegnanti hanno dichiarato che la fatica è stata enorme, l’organizzazione dell’orario e delle attività ha richiesto molto tempo, continui cambiamenti, dispendio eccessivo di energie e non ripeteranno più questa esperienza. Le famiglie hanno dato un giudizio positivo dell’esperienza, comprendendo la fatica delle insegnanti di garantire a tutti gli alunni, ormai in quinta, una continuità con gli anni precedenti di lavoro. Ma se questa organizzazione fosse applicata in una prima classe, quali confusioni creerebbe nella vita di gruppo, nella relazione educativa, nell’apprendimento?

· Nel modello d’iscrizioni per l’anno prossimo, si sono proposte queste attività opzionali:

due ore di laboratori e progetti durante il mattino

un’ora all’ultima ora del venerdì pomeriggio.

Di fatto si propongono 30 ore + 10 di mensa, con l’uscita per tutti alle ore 16.30 oppure 29+ 10 di mensa, con l’uscita del venerdì pomeriggio alle ore 15.30. La motivazione di questa scelta è così espressa: “ A noi torna buono potere dividere le ore opzionali perché questo ci permette, da una parte, di avere i bambini a scuola durante le compresenze dei docenti e poter quindi attuare tutti i progetti possibili; dall’altra di dare un ‘contentino’ ai ‘27ini’ che si sentono ovviamente traditi.” A me sembra solo un bel pasticcio, e una presa in giro, il contentino appunto. Vi era, prima della riforma, un’organizzazione scolastica su due modelli che avevano una loro struttura una loro coerenza e permettevano una reale scelta per le famiglie. Ora,invece, “accontentiamo” in malo modo gli alunni e le loro famiglie,o con linguaggio di moda, “accontentiamo in malo modo i nostri clienti”.

(Testimonianza raccolta in provincia di Milano)

Integrazione e accoglienza senza gli insegnanti?

Sono un genitore, Presidente del Consiglio di Istituto dell’Istituto Comprensivo Manzoni, comprendente una sezione materna, una elementare e una media del quartiere San Salvario di Torino. A settembre, con l’applicazione del nuovo sistema di assegnazione del personale imposto dalla “riforma”, abbiamo constatato che la sezione elementare, con quattro corsi completi a Tempo Pieno (40 ore) aveva a disposizione per la formazione delle classi prime soltanto 7 insegnanti invece degli 8, normalmente previsti. Per non penalizzare una classe che avrebbe potuto avere soltanto un insegnante titolare e una serie di altri “a rotazione” per completare l’orario, siamo stati costretti a spostare un insegnante dal laboratorio “intercultura” e assegnarlo alla classe. Questo ha significato togliere una risorsa importante ad una struttura didattica destinata all’integrazione e al recupero dei bambini stranieri, strumento essenziale in una scuola come la nostra che, sita in un quartiere di forte immigrazione, si caratterizza per avere una percentuale di extra comunitari nelle classi che ha ormai superato il 50%. Nonostante le prese di posizione dell’assemblea dei genitori, del Consiglio di Istituto, del Collegio Docenti e del Dirigente, con lettere e petizioni inviate alla Direzione Regionale e al Comune, non è stato possibile tornare alla situazione ante riforma e quindi siamo nella condizione di aver abbassato la qualità della nostra offerta formativa. Questo fatto si è già riflesso nella diminuzione delle iscrizioni da parte delle famiglie italiane del quartiere per il prossimo anno, quando nuovamente saremo costretti a formare quattro classi senza gli 8 docenti necessari. Il rischio orami sempre più reale è che la nostra scuola, senza le risorse umane e materiali per far fronte ai problemi dell’integrazione, si trasformi in una vera e propria scuola-ghetto, disertata dai figli degli italiani e destinata soltanto ai bambini stranieri, alla faccia delle pretesa politica di accoglienze e inserimento propagandata dai sostenitori della”riforma”.

(Testimonianza raccolta in provincia di Torino)

I finanziamenti al diritto allo studio… per il pagamento della tassa rifiuti.

Sono un genitore di una scuola di Torino che accoglie circa 700 bambini nelle sue sezioni materna elementare e media. Nelle ultime sedute del Consiglio di Istituto si è discussa l’approvazione del bilancio dell’Istituto. E’ stato sorprendente constatare che a fronte di un finanziamento dello Stato per il funzionamento della scuola complessivamente di 11.000 Euro (ben 16 euro circa all’anno per bambino!), il Comune di Torino chiede alla scuola 15.000 Euro di pagamento della “tassa rifiuti” (TARSU). In pratica, non soltanto i già scarsi finanziamenti statali verrebbero annullati, ma ci troveremmo a prendere da altri capitoli di spesa, i soldi necessari a pagare una tassa che, si badi bene, non è neppure commisurata al numero dei bambini, ma semplicemente ai metri quadrati di superficie coperta. La nostra scuola, un edificio ottocentesco con molte parti inagibili per vetustà e inadeguatezza alle norme di sicurezza, paga così una cifra spropositata. Se proviamo ad approfondire scopriamo che questa tassa deriva in realtà dall’esigenza degli Enti Locali di riprendere almeno in parte i finanziamenti che le ultime leggi finanziarie hanno tagliato, dietro allo slogan della “riduzione delle tasse” propagandato dal governo. La legge sull’autonomia e la “riforma” Moratti non fanno altro che rendere possibile questa incredibile “partita di giro” che, tra complicazioni burocratiche e vari paraventi, cerca di nascondere il fatto che sono ridotti drasticamente i finanziamenti di tutti i servizi che garantiscono il diritto allo studio: dalle mense, ai trasporti, dal sostegno, ai progetti di recupero E questo mentre il ministro racconta alla televisione che sono aumentati i finanziamenti alla scuola e alla ricerca scientifica! Ora il nostro Consiglio ha deciso di non pagare la TARSU fino a quando non riceveremo gli specifici finanziamenti da parte dello Stato e di destinare i pochi fondi disponibili ad aiutare i ragazzi in difficoltà economica, che non possono partecipare ad una visita di istruzione o comprare il materiale scolastico. Ma tutto questo fino a quando?

(Testimonianza raccolta in provincia di Torino)

Quando lo Stato comincia a ritirarsi….

A Milano, in una zona centrale, vi è una scuola di 24 classi interamente organizzata sul modello di Tempo pieno, con orario settimanale di 40 ore. Si tratta di un Tempo Pieno modularizzato: ogni team docenti è composto da quattro insegnanti che sono contitolari in due sezioni di classe parallele. Nelle classi operano poi insegnanti specialisti di sostegno, di religione cattolica e di lingua straniera. In tutto gli insegnanti della scuola sono 50.

Ogni giorno vi sono attività ludiche post-mensa, a classi aperte per 1° ciclo e 2° ciclo, che coinvolgono tutti gli alunni e permettono loro la scelta di spazi e di modalità di gestione del tempo libero. Durante le compresenze delle insegnanti, a classi aperte, si organizzano attività di recupero ed approfondimento oppure attività di laboratorio.

All’inizio di quest’anno parte delle ore di compresenza, con la stessa organizzazione e gli stessi orari degli scorsi anni, sono diventate attività opzionali, secondo le indicazioni della Legge 53. Il Collegio Docenti non modifica ulteriormente il POF della scuola e mantiene alcune scelte metodologiche, come l’adozione alternativa dei libri di testo. Anche i genitori hanno riconfermato la scelta per questa organizzazione didattica di scuola a Tempo Pieno.

In una scuola così strutturata, secondo alcuni già anticipatrice per alcuni aspetti della riforma Moratti per la sua organizzazione modulare, si stanno verificando questi fatti:

· TAGLI D’ORGANICO. Quest’anno la Direzione Scolastica Regionale ha tolto un posto all’organico docenti e su tre posti d’organico destinati a progetti a favore del successo formativo, contro la dispersione scolastica, ne lascia solo uno. Per poter garantire la stessa organizzazione didattica, sono state destinate due insegnanti statali a part-time (11 ore settimanali), impegnate gli anni scorsi nel progetto del laboratorio d’informatica e nell’attività di sostegno, come insegnanti titolari, ciascuna su due classi parallele. Per coprire le ore mancanti alcuni insegnanti del team, o della scuola effettuano alcune ore straordinarie, pagate dalla scuola. Un’altra insegnante, di un altro team docente, rinuncia alle attività di laboratorio ed utilizza le sue ore di compresenza in queste classi, garantendo l’assistenza alle attività di mensa e di post-mensa. Ed inoltre, ci sono stati diversi aggiustamenti d’orario: ad esempio si svolge in contemporanea su più classi parallele l’insegnamento di religione, così tutti gli alunni di un’interclasse che frequentano l’attività alternativa all’insegnamento della religione cattolica hanno un’unica insegnante, magari di un altro team.

Le insegnanti commentano: “Ora per un solo posto in meno, si è tamponata la situazione, utilizzando anche le risorse finanziarie della scuola. Ma questa soluzione non potrà essere sostenibile a lungo, soprattutto se ci saranno ulteriori tagli d’organico”.

Queste fatto ci porta ad alcune considerazioni:

1. il governo non garantisce più una scuola a 40 ore, la singola scuola deve trovare le risorse finanziarie. Così non si rispetta le richieste dei genitori, nonostante le affermazioni da parte del Ministero di garantire libera scelta delle famiglie.

2. il governo toglie risorse (nel nostro caso l’insegnante part-time) ai progetti di tecnologia ed informatica, nonostante le dichiarazioni di sviluppare l’insegnamento informatico (una delle famose “I”)

3. gli alunni di queste classi hanno avuto un’insegnante in più per l’attività di mensa . Se verranno continuati i tagli d’organico, non si potrà evitare un continuo avvicendamento di insegnanti nelle classi oppure un’ulteriore mescolamento delle classi, ad esempio durante la mensa. Già ora questi alunni hanno 4 insegnanti curricolari + 2 insegnanti specialisti + 1 insegnante di mensa + 1 insegnante per l’attività alternativa alla religione cattolica. Dovranno conoscerne altri?

· NOMINE INSEGNANTI PRECARI. Anche quest’anno le nomine degli insegnanti precari sono avvenute con diversi ritardi: in due classi prime si sono avvicendate dall’inizio dell’anno 3 insegnanti supplenti d’italiano; in altre interclassi si è assistito allo stesso avvicendamento di supplenze per quanto riguarda l’insegnante d’inglese.

· RISORSE FINANZIARIE DELLA SCUOLA. I soldi dell’autonomia scolastica vengono erogati alle scuole con notevole ritardo. Il Collegio Docenti ed il Consiglio di Circolo hanno deciso di effettuare una variazione di Bilancio, in modo da destinare le risorse, ora presenti, al pagamento delle cooperativa che si occupa dell’assistenza degli alunni handicappati.

Queste due situazioni, comuni purtroppo ad altre scuole, ci fanno toccare con mano che i veri progetti di cambiamento possono realizzarsi solo con un investimento di risorse finanziarie e di personale.

(Testimonianza raccolta in provincia di Milano)

Frane, terremoti, alluvioni…. Ci si riempie la bocca con la “Prevenzione” e poi il ministro elimina “Scienze della terra” dai “licei”!

Vorrei esporre i punti salienti, in merito all’insegnamento delle Scienze, che emergono dall’analisi sia del decreto ministeriale del 17 gennaio 2005 sia dai cosiddetti OSA. Com’è noto, questi ultimi sono documenti non ancora ufficiali che circolano però da diverso tempo e costituiscono l’unico vero terreno di programmazione del lavoro per tutti gli operatori del settore scolastico; una versione aggiornata degli OSA è disponibile sul sito www.gildains.it.

– L’unico dei licei che preveda l’insegnamento delle Scienze nell’ultimo anno é il liceo scientifico, mentre oggi Scienze è materia dell’Esame di Stato per quasi tutte le scuole. Va qui opportunamente ricordato che metà dei quesiti dei selettivi test ministeriali di ingresso ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia riguardano argomenti trattati nei programmi di Scienze.

– In tutti questi licei, inoltre, le Scienze della Terra sono assegnate al primo biennio (in gran parte al primo anno); oggi sono nell’ultimo anno e, perciò, materia dell’Esame di Stato. Da sempre Scienze della Terra è stata materia dell’Esame di Maturità; se si trattava di un fatto così negativo, perché non se n’è mai parlato e si interviene invece oggi a sorpresa con un taglio così netto?.

– Nel liceo classico si passa dalla ripartizione curricolare attuale (nei 5 anni: 0+0+4+3+2 ore settimanali) ad una nuova nettamente anticipata (3+2+2+2+0). L’insegnamento delle Scienze della Terra è destinato al primo anno; l’intera disciplina è estremamente banalizzata e, come se non bastasse, manca completamente l’Astronomia. Si ricordi che oggi i programmi del liceo classico sono sostanzialmente gli stessi del liceo scientifico.

– Nel liceo scientifico, pur se le ore complessive dell’insegnamento aumentano del 30 %, le varie discipline sono spezzettate nei vari anni e le Scienze della Terra subiscono una sorte ancora più bizzarra: alcuni argomenti finiscono nel primo biennio, altri nel secondo, ed altri mancano del tutto; tra questi ultimi, l’intera Astronomia.

– E’ scomparsa la stessa denominazione tradizionale della materia, per la quale generazioni di universitari hanno studiato, laureati hanno superato un concorso ministeriale, ottenuto l’abilitazione all’insegnamento e l’immissione in ruolo o l’inserimento in graduatorie provinciali: Scienze Naturali. Eppure esiste anche l’ANISN: Associazione Nazionale Insegnanti Scienze Naturali (che ha peraltro espresso parere fortemente negativo sulla riforma). Nell’epoca in cui tutte le discipline divengono scienze (della comunicazione… economiche…persino teologiche), l’unica materia caratterizzata da un opportuno termine relativo ai metodi di ricerca e studio la perde. Sarà un caso?

Ed a conferma della triste sorte, anche la Terra perde la maiuscola: così, le Scienze della terra saranno senza dubbio meno importanti!

Un’analisi più attenta dei documenti rivela in realtà che tutto l’insieme delle Scienze è brutalmente sminuito e spezzettato, come emerge chiaramente dallo smembramento delle discipline e dalla distribuzione degli argomenti nei diversi anni, dagli obiettivi dichiarati e dalla terminologia utilizzata.

Tutto l’impianto pedagogico che sta alla base dell’insegnamento delle Scienze nella scuola media superiore è messo in crisi: addio metodi specifici per le diverse di discipline (Chimica, Biologia, Scienze della Terra) finalizzati all’acquisizione di precise competenze, addio ricostruzione dei percorsi scientifici su base epistemologica.

Ma non è una novità, basti pensare all’eliminazione di Darwin dai programmi della scuola media inferiore dello scorso anno: fu necessario l’autorevole intervento di rettori ed accademici, guidati nientemeno che dal Prof. Veronesi. E, a quanto risulta, per il fondamentale tema della Storia della Terra non fu invece portata a termine un’analoga operazione di salvataggio culturale.

Ciò che emerge, insomma, è un intervento di enorme portata distruttiva, con l’eliminazione dell’Astronomia e lo smembramento delle Scienze della Terra e, forse, delle Scienze in generale. E ciò è tanto più assurdo nell’attuale momento storico, nel quale appare così netta l’esigenza di una visione globale e dettagliata del Sistema Terra per affrontare le complesse problematiche demografiche, energetiche, climatiche,

urbanistiche…

Riguardo all’Astronomia, in realtà, si scopre che nel programma di letteratura italiana c’é letture di testi di Galilei, in quello di filosofia ovviamente la rivoluzione scientifica, in quello di fisica le stelle…il sistema solare…; questi ultimi argomenti compaiono sotto il titolo Astronomia…cosmologia. E qui sorge un serio dubbio di legittimità: tutti gli insegnanti di Scienze hanno superato un concorso ed ottenuto l’abilitazione per l’insegnamento di quella disciplina…gli insegnanti di matematica e fisica no! Nasceranno problemi di carattere sindacale? Si aprirà una nuova stagione di ricorsi?

(Testimonianza raccolta in provincia di Torino)

Le tre “I” o una sola (“Ignoranza”)?

Nella nostra scuola media si è verificata una diminuzione delle ore di insegnamento della lingua inglese (da 3 ore settimanali a 2 ore settimanali) e una riduzione delle ore di insegnamento di tecnologia (da 3 ore settimanali a un’ora settimanale).

Secondo la nostra brava Moratti, quanto più è all’avanguardia il progresso tecnologico, quanto più breve deve essere il tempo per far acquisire conoscenze ai nostri allievi. Solo quando si verificano catastrofi e disastri ecologici ci si ricorda di noi insegnanti e dell’importanza di trasmettere il sapere agli studenti.

Come può un docente di tecnologia o informatica personalizzare l’intervento didattico educativo con un’ora settimanale ipoteticamente per 18 classi? Prima delle riforma tutto il tempo era dedicato agli alunni (e anche di più); oggi siamo burocrati velici e superficiali e pedagogicamente inefficienti. E’ questa la scuola che si offre la III millennio? E’ questa la scuola al passo con lo sviluppo tecnologico?

(Testimonianza raccolta in provincia di Avellino)

“Rilevare i dati”

Nella scuola XXX è stata data agli insegnanti e alle famiglie una scheda chiamata di “rilevamento dati” sugli alunni. Tali dati dovrebbero essere desunti dalle prove di verifica e dalle osservazioni.

Una prima domanda si pone, a prescindere dal contenuto che vedremo tra breve: a cosa serve questa scheda? Non si tratta di una specie di doppione della scheda-pagella? La sua comparsa significa che tra breve le schede-pagelle ministeriali scompariranno del tutto? Perché agli insegnanti si chiede questo lavoro burocratico?

Ma procediamo nelle voci.

Per esempio si chiede qual è l’” Atteggiamento nei confronti della scuola” da parte dell’alunno. Poiché la scheda è a risposte multiple si può mettere: “Ottimo”, “Buono”, “Discontinuo”, “Problematico”. Cosa significa che un bambino ha un atteggiamento “discontinuo”? E cosa significa che ha un atteggiamento “Ottimo”? “Ottimo” sulla base di cosa?

Al massimo potrà avere un atteggiamento “positivo” o “negativo”….. Forse sarebbe meglio se il Dirigente Scolastico verificasse almeno il senso delle cose….

Vedo poi che agli insegnanti viene richiesto di fare un “Aggiornamento degli interventi individualizzati concordati con il tema”. In questa parte scopro che c’è o ci può essere un “percorso differenziato”. In linea di principio potrei persino essere d’accordo, ma con quale fine? Per far raggiungere la bambino gli obiettivi degli altri? Oppure per differenziare gli obiettivi e fargli raggiungere un livello inferiore, e certificarlo, cioè bollarlo per tutta la vita?

E chi è preposto a questo intervento differenziato? Un insegnante in più o un insegnante della classe, che quindi dovrà sottrarre tempo agli altri?

Tutto ciò non è dato sapere. In altri termini, questa scheda dice tutto, meno quello che interessa un genitore: se il proprio figlio sta raggiungendo gli obiettivi e a che livello nelle discipline e secondo i programmi.

(Testimonianza raccolta in provincia di Torino)

Gli “indicatori” del nulla

Nella scheda di valutazione di una scuola elementare di Torino che ci è pervenuta si leggono i seguenti “indicatori”.

“Scienze”. “Osserva e pone domande”; “riconosce e descrive fenomeni del mondo fisico, biologico, tecnologico” “Formula ipotesi e ne propone verifica”. Commento: come si può comprendere se e cosa ha imparato un bambino o un ragazzo da una simile scheda? Tutte le indicazioni sono generiche, senza alcun contenuto, senza alcuna conoscenza né verifica reale. Un bambino che “pone domande” in modo ossessivo come va giudicato?

Proseguiamo.

“Matematica”: “Riconosce e rappresenta e risolve problemi”; “Conosce la struttura del numero”; “Conosce e opera con figure geometriche”, “Conosce e utilizza unità di misura arbitrarie o convenzionali”; “Utilizza semplici linguaggi logici e procedure informatiche”. Commento: riconosce, conosce, utilizza… Tutto bene: ma da dove si comprende il livello raggiunto? Cosa significa che conosce e opera con figure geometriche? Anche uno che sposta scatoloni “opera” con figure geometriche! Cosa si può rispondere, “sì”, “no”, “forse”, “in parte”? Siamo nel regno del nulla!

Il massimo si raggiunge in “Educazione Musicale”: “Sa ascoltare eventi musicali e sonori”: se non è sordo….. “Sa rappresentare graficamente materiali sonori”. Cioè? Un bambino che sa disegnare una chitarra ha raggiunto un obiettivo “musicale” ? E, attenzione: “Sa produrre suoni con l’uso della voce, del corpo, degli strumenti”. Immagino che in certe classi ci siano molti suoni “prodotti con il corpo”, ma non so se valgono per questo tipo di valutazione!

Siamo a scuola o al circo?

(Testimonianza raccolta in provincia di Torino)

Abbiamo imposto i vecchi programmi, per mantenere la preparazione dei nostri figli

Ho due figlie che frequentano la prima e terza media. Quest’anno la più piccola, dopo avere seguito cinque anni di scuola elementare a tempo pieno, si è trovata in prima media con la nuova organizzazione e i nuovi programmi della “riforma”. Insieme ad un gruppo di genitori delle classi prime della scuola ho provato ad analizzare i nuovi testi e i nuovi programmi. Ebbene abbiamo scoperto che i testi erano mediamente ridotti a circa un terzo rispetto a quelli che aveva avuto mia figlia più grande, attraverso una serie di tagli e semplificazioni inaccettabili. Per esempio, per Storia la mia secondogenita non avrebbe fatto niente dell’origine dell’uomo, né dell’antichità, degli egizi, dei greci e dei romani. Avrebbe dovuto iniziare direttamente dal Medioevo, con un programma comunque semplificato rispetto alla sorella più grande. Per Geografia, saltata l’Italia e le sue Regioni, si passa direttamente ad un generico studio dell’Europa che non comprende neppure una specifica attenzione alle singole nazioni, ma piuttosto un indistinto approccio per “ambienti” naturali, per aree economiche e culturali, che schiaccia la complessità delle culture e dei paesaggi nazionali, in un indistinto sguardo su un continente. Per Educazione tecnica è sostanzialmente ridotto il disegno geometrico ed eliminata la trattazione teorica dei materiali e delle tecnologie. Inoltre abbiamo scoperto che le ore di italiano passavano da 7 a 5, quelle di educazione tecnica e inglese da 3 a 2, ridotte anche quelle di educazione fisica e artistica, parzialmente recuperate in assurdi “laboratori” facoltativi che hanno complicato tutta l’organizzazione oraria della scuola. Con gli altri genitori ci siamo dunque mobilitati e abbiamo organizzato a novembre un’assemblea con tutti gli insegnanti delle classi prime con i quali abbiamo concordato, anche sostenuti dal Consiglio di Istituto, di seguire il più possibile i vecchi programmi, procedendo al recupero dei vecchi testi, non più in adozione. E’ stata un impresa che ha dato i suoi frutti, ma ha comportato il riacquisto di testi, la fotocopia dei vecchi, una probabile difformità dello svolgimento dei programmi tra una classe e l’altra. Siamo soddisfatti di avere, almeno parzialmente salvato i nostri figli dall’abbassamento culturale portato dalla riforma, ma sappiamo che non sarà facile resistere anche nel futuro. Per l’anno prossimo abbiamo proposto un’organizzazione oraria che non comporti la costituzione dei laboratori e quindi permetta agli insegnanti di svolgere integralmente i loro programmi, ma se arrivassero imposizioni dall’alto o ulteriori tagli delle risorse non sappiamo come potremmo resistere ulteriormente.

(Testimonianza raccolta in provincia di Torino)

Il tempo pieno che ora non c’ è più (dal quotidiano “La Repubblica” del 22 gennaio 2004)

Egregio Augias, sono il papà di due bambine, Chiara 7 anni e Margherita quasi 6. Ieri mi sono recato nella scuola di Chiara per iscrivere Margherita alla classe prima e scegliere anche per lei il “tempo pieno”. La splendida esperienza che Chiara ha avuto vorremmo che si ripetesse anche per Margherita. Il “tempo pieno” che ho conosciuto e apprezzato in questi anni è un modello pedagogico che prevede un tempo scuola di 40 ore settimanali, di cui almeno 4 di compresenza dei docenti durante le quali la classe lavora in due piccoli gruppi, due insegnanti per classe contitolari e corresponsabili, il tempo mensa – ricreazione inteso come parte integrante dell’ orario scolastico e dell’insegnamento. Tutto questo non c’è più. Nel modulo di iscrizione che mi è stato consegnato sono previste solo 27 ore obbligatorie + 3 ore opzionali facoltative settimanali. Per quanto riguarda la mensa non si sa nemmeno se sarà garantita e con chi (gli stessi compagni? le stesse insegnanti?). Margherita freme dalla voglia di fare tutto quello che Chiara fa o ha fatto nella sua stessa scuola. Come faccio a spiegarle che, per effetto della riforma Moratti, se non si verifica qualcosa di simile a quello che è accaduto lo scorso anno nelle scuole e nelle piazze, questo non le sarà permesso? Mario Piemontese, Milano [email protected]


Risposta
Il signor Piemontese purtroppo non ha solo il problema di spiegare a Margherita perché non potrà fare ciò che ha fatto la sorella più grande, avrà anche il problema di spiegare alla stessa Chiara perché ciò che ha fatto l’ anno scorso (esperienza possibile in base al modello di scuola scelto) non potrà più farlo negli anni prossimi. E’ una brutta storia che vale la pena di raccontare per capire come (non) funzionano le cose. Quel modello di tempo pieno non c’è più. La brutta novità si deve al decreto attuativo n. 59/04 e alle indicazioni che con una circolare sono state date alle scuole per l’ anno 2005-2006. Il modello che è stato abolito prevedeva 40 ore settimanali di tempo-scuola con una buona quota di ore in cui era assicurata la presenza di due insegnanti per classe. Questa “compresenza” permetteva di lavorare su piccoli gruppi, come era accaduto a Chiara, e soprattutto con una proposta pedagogica unitaria e complessiva. Che succederà invece d’ ora in poi? Succederà che il buon modello è stato sostituito con una specie di “spezzatino” con dentro 27 ore di tempo-scuola obbligatorio (invece di 40), fino a 10 ore di mensa, 3 ore facoltative quindi con possibile divisione della classe e delle materie. Una miscellanea di cose diverse appiccicate tra loro invece di un progetto didattico unitario. Le cattive novità non finiscono qui. Infatti non è detto che si possa avere il raddoppio dell’organico nelle classi a tempo pieno e prolungato. Queste deplorevoli innovazioni sono state rese esecutive con il decreto attuativo emanato dal ministro Moratti sulla quale, peraltro, pesano i tagli agli organici degli insegnanti dettati dalle finanziarie dell’ex ministro Tremonti. Insomma, prima c’erano 40 ore di tempo scuola, oggi il totale è apparentemente lo stesso, in realtà si tratta di una somma scombinata di 27+10+3. E così un’altra delle poche cose che funzionavano bene è andata a farsi benedire.

Print Friendly, PDF & Email