Dichiarazione adottata dopo gli incontri in Parlamento

“Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli”

Il 12 dicembre 2000 una delegazione di insegnanti e genitori del “Manifesto dei 500” si è recata a Roma, su mandato della “Conferenza Nazionale per l’abrogazione della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica” che si era svolta il 25/11 a Milano, per incontrare il maggior numero possibile di parlamentari che sono stati o saranno chiamati a votare il “piano” di applicazione della legge. La delegazione era composta da insegnanti e genitori delle province di Torino, Milano, Lodi e Roma. Agli incontri hanno partecipato due insegnanti dell’associazione “Prisma”.

Gli incontri erano stati richiesti sulla base della “Lettera aperta ai deputati e ai senatori” inviata da migliaia di insegnanti e genitori al Parlamento per chiedere di non votare il piano.

Sono stati incontrati 14 tra deputati e senatori (vedi nota) nel momento in cui alla Camera si concludeva, in tutta fretta e ancora una volta senza un reale dibattito, la discussione sul piano stesso. In serata la Camera ha votato il piano che è passato con 246 favorevoli, 198 contrari e 2 astenuti. Ora il piano dovrà essere valutato dal Senato. La delegazione ha quindi deciso di richiedere il resoconto nominale della votazione elettronica. Questa decisione deriva dal fatto che, a seguito degli incontri con noi, alcuni deputati della maggioranza hanno dichiarato che avrebbero votato contro il piano, in modo quindi difforme dalle indicazioni del loro gruppo.

La delegazione ha prima di tutto potuto accertare che le contraddizioni enormi della legge e del piano denunciate dal “Manifesto dei 500” sono reali e che gli stessi deputati e senatori non le nascondono: i dubbi, le incertezze, le dichiarazioni di dissenso rispetto alla direzione presa dal governo, persino le contrarietà di principio a una parte o all’intera impostazione del piano sono stati rilevati in quasi tutti gli incontri.

Un ex ministro, l’on. Lombardi, ha dichiarato: “Comunque voterò contro un simile piano”, anche se il suo gruppo (PPI) si apprestava ad approvarlo. L’on. Gardiol, dei Verdi, ha detto che avrebbe approfondito i nostri documenti e che “probabilmente non avrebbe votato il piano”. L’on. Maura Cossutta, dei Comunisti Italiani, che ha dichiarato che avrebbe votato a favore del piano, ha più volte rilevato che le nostre osservazioni sono giuste e che la legge e il piano sono molto pericolosi. Gli on. Voglino e Volpini, dei Popolari, hanno ammesso che i problemi della legge (per esempio l’Onda Anomala e l’assenza dei programmi) non sono risolti dal piano, ma che avrebbero votato la risoluzione perché “L’importante è cominciare ad applicare la legge, i problemi si risolveranno poi”.

Al Senato i problemi della legge sono risultati ancora più evidenti.

I rappresentanti dei Verdi, il capogruppo Pieroni e il sen. Bortolotto, hanno dichiarato di non condividere la legge e ancora meno il piano, che peggiora la situazione. Al termine della discussione con noi si sono detti disponibili a lavorare per la sua sospensione, a patto che non “diventi un problema politico di fiducia al governo”: in questo caso i Verdi voterebbero a favore del piano.

Il sen. Masullo (DS, indipendente) ha ribadito le sue perplessità sull’ “assenza di un asse culturale” . Ha riconosciuto che molti punti già discussi con noi un anno fa costituiscono dei problemi e ci ha invitati a tenerlo informato sulle nostre analisi e riflessioni: anche sulla base di esse deciderà se votare il piano. Lo stesso presidente della VII Commissione del Senato (on. Biscardi) ha confermato le sue perplessità e le forti pressioni esercitate a suo tempo da Berlinguer per approvare la legge.

Anche i deputati e i senatori che si sono detti apertamente favorevoli al piano hanno dovuto ammettere che esistono problemi irrisolti.

Le contraddizioni emerse e la volontà dichiarata da alcuni onorevoli di tentare di opporsi al piano, anche in vista di un eventuale voto contrario al Senato, dimostrano che le ragioni della nostra “Lettera aperta” sono fondate e che esiste una strada percorribile per fermare la legge.

Lo stesso relatore di maggioranza, on Soave, nella presentazione alla VII commissione, ha detto: “Dalla lettura del piano emerge chiaramente la rilevanza e la problematicità della riforma. (…) Ritengo che i problemi illustrati non possano essere facilmente risolti nemmeno con la proposta del governo (a proposito dell’Onda anomala)“.

La sua conclusione, come quella di coloro che hanno votato il piano e di chi lo ha sostenuto negli interventi, è tuttavia sconvolgente e contraddittoria: “Non è urgente individuare ora una soluzione definitiva (…) il piano dimostra la fattibilità della legge”.

Il dibattito affrettato, il rifiuto ad approfondire i problemi, il voto della Camera contro la volontà della maggioranza degli insegnanti e dei genitori, espressa in modo chiarissimo non solo attraverso petizioni, lettere, prese di posizione di ogni tipo, ma anche direttamente nello sciopero del 7/12 scorso, pongono alcuni problemi.

1) E’ accettabile che un piano di applicazione così distruttivo, superficiale e contraddittorio diventi un caso politico tale da impedire qualunque dibattito, qualunque ipotesi di sospensione? E’ accettabile che la contrarietà espressa chiaramente da autorevoli uomini della maggioranza venga messa a tacere ancora una volta con una “blindatura” che è già risultata fatale un anno fa? Sono queste le basi della democrazia?

2) I deputati e i senatori hanno forse ricevuto dagli insegnanti, dai genitori, dai cittadini, il mandato di restare fedeli a tutti i costi alla maggioranza, a costo di disarticolare completamente la scuola pubblica? Hanno ricevuto un mandato per votare l’applicazione di una legge che aprirebbe la strada al caos più totale e ad un abbassamento culturale inquietante?

3) Come si possono conciliare il rifiuto ad approfondire i problemi, il rifiuto al dialogo con gli insegnanti e i genitori, la fretta di giungere comunque all’approvazione della legge e del piano, le pressioni enormi sui parlamentari e sui gruppi, con la pretesa di sviluppo della scuola italiana che viene “sbandierata” in ogni documento?

Da parte nostra rileviamo che più si procede nell’applicazione della legge e più problemi si pongono.

Rileviamo che (paradossalmente?) più problemi si pongono in modo diretto e più il governo rifiuta di affrontarli, aprendo in questo modo la strada al caos e alla dislocazione dell’intero sistema (Onda anomala, moltiplicazione delle figure di riferimento dei bambini, assenza dei programmi, tagli di intere materie, abolizione dei diplomi, possibilità di avviare ragazzi di 13 anni al lavoro attraverso la scuola). Come abbiamo sempre sostenuto, questa legge che è stata presentata come un “contenitore da riempire” non sarà mai riempita di contenuti, ma solo con vaghe indicazioni che porteranno alla distruzione del sistema scolastico pubblico italiano. L’assenza totale di programmi a nove mesi dalla prevista applicazione e la decisione di lasciare ad ogni scuola la suddivisione interna del ciclo di base, sia per quello che riguarda la suddivisione degli anni che per ciò che riguarda la divisione delle competenze, sono emblematici del caos a cui si vuole arrivare.

Ma per quanto il governo decida di negare l’evidenza, per quanto si impegni a nascondere al Paese le reali conseguenze della legge, per quanto si sforzi di convincere attraverso la propaganda ufficiale, resta il fatto che le conseguenze della legge toccheranno presto gli insegnanti, i genitori e gli alunni

Come rileva il segretario generale della CISL-Scuola, Daniela Colturani, “Questo ennesimo gesto di protervia ed arroganza apre la strada ad un avventurismo irresponsabile con effetti disastrosi per il nostro sistema scolastico. La Camera ha approvato un piano che lo stesso relatore di maggioranza ha definito “anomalo”, tanto da “suscitare l’impressione di una certa genericità che può legittimamente suscitare la lettura di un testo così difforme dall’ordinaria produzione legislativa””

Le ragioni per bloccare l’applicazione della legge e arrivare alla sua abrogazione escono dunque non solo intatte, ma rafforzate dagli incontri in Parlamento. Certo, il voto della Camera è grave, ma non possiamo non rilevare che dai nostri incontri è emersa la disponibilità di alcuni senatori a cercare “una via d’uscita a questa situazione”.

E’ su questa base che noi ci rivolgiamo ai senatori che saranno chiamati nelle prossime settimane a votare il piano: siete ancora in tempo per fermare questo scempio.

Il futuro dei giovani e delle generazioni a venire non può essere il prodotto di una ennesima “blindatura”, di un ricatto che non corrisponde in nulla alle regole più elementari della democrazia. La libertà di coscienza e le opinioni sulle conseguenze del piano e della legge non possono essere schiacciate in questo modo.

Voi avete oggi la più grande responsabilità: aprite una vera discussione nel Paese, ascoltate la volontà della maggioranza. Non votate il piano di applicazione della “Riforma dei cicli”.

A tutte le organizzazioni sindacali, che proprio in queste settimane hanno proclamato importanti scioperi anche con la rivendicazione di bloccare questa legge, lanciamo il nostro appello: organizzate la mobilitazione unita che può fermare il piano di applicazione della riforma dei cicli.

Da parte nostra ci impegniamo a diffondere largamente i verbali degli incontri in Parlamento e a informare la popolazione su quanto ci è stato detto, perché il maggior numero di persone possibile sappia cosa si sta preparando. Decidiamo inoltre di proseguire nelle nostre città gli incontri con i senatori sulla base della “Lettera aperta” e a mantenere un dialogo con i senatori già incontrati a Roma.

Invitiamo tutti gli insegnanti e i genitori a proseguire l’invio di fax, telegrammi, lettere ai senatori, per sostenere gli incontri che ci saranno nelle prossime settimane e il dialogo aperto a Roma che verrà intensificato in vista del voto.

Nota. La delegazione ha incontrato i seguenti deputati e senatori: on. Crema (SDI, Camera), on. Gardiol (Verdi, Camera), on. Voglino (PPI, Camera), on. Volpini (capogruppo PPI in VII Comm., Camera), on. M. Cossutta (Com. It., Camera), on. Lenti (Rifondazione, Camera), on. Napoli (AN, Camera), on. Selva (AN, Camera), on. Lombardi (PPI, ex ministro, Camera), on. Pappalardo (DS, Senato), on. Pieroni (capogruppo Verdi, Senato), on. Bortolotto (Verdi, Senato), on. Masullo (DS, Indipendente, Senato), on. Biscardi (DS, presidente VII Comm. Senato). Gli onorevoli del gruppo DS alla Camera, più volte contattati personalmente, non hanno dato disponibilità per nessun incontro. L’on. Bracco, del gruppo stesso, ci ha contattato alle 18, quando la Camera aveva già votato, segnalandoci un malinteso come causa della sua mancata risposta alle nostre richieste e dando la sua disponibilità al dialogo.

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