Pericolo Decreto Legge 36 – Unità per il ritiro integrale!

Un affronto a tutti gli insegnanti, un attacco alla libertà d’insegnamento, un ennesimo tentativo di dividere la categoria!

10-Domande-10-Risposte-sul-Decreto-36

1) Il Decreto Legge 36 riguarda solo il reclutamento e la formazione iniziale o tutti i docenti? 

Il Decreto varato dal governo riguarda tutti, nessuno escluso. Una parte è dedicata alla formazione iniziale e l’altra a tutti i docenti.

2) Il Decreto cerca di riesumare il “bonus” premiale della “buona” scuola di Renzi? 

Sì, attraverso la formazione, ma va ben oltre: il nuovo “bonus Bianchi” è ancora peggio.

3) Perché?

Per essere “buoni insegnanti” e accedere al “bonus” bisognerebbe frequentare corsi di aggiornamento di durata triennale con una verifica in itinere e una finale, cioè con un esame.

4) Un esame finale? E da chi sarebbero valutati i docenti? 

Si ripropone l’utilizzo del Comitato di valutazione per giudicare i docenti, durante e alla fine del corso triennale. Sono previste relazioni e colloqui. Peggio: il comitato, oltre che da colleghi della stessa scuola, sarà composto da un ispettore o da un dirigente di un’altra scuola!

5) Per aumentare la propria retribuzione, tutti gli insegnanti potrebbero, in via teorica, ottenere il bonus? 

No, solo un massimo del 40% dei docenti potrà ricevere il bonus. Non solo Renzi viene riesumato in forma più grave, ma ciò avviene in perfetta applicazione del decreto Brunetta (165/2010)!

6) Chi promuoverebbe la formazione? 

Il decreto istituisce una Scuola di Alta Formazione, che si avvarrebbe del’Indire e dell’Invalsi. In pratica, tutta la formazione, fino ad oggi libera, viene messa sotto “tutela” pedagogica e didattica per creare un sistema di indottrinamento e controllo dei docenti, indirizzato alla gestione manageriale e tecnologica delle scuole. Si può già immaginare una nuova (e/o riciclata) pletora di “esperti” (che non vedono alunni da anni, se mai li hanno visti), con stipendi altissimi, mentre per i docenti non ci sono mai i soldi per aumenti contrattuali decenti. Non solo: dal 2027 i soldi per finanziare questa Scuola di “alta” formazione verrano prelevati dalla… Card dei docenti (€ 500 per ogni insegnante)!

7) Con quali fondi si finanzierà il “bonus” per il 40% dei docenti? 

Dal MOF e con il taglio degli organici dal 2026 al 2031, per un totale di 9.600 posti soppressi!

8) É previsto anche un “bonus” per chi resta nella stessa scuola per più anni?

Sì, è previsto per chi non chiede trasferimento per tre anni. In questo caso, i soldi vengono presi dal… fondo per il “bonus-merito” istituito da Renzi e che la mobilitazione e la contrattazione era riuscita a riportare nel fondo di istituto!

9) Che cosa si prevede invece per la formazione iniziale e per i precari? 

Anche qui, i docenti della scuola secondaria (di 1° e 2° grado) verrebbero messi sotto controllo. Dopo un percorso per l’acquisizione di 60 crediti (vedere mercato dei crediti…) ci sarebbe un concorso, superato il quale, per la conferma in ruolo, l’anno di prova si concluderebbe con un test finale e il giudizio del dirigente scolastico. Per i precari con più di tre anni di servizio, i crediti si riducono a 30.

10) Perché si conosce così poco di questo attacco alla professione insegnante e alla scuola?

Questo governo sembra aver ben compreso la “lezione” della “riforma” Renzi: a parlarne tanto, a farsi propaganda, si finisce per esporsi alla verità e dunque alla mobilitazione. Meglio nascondere, scrivere il decreto con un linguaggio tecnico incomprensibile, intrecciare gli articoli, parlare di formazione e non di stipendio al “merito”…
Come nel 2000, nel 2010 e nel 2015, siamo di fronte all’ennesimo tentativo di mettere sotto controllo la professione insegnante, di imporre una pedagogia e un metodo e di dividere l’unità della categoria. Il tutto, mentre lo stesso ministro annuncia una “essenzializzazione” dei curricoli, cioè un ulteriore svuotamento della scuola.  

La libertà d’insegnamento è costituzionalmente garantita e solo nei regimi autoritari viene rimessa in causa. É una delle libertà fondamentali, collegata a tutte le altre, e per questo tutti i cittadini hanno interesse a difenderla. 

Per la scuola è anche garanzia di qualità: solo un docente veramente libero può insegnare scegliendo i metodi, modulandoli secondo le situazioni, le classi, gli alunni, confrontandosi con i colleghi, anche per respingere il tentativo di abbassamento culturale che le “riforme” portano avanti. 

Come con i precedenti tentativi, fermiamo questo attacco, questo vero affronto alla professione insegnante!

Ritiro integrale del Decreto Legge 36!

“Manifesto dei 500”, 20 maggio 2022
(scaricate il pdf, diffondete il “10 Domande-10 Risposte”, informate nelle scuole!)

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Un po’ di storia della difesa della libertà d’insegnamento e dell’unità della categoria 

  • Gennaio 2000: il ministro Berlinguer promuove un “concorso” a quiz – definito subito “concorsone” –  per “premiare” il 25% dei docenti “vincitori”. Il concorsone suscita la reazione e l’indignazione della categoria che sciopera in massa il 17 febbraio, costringendo Berlinguer a ritirare il provvedimento e poi alle dimissioni.
  • Febbraio 2010: il ministro Gelmini tenta una “sperimentazione” a Torino e Napoli per introdurre differenziazioni salariali al “merito” nelle scuole. I collegi docenti delle due città votano in massa di non aderire. Il tentativo fallisce.
  • 5 maggio 2015: il mondo della scuola realizza il più grande sciopero della sua storia contro la “riforma” chiamata “buona scuola” di Renzi, che comprende la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti e il bonus al merito deciso dai presidi stessi sulla base dei criteri decisi da un comitato di valutazione composto da docenti e genitori. La legge 107 passa, ma la mobilitazione prosegue e alla fine la chiamata diretta e il bonus vengono eliminati con accordi sindacali.
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